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martedì 31 agosto 2010

Il Vaticano continua a negare l'antisemitismo di papa Pio XII

Papa Ratzinger non demorde e pur di portare papa Pacelli agli altari è disposto a mistificare la storia. La proposta di beatificazione di questo papa ha sollevato in tutto il mondo, e non solo in Israele, enormi proteste per le molteplici accuse nei suoi confronti di antisemitismo.

In questi giorni la stampa vaticana è tornata sull'argomento tentando di accreditare la tesi che l’unico silenzio di Pio XII, circa lo sterminio degli ebrei, abbia riguardato il treno che trasportava 1000 ebrei romani in Germania e, di contro, sottolinea con enfasi, che il Vaticano ha contribuito a salvare qualche centinaio di ebrei facendoli ospitare, in chiese e conventi di Roma (omettendo però di rivelare i cospicui compensi ottenuti dalla Chiesa al riguardo).

La stampa vaticana ha invece taciuto tutti gli episodi che dimostrano la sotterranea connivenza di Pio XII col nazismo, il fascismo e il franchismo. Tanto per citarne alcuni: prima di diventare papa nel 1939, egli come Segretario di Stato aveva attuato il concordato del Vaticano con il regime nazista senza mai spendere una parola a favore dei tedeschi,anche cattolici,che si opponevano al regime nazista.

In più, secondo le memorie del cancelliere Bruening, fu proprio Eugenio  Pacelli a premere su Hitler  perché scendesse a fianco dei falangisti di Franco nella guerra civile spagnola. Non è inoltre riuscita a spiegare come mai la ricerca storiografica finora non abbia trovato una sola parola scritta da papa Pacelli contro la creazione dei campi di concentramento e poi di sterminio, in cui dieci milioni di ebrei europei, zingari, omosessuali, cittadini russi trovarono la morte, pur essendo questo papa perfettamente a conoscenza di quell'olocausto tramite le informazione del clero cattolico molto in sintonia coi nazisti.

Questo suo assordante silenzio trova giustificazione in molteplici circostanza. Anzitutto nel fatto che Pacelli mai contestò le leggi razziali, emanate dal fascismo. Poi, nel 1942 egli oppose un rifiuto ad associarsi alla condanna espressa dagli Alleati per lo sterminio degli ebrei. Infine, quando cadde il fascismo e Badoglio chiese al Vaticano cosa fare di quelle leggi infami, gli fu risposto di mantenerle in vigore. Furono gli anglo-americani, infatti, che imposero a Badoglio di abrogarle.

Ma c'è un altro fatto importante da ricordare. Sotto il pontificato di questo papa nessun nazionalsocialista di base, nessun nazista di alto livello o appartenente allo Stato maggiore del Reich, è stato scomunicato; nessun gruppo è stato escluso dalla Chiesa per aver praticato il razzismo, l’antisemitismo o fatto funzionare camere a gas. Adolf Hitler non è stato scomunicato e il suo libro “Mein Kampf” non è stato mai messo all’Indice.

È accaduto, invece, che molte autorità ecclesiastiche (tra le quali il vescovo Alois Hudal), in accordo col Vaticano, abbiano aiutato segretamente membri delle SS, come Adolf Eichmann, Martin Bormann, Heinrich Mueller, Franz Stangi e centinaia di altri, a fuggire in Sud America e in Medio Oriente, per impedire il loro arresto e la loro condanna come criminali di guerra.

La controversa proposta di beatificazione di questo papa, quindi, si può ascrivere ad un disegno apologetico globale, quello di arrivare ad una totale autoassoluzione della Chiesa. In pratica, si vuole sbandierare al mondo che la Chiesa è infallibile, ha sempre ragione e non c'è nulla nella storia ecclesiastica che richieda un mea culpa.

Papa Pacelli

I sacramenti (“L'invenzione del cristianesimo”) 156

Il cristianesimo delle origini fu carismatico e profetico e visse nell'attesa spasmodica della parusia. che annunciava l'imminente ritorno di Gesù risorto dal cielo. Quando, però, la parusia si rivelò un abbaglio e fu spostata al Giorno del Giudizio, la Chiesa, che nel frattempo si era istituzionalizzata e mondanizzata, per giustificare la sua permanenza nei secoli creò tutto un apparato di assurdi sacramenti (scopiazzati in parte dai pagani), e di dogmi, che la fossilizzarono per sempre.

