La
Bibbia ci presenta Dio come un padre amoroso che ha creato Adamo ed
Eva per renderli partecipi della sua gloria e della sua beatitudine.
Infatti assegna loro il Giardino dell'Eden, una specie di paradiso
terrestre. Dovrebbe essere pago di vederli felici mentre scorrazzano
per quel meraviglioso giardino in compagnia degli animali tutti
docili e mansueti. Ogni padre lo sarebbe vedendo i suoi figli
trascorrere le giornate nel più sereno e felice dei modi. Invece a
lui ciò non garba affatto.
E
cosa fa allora questo Dio stravagante? Si inventa di sottoporre le
sue creature ad una prova, pur sapendo, avendo anche l'attributo
dell'onniscienza, che la falliranno. Si può essere più malvagi di
così? Voi vi comportereste in tal modo con un vostro figlio? Solo
un padre snaturato potrebbe farlo. Perché sottoporre il figlio ad
una prova senza senso e per di più a sicure conseguenze funeste e
tragiche, è una forma di efferata malvagità. Quindi questo
chimerico Dio, stando alla favola, non ha creato Adamo ed Eva per
amore ma per soddisfare i suoi sadici istinti di vendetta. Un Dio
mostruoso che, stando alla Bibbia, si rivelerà crudele e
sanguinario. Infatti punirà Adamo ed Eva non solo cacciandoli da
quella specie di paradiso terrestre in cui li aveva collocati, ma
togliendo loro l'immortalità e rendendoli vittime del dolore e
della morte, compresi tutti i loro discendenti, per infinite
generazioni.
La
trasmissione della colpa e quindi del castigo a tutti i discendenti
rappresenta la massima incoerenza di Dio. Il peccato di due antenati
non può ricadere sull'intera specie. Non è plausibile che uno
sbaglio soggettivo diventi collettivo. Se è inaccettabile il
passaggio di responsabilità da un padre a un figlio, a maggior
ragione lo è da una generazione all'altra. Una ragione lapalissiana
per dichiarare improponibile un Dio così malvagio, incoerente e
assurdo.
Proseguendo
nella lettura della Genesi scopriamo che questa favola sumerica
s'ingarbuglia sempre più e si arricchisce di continue e assurde
contraddizioni che certificano ancor di più la sua intrinseca
falsità. Vediamo un esempio. Sappiamo che Adamo ed Eva, dopo la
cacciata dal Giardino dell'Eden ebbero due figli: Caino e Abele e che
Caino, per invidia, uccise il fratello. Se diamo per acquisito che
la coppia primigenia (Adamo ed Eva) non simboleggia l’umanità,
intesa come comunità di viventi, ma l’unione di due singoli
individui creati da Dio, come spiegare che dopo l’uccisione di
Abele, Caino viene condannato a vagare per la Terra per sfuggire alla
disapprovazione degli uomini? (Gen 4,14: “Ecco, tu (Dio) mi
scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te;
io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi
potrà uccidere”). Ma, perché nessuno lo colpisca, il Signore
gli impone un segno. Chi mai poteva essere quel “chiunque mi
incontrerà” tanto temuto da Caino se in quel momento oltre a lui
c'erano solo i suoi genitori?
II
racconto prosegue (Gen 4) dicendo: “Ora
Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne
costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio.”
Da dove salta fuori la moglie di Caino? E come fa egli a costruire da
solo una città? E per chi? Queste incongruenze così palesi sono
la conferma che tutto il racconto biblico è falso e illogico.
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