Il mito biblico al vaglio
della ragione
Finora abbiamo dimostrato
come la favola biblica, scopiazzata dagli antichi sumeri, sia
totalmente rinnegata dalla scienza. Ora passiamo ad esaminarla sotto
il profilo della razionalità per denunciarne le assurdità, le
incongruenze e l'irrazionalità di fondo.
Cominciamo
con l'esistenza di Dio che nella Genesi crea il mondo in sei giorni
e impasta la statuina di Adamo. Ebbene, non esiste alcuna prova
oggettiva che dimostri l'esistenza di questo Dio o di qualsiasi altra
divinità. Tommaso d'Aquino, il sommo teologo cattolico, dopo aver
scritto poderosi volumi di teologia, condensò tutta la sua fede nel
celebre motto “credo quia absurdum”. Credo, cioè, nonostante la
religione mi propini delle verità assurde, irrazionali e
indimostrate. Riconoscimento lapalissiano che non esiste alcuna
prova oggettiva che dimostri l'esistenza di un qualsiasi Dio e che
tutti i principi di fede, che costituiscono la religione cristiana
(e qualsiasi altra religione), sono in aperto contrasto con la
ragione.
Nessuno
mai con l’osservazione e la
ragione, dato che tutto ciò che possiamo conoscere deriva proprio da
queste due cose, è mai riuscito a portare uno straccio di prova
dell'esistenza di Dio. Infatti la religione, qualsiasi religione, su
cosa si fonda? Soltanto sulla fede. Ma che significa aver fede?
Significa credere in qualcosa che non si può dimostrare e
comprendere coi mezzi di indagine razionale. Qualcosa che si accetta
a scatola chiusa, senza poterla in alcun modo verificare.
Quindi
la fede in una qualsiasi religione è un insieme di supposizioni
mitiche e fantastiche che, come ci confessa l'Aquinate, sono così
irrazionali da sconfinare nell'assurdo e derivano da testi sacri
antichi, zeppi di ogni più inverosimile stupidità. Se affermassimo
l’esistenza di Dio o degli dèi
avremmo l’onere della prova, come dimostra Bertrand Russell con il
suo paradosso della Teiera Celeste.
«Se
io sostenessi- egli afferma - che tra la Terra e Marte c’è una
teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un’orbita
ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi, purché mi
assicuri di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere
rivelata, sia pure dal più potente dei nostri telescopi. Ma se io
dicessi che - posto che la mia asserzione non può essere confutata -
dubitarne sarebbe un’intollerabile presunzione da parte della
ragione umana, si penserebbe con tutta ragione che sto dicendo
fesserie. Se, invece, l’esistenza di una tale teiera venisse
affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra
verità ed instillata nelle menti dei bambini a scuola, l’esitazione
nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e
porterebbe il dubbioso all’attenzione dello psichiatra in un’età
illuminata o dell’Inquisitore in
un tempo antecedente».
Il
paradosso della Teiera Celeste la dice lunga sulla fede cieca. Oggi,
la scienza, e in particolar modo la fisica quantica, sulla base di
nuove teorie, spiega che "l'universo può essersi creato da sé,
può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio
a crearlo". Da ciò la logica conseguenza: se Dio non ha creato
l'universo, non esiste per niente. Lo conferma Stephen Hawking,
l'astrofisico più famoso del mondo, che scrive nel suo libro “The
Grand Design” (Il grande progetto): "Poiché esiste una
legge come la gravità, l'universo può essersi e si è creato da
solo, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui c'è
qualcosa invece del nulla, il motivo per cui esiste l'universo, per
cui esistiamo noi".
E
predice che la fisica è ormai vicina a formulare "una teoria
del tutto", una serie di equazioni che possono interamente
spiegare la natura dell'universo.
La pubblicazione del libro di Hawking è stata accolta come una
vittoria della ragione e della scienza sull'oscurantismo religioso ma
duramente contrastata da papa Benedetto XVI, che insiste a
declassare la scienza ad ancella della fede. Hawking non ha mai
creduto che scienza e religione siano conciliabili e tanto meno che
la scienza sia subordinata alla fede. "C'è
una fondamentale differenza tra la religione, che è basata
sull'autorità (cioè sulla rivelazione piovuta dall'alto e mai
dimostrata), e la scienza, che è
basata
su osservazione e ragionamento"
egli afferma categorico. "E
la scienza vincerà perché funziona".
Non solo, ma prova tutto ciò che afferma, mentre la religione non
prova niente di quello che va predicando.
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