L'antico afflato divino sparì e il cristianesimo si trasformò in un apparato pomposo, rivestito di ricchi paramenti e contornato di riti magici a similitudine delle antiche religioni.

L'apostolo Paolo, come abbiamo accennato in precedenza, aveva inserito nel suo cristianesimo personale, da cui deriva il nostro cattolicesimo, due riti sacri derivati dai pagani, che non erano mai stati praticati dagli apostoli e assolutamente ignorati dalla Chiesa di Gerusalemme: il battesimo e l'eucaristia.

A questi due primi fondamentali sacramenti la Chiesa, col trascorrere dei secoli, ne aggiunse altri cinque, tra i quali il più importante è quello della confessione. Daremo un'occhiata a questi tre sacramenti più importanti per analizzarne l'origine e l'evoluzione e dimostrare l'assurdità che li caratterizza.

Septem Ecclesia Sacramenta:  Baptísmum, Confirmátio, Eucharístia, Pæniténtia,  Únctio  infìrmórum, Ordo, Matrimónium

lunedì 30 agosto 2010

Nasce il nuovo dicastero pontificio “Per la nuova evangelizzazione dell’Occidente”

Anche se in Italia la Chiesa accresce sempre più la sua invadenza politica e ormai riesce a condizionare pesantemente la casta politica del centro, della destra e,perfino,di buona parte della sinistra, sotto il profilo religioso ed etico è in chiara e irreversibile decadenza. Più diventa povera di pastori e, in contrapposizione, più ricca in denari e in potere, meno riscuote la fiducia dei fedeli e meno riesce a interpretarne i valori di fondo.

La crisi istituzionale del cattolicesimo italiano, che affonda le sue radici ben prima della deflagrazione della pedofilia, è determinata dal suo sempre più forte compromesso con il potere temporale, dalla vanità tronfia di molti suoi rappresentanti e, soprattutto, dall’incapacità di rispondere alle esigenze delle persone in campo di diritti civili e di libertà individuale.

La Chiesa, guidata da un papa arroccato al piononosmo del Syllabo, fossilizzato nei suoi principi non negoziabili, che diventano sempre più palesemente la negazione di ogni diritto civile e di ogni libertà democratica e avvertiti ormai, unanimemente, come antiumani (vedi ad esempio l'imposizione della nutrizione e idratazione forzate nel testamento biologico, il divieto assoluto al riconoscimento giuridico delle unioni di fatto, l'ostruzionismo alla libertà contraccettiva e all'uso delle staminali per la sperimentazione medica, tanto per citare i più recenti) s'allontana sempre più dalla società civile in costante e vorticosa evoluzione e non riesce più a recepirne le esigenze sempre più impellenti.

Quello che succede in Italia avviene anche in gran parte dell'Europa per cui la Chiesa sente scricchiolare la terra sotto i suoi piedi. Da ciò l'iniziativa di qualche settimana fa da parte di Benedetto XVI di inventarsi un nuovo dicastero pontificio “Per la nuova evangelizzazione dell’Occidente”, in aggiunta ai già tanto numerosi organismi vaticani esistenti allo scopo.

Iniziativa, a parer mio, destinata a fallire miseramente sintantoché la Chiesa non si aprirà alle nuove aspettative di libertà sempre più sentita a tutti i livelli sociali e non butterà alle ortiche il ciarpame di principi non negoziabili che la condizionano in mille modi. Se poi prendiamo in considerazione il fatto che a presiedere il dicastero per la nuova evangelizzazione Papa Ratzinger ha nominato mons. Rino Fisichella, restiamo allibiti.

Questo esimio monsignore, noto come cappellano della camera dei deputati, si è limitato finora ad evangelizzare solo la classe politica italiana, quasi all'unisono appecorata al Vaticano, organizzando per i parlamentari sante messe, esercizi spirituali, pellegrinaggi in Terra Santa e le solite menate ecclesiali. Ma ci vuole ben altro per evangelizzare l'Occidente!

mons. Rino Fisichella

L'autoassoluzione della Chiesa (“L'invenzione del cristianesimo”) 155

Nel Concilio di Trento (1547) si impose la necessità di porre un freno all'immoralità dilagante di papi e dell'alto clero e di contenere il nepotismo. Ciò provocò l'instaurarsi nella Chiesa di costumi più morigerati e meno scandalosi, anche se spesso più apparenti che reali. Ma comportò un aumento disastroso della pratica della sodomia, piaga tuttora molto diffusa tra gli ecclesiastici.

I papi saliti agli altari negli ultimi nove secoli sono stati solo tre: Celestino V, Pio V e Pio X, a dimostrazione che la condotta della maggioranza di essi era stata poco virtuosa. Ma oggi che la tendenza a proclamare santi sta dilagando nella Chiesa (il papa polacco in un paio di decenni ne ha proclamati, tra santi e beati, oltre un migliaio) anche i papi sentono olezzo di santità.

Recentemente papa Ratzinger ha affermato che il suo predecessore, Giovanni Paolo II, era provvisto di doti sovrannaturali, una specie di semi-dio insomma. Infatti verrà fatto santo a furor di popolo e questo si ripeterà probabilmente coi successori.

Perfino Pio XII, malgrado il suo assordante silenzio per lo sterminio degli ebrei sotto Hitler e l'accusa, da parte di molti storici, di segreta connivenza con gli antisemiti, è in odore di santità. La sua controversa proposta di beatificazione fa parte di un disegno apologetico globale, quello di arrivare ad una totale autoassoluzione della Chiesa.

In pratica, si vuole sbandierare al mondo che la Chiesa è infallibile, ha sempre ragione e non c'è nulla nella storia ecclesiastica che richieda un mea culpa, nemmeno la condotta immorale di moltissimi papi. Tanto più che ai nostri giorni il papa è diventato, tramite i media imperanti, una star mondiale che può bacchettare anche l'ONU.

Il culto della sua persona sta ammantandosi di acquiescente latria a tutti i livelli, soprattutto in Italia, ove non c’è giorno che di lui non si parli alla televisione e sui giornali. Ma solo nel nostro Paese ogni esternazione papale si configura come un evento epocale.

Papa Pio X

domenica 29 agosto 2010

La Chiesa cattolica da quando sono nati i diritti dell’uomo è sempre stata dall’altra parte.
Josè CASTELLO, teologo

L'enigma svelato (il lato oscuro della verità) 33

Prima di cercare una locanda per la notte, Giuda propose di consegnare i rotoli di papiro al vecchio e saggio Mordekai. Lo trovarono nel suo studiolo che era interamente rivestito di scaffali pieni zeppi di rotoli d'ogni genere. Per guadagnarsi da vivere faceva il copista. Doveva ricopiare opere di autori antichi e contemporanei dal greco, dal latino e talvolta anche dal demotico.Conosceva alla perfezione queste lingue, avendo dedicato alloro studio l'intera sua esistenza.

Davanti a quella biblioteca, la prima che vedeva nella sua vita, Davide rimase senza parole. Chiese al vecchio il permesso di aprire un rotolo di pergamena scritto in greco. Con grande emozione cominciò a leggerlo; procedeva con lentezza e in modo stentato, quasi sillabando.

Riuscì a cogliere soltanto poche parole perché era un trattato di filosofia particolarmente difficile. Riprovò con un rotolo di papiro scritto in demotico: era una preghiera al dio Ra e riuscì a comprenderla tutta abbastanza facilmente. Forse l'aveva già sentita in Egitto. Con enorme fatica decifrò anche alcune frasi in latino.

Mordekai, che aveva il naso aquilino e l'aspetto d'un gufo spennacchiato, lo aiutava divertito a pronunciare con esattezza le parole che leggeva e a correggerne talvolta l'accento. Era rimasto molto favorevolmente colpito dalla personalità di Davide serena e dolce e dalle sue conoscenze linguistiche, anche se ridotte. Parlò a lungo con lui usando ora l'una ora l'altra delle tre lingue, con un linguaggio estremamente semplice e fatto di brevissimi periodi.

Davide se ne compiacque moltissimo e non avrebbe mai voluto smettere di conversare con quel vecchio saggio. Ma ormai era sera e dovevano lasciarsi.
Siccome però l'indomani Giuda intendeva far visita al suo amico Eleazaro, magazziniere nell'accampamento romano, e recarsi da un esattore di sua fiducia a convertire il suo denaro in monete auree, Mordekai propose a Davide di rimanere con lui durante la notte e il mattino successivo.

Giuda fu subito d'accordo, anche perché così aveva modo di fare una visitina ai postriboli della città, molto ben forniti a causa della presenza di numerosi soldati romani e di ricchi esattori, senza dover ferire la suscettibilità del suo giovane amico.

Non appena Giuda si fu accomiatato, Mordekai cambiò completamente atteggiamento e fece capire al suo giovane interlocutore che, dal momento che non c'erano estranei, potevano affrontare discorsi importanti e impegnativi.

"Appena ti ho visto entrare nella mia casa, ho colto immediatamente la bellezza e la saggezza del tuo io superiore" fece il vecchio, fissandolo con vivo interesse. "Osservando ora con più attenzione il tuo viso, riesco a cogliere la natura autentica e la luminosità della tua anima.

"Tu non sei venuto qui per caso: il Potere ti ha mandato affinché io ti sveli alcune cose che riguardano il tuo destino, portato fatalmente a cozzare contro la religione del nostro popolo. I nostri correligionari, infatti, sono dominati dal teismo, dalla convinzione, cioè, che esista un Dio personale che si arroga in qualsiasi momento il diritto di fare del genere umano ciò che vuole, in base al suo impulso di grazia o di vendetta punitiva".

"Il teismo è la causa fondamentale della nostra arretratezza spirituale. Falsamente, le nostre Scritture lo fanno risalire a circa venti secoli fa, quando Abramo lasciò Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Abramo, in realtà, era soltanto un capotribù amorreo pagano scelto, per la sua autorevolezza, come capostipite di tutto il popolo ebraico dagli estensori della Bibbia.

"Egli, però, non c'entra niente col nostro monoteismo che deriva invece totalmente da Mosè, che era un principe egiziano, non il miserabile semita salvato dalle acque del Nilo, come ci racconta la Bibbia. Lo storico greco Strabone parla chiaro. Egli ci dice che Mosè era principe, governatore, gran sacerdote e condottiero egiziano."

sabato 28 agosto 2010

Per rendere laica l'Italia bisogna ricorrere alla Giustizia.

Lo Stato, che stanzia circa un miliardo per pagare gli insegnati di religione cattolica, immessi senza concorso e designati dai vescovi, non riesce a trovare il becco di un quattrino per garantire l'ora alternativa, prevista dalla legge, a quegli studenti che rifiutano l'insegnamento religioso, obbligandoli, loro malgrado, a rimanere ugualmente nelle classi ad ascoltarne la lezione rifiutata.

La non attivazione di fondi per l’ora alternativa costituisce una vera e propria lesione di due principi costituzionali: la libertà religiosa e il diritto all’istruzione come dimostrano le sentenze della Corte Costituzionale 203\1989,13\1991, la circolare 9\1991, applicativa della sentenza 13\9, nonché la recvente motivazione del Consiglio di Stato 2749/2010 .

Ma tant'è, niente riesce a smuovere i comportamenti omissivi del ministro della pubblica istruzione, forse segretamente incoraggiato a produrre pretesti economici per assecondare sottobanco l'ostilità della Chiesa a questo insegnamento alternativo.

Ora qualcosa si sta muovendo a questo riguardo. Il ricorso presentato dai genitori di una bambina frequentante una scuola primaria statale di Padova, prontamente appoggiato economicamente e tecnicamente dall'associazione UAAR, ha prodotto un'ordinanza del Tribunale (30/7/2010), che sancisce il diritto di ottenere un insegnamento alternativo a quello cattolico, precisando che: «la sua istituzione deve considerarsi obbligatoria per la scuola» e che di questo il ministero «dovrà necessariamente farsi carico».

La alunna infatti, durante l'insegnamento della religione cattolica, era stata costretta prima a rimanere in classe, poi a trasferirsi in classi parallele per l'intero anno scolastico, senza che l'istituto provvedesse ad attivare le lezioni alternative richieste.

Secondo il tribunale, la scuola ha praticato nei confronti della bambina una doppia discriminazione, «nell'esercizio del diritto all'istruzione e alla libertà religiosa». Per questo «comportamento discriminatorio illegittimo» l'istituto e il ministero dell'istruzione sono stati condannati anche al pagamento della somma di 1.500 euro.

Facendo riferimento all'ordinanza del tribunale di Padova, il diritto all'ora alternativa può, da oggi in poi, essere fatto valere da qualsiasi genitore di fronte a qualsiasi istituto scolastico statale. A scoraggiare i dirigenti scolastici dall'adottare comportamenti omissivi vi è la responsabilità risarcitoria che tali mancanze comportano, come stabilito dal tribunale di Padova.

Vedremo a questo punto se finalmente le cose cominceranno a cambiare nel nostro Paese sempre più restrittivo dei diritti civili e delle libertà democratiche.

Papi di efferata crudeltà (“L'invenzione del cristianesimo”) 154

Ma accanto ai papi splendidi e gaudenti, ce ne furono molti altri famosi per la loro efferata crudeltà.

Uno di questi fu papa Innocenzo III (bel nome per un massacratore!), che scatenò due crociate sanguinosissime contro gli «eretici» Valdesi e Albigesi, e che a Simone di Montfort, condottiero della crociata contro gli Albigesi, che gli faceva osservare che non tutti gli abitanti del luogo erano eretici, anzi tra loro erano numerosi i cattolici ferventi, ordinò, senza esitazione, di uccidere tutti indistintamente, tanto dio nell’aldilà, da padre buono e misericordioso, avrebbe saputo distinguere i suoi. Così solo a Béziers, nel luglio del 1209, furono massacrati circa 60.000 abitanti e la città fu data alle fiamme.

Un altro papa sanguinario fu Pio V che organizzò uno spaventoso massacro contro i valdesi di Calabria, durante il quale interi villaggi vennero incendiati e gli abitanti uccisi. Chi si pentiva e si confessava godeva del privilegio di essere impiccato, o sgozzato, o buttato giù da una torre; gli altri venivano bruciati vivi. Sotto di lui l’Inquisizione raggiunse il culmine.

Con un nepotismo avido e senza scrupoli fece diventare la sua famiglia ricca e potente. Siccome in Francia, durante il suo pontificato, si combatteva una lotta durissima tra cattolici e protestanti, questo papa, nel congratularsi col re di Francia Filippo II per le stragi di Amiens e di Tolosa attuate da questo re contro gli eretici, gli scrisse evangelicamente: «Non mai pietà; sterminate chi si sottomette; e sterminate chi resiste; perseguitate a oltranza, uccidete, ardete, tutto vada a fuoco e a sangue purché sia vendicato il Signore».

Naturalmente, con questi precedenti, nel Settecento fu fatto santo. Anche nel Medioevo tutti i condottieri che con stragi ed eccidi di massa avevano imposto il cristianesimo nel nord Europa, furono fatti santi.

Papa Pio V

venerdì 27 agosto 2010

In Europa solo l'Italia ritarda l'okay all'uso della “pillola dei cinque giorni dopo”.

La pillola contraccettiva dei cinque giorni dopo, chiamata EllaOne, ormai diffusa in mezzo mondo, approvata da tempo dell'Autorità farmacologica europea (Emea), ed entrata in uso in quasi tutta Europa (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Gran Bretagna, Olanda, Finlandia, Svezia, Lituania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Danimarca, Norvegia, Spagna, Austria, Gracia, Polonia, Lettonia, Lettonia, Portogallo e Romania) tenta faticosamente in questi giorni di sbarcare anche in Italia e superare gli innumerevoli, squallidi e assurdi ostruzionismi che le autorità nostrane, su diktat vaticano, metteranno in atto per bloccarla il più a lungo possibile.

Il ministro della sanità Fazio, nonostante l'approvazione dell'Autorità farmacologica europea (Emea), ha sospeso la richiesta di riconoscimento all'Aifa (l'ente italiano per l'approvazione dei farmaci), e ha sottoposta l'esame della pillola al Consiglio superiore di sanità in attesa del parere degli esperti circa la sua sicurezza e compatibilità con le leggi sull'aborto.

Contrariamente alla pillola Ru 486 che è abortiva perché agisce sull’ovulo fecondato già impiantato nell’utero, questa, come quella del giorno dopo, non lo è affatto perché funziona interferendo con l’ovulazione prima che si verifichi la fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo. Quindi con l'aborto non ha niente a che vedere. Ma tant'è. L'iter burocratico dovrà essere lungo, laborioso, irto di ostacoli e cosparso di cavilli di ogni genere.

La Chiesa farà di tutto per ostacolarla come ha fatto in precedenza con la pillola del giorno dopo perché per essa la contraccezione è equiparata all'aborto e quindi all'assassinio. I nostri politici bipartisan, i teocon, i teodem, i perbenisti di ogni risma e, infine, gli atei devoti, tutti appecorati al Vaticano, saranno felici di ritardarne il più possibile l'uso.

Come andrà a finire? Secondo il farmacologo Silvio Garattini la scelta finale può essere una sola: “Avrà il via libera alla commercializzazione. Dopo la presa di posizione dell'Emea l'autorizzazione può  ritardare ma alla fine deve arrivare”. Come sempre ultimi in Europa.

Ma dopo l'approvazione ci potrebbero essere gli ostruzionismi inventati da medici capziosi che vogliono far carriera negli ospedali pubblici ammantandosi di ipocrita obbiezione di coscienza (e magari praticare l'aborto in cliniche private). E per le donne gli ostacoli non sarebbero finiti.

Esempi di papi scellerati, anche se splendidi e gaudenti (“L'invenzione del cristianesimo”) 153

Illustrare, seppur sommariamente, tutti i papi, poco o niente degni dell’alta carica che ricoprirono, richiederebbe troppo tempo, mi limiterò, quindi, a citarne alcuni. tra i più noti alla storia

Nel secolo X papa Sergio III, miscredente per non dire ateo, generò con la quindicenne Marozia un figlio che salì poi, appena sedicenne, al soglio pontificio col nome di Giovanni XI (931-936). Un nipote di Marozia, Giovanni XII (955-963), che divenne papa a 18 anni, condusse una vita così depravata da essere accusato dall'imperatore Ottone e dal clero romano di ogni turpitudine: stupro, omosessualità, pedofilia, incesto oltre che di innumerevoli delitti. Morì ammazzato in flagrante adulterio.

Un altro discendente di Marozia, Benedetto IX (1032-1048), divenne papa in tenera età. Secondo san Pier Damiani, suo contemporaneo, si coprì di ogni tipo di nefandezze arrivando al punto di sodomizzare gli animali e di mettere all'asta il pontificato per ben tre volte.

Papa Giovanni XXIII (1410-1415), superò tutti i suoi predecessori in malvagità e turpitudine. Era un uomo d'armi e dopo aver avvelenato papa Alessandro V, mentre era suo ospite, obbligò con la forza i cardinali ad eleggerlo papa, senza essere nemmeno prete. Era ritenuto dalla vox populi un sessuomane impenitente.

Fu deposto nel 1415 dal Concilio di Costanza con le accuse più infamanti (che egli riconobbe): ateismo, sodomia, simonia, stupro con centinaia di donne, comprese molte monache, omicidi di ogni genere e incesto con le sorelle. Imprigionato per ordine dell'imperatore Sigismondo, fu liberato per intercessione di Cosimo de' Medici che pagò il suo riscatto. La Chiesa lo annovera ora tre gli antipapi.

Un vero mandrillo fu anche papa Alessandro VI Borgia (1492-1503). Padre di quattro figli, diede il cappello cardinalizio a cinque suoi parenti, tutti di pessima fama, tra i quali il diciottenne figlio Cesare, ed ebbe una relazione incestuosa con la figlia Lucrezia. Con somma spudoratezza fece dipingere la bella Giulia Farnese, sua amante e sorella del futuro papa Paolo III, come Madonna, e se stesso ai suoi piedi in pompa papale.

Si può dire che quasi tutti i papi del tardo Medioevo e del Rinascimento vissero dediti a tutte le depravazioni sessuali, compresa la sodomia. Non era raro che i loro favoriti venissero eletti cardinali.

Giulio II, detto «il Terribile», perché comandava di persona gli eserciti armato di tutto punto e prometteva la remissione dei peccati a chiunque gli portasse recisa la testa di un nemico, aveva tre figlie dilettissime, ma era tormentato dalla sifilide, allora piuttosto diffusa, che lo condusse alla morte. Fu forse il più mecenate dei papi perché a lui dobbiamo, oltre a Villa Giulia, opere di Bramante, di Raffaello e la Cappella Sistina di Michelangelo.

Gli successe Leone X (figlio di Lorenzo il Magnifico), sodomita incallito, sotto il quale Roma raggiunse l’apogeo del suo splendore per il lusso sibaritico della corte papale. Amante della cultura classica, fondò l’università e protesse artisti, filosofi, scrittori e letterati. Per poter far fronte alle enormi spese della sua corte, la più raffinata d’Europa, dovette promuovere il commercio delle indulgenze che provocò la Riforma Protestante.

Papa Leone X

giovedì 26 agosto 2010

Christopher Hitchens, famoso scrittore britannico, noto per il suo spirito dissacratorio e anticlericale, sta morendo ma non teme la morte.

È sempre stato un personaggio controverso, oggetto di feroci critiche e di entusiastici elogi. Le sue prese di posizione, talvolta contraddittorie, gli hanno valso l'accusa di aver cambiato spesso bandiera politica per interesse, ma in realtà a scatenare contro di lui l'opposizione di gran parte del modo anglosassone è il suo spirito dissacratorio e anticlericale condito da feroce sarcasmo, il suo ateismo professato con ostentazione, la sua ostilità verso qualsivoglia forma di religione, il suo antifascismo radicale, i suoi sentimenti anti-monarchici, e, recentemente, le sue accese critiche contro quello che lui chiama Islamofascismo, ovvero Fascismo dal volto islamico.

Le critiche di Hitchens non hanno risparmiato nessuno e hanno colpito gli esponenti di qualsivoglia religione organizzata, non solo del cattolicesimo. Per esempio egli ha rivolto pesanti critiche al Dalai Lama per aver venduto indulgenze a personaggi famosi di Hollywood seguaci del buddhismo e aver condannato come pratiche immorali il sesso orale e quello anale, ma di avere - in qualche misura - giustificato la prostituzione. Insomma un personaggio urticante.

In italiano sono stati tradotti due sui bestseller che vale la pena di leggere: “La posizione della missionaria. Teoria e pratica di Madre Teresa di Calcutta” (Roma, minimum fax 2003) e “Dio non è grande: Come la religione avvelena ogni cosa” (Torino, Einaudi 2007) . Sono entrambi dissacratori al massimo.

Lo scorso primo luglio Hitchens, appena cinquantunenne, ha dichiarato pubblicamente di avere un cancro all'esofago fra i più deleteri e che gli rimane ancora poco tempo di sopravvivenza.

"Come sto? Sto morendo", ha risposto con disarmante franchezza ad un intervistatore. E ha aggiunto: “non diventerò mai un credente neanche con la morte vicina. Se sentiste parlare di una mia conversione, sarebbe una menzogna della comunità religiosa, o un effetto delle cure per il cancro che non mi fanno più essere me stesso".

Hitchens mostra di temere i cacciatori di atei pentiti il cui unico scopo è quello di far credere che atei famosi sono passati all'ultimo momento fra i credenti in un qualche dio In Italia ci hanno provato con Dino Buzzati, Antonio Gramsci, Bruno Trentin e perfino con Indro Montanelli. Per la Chiesa è il massimo trofeo additare una conversione forzata post mortem.

Ma un uomo che in un'intervista al Free Inquiry del 1996 ha dichiarato: "sono un ateo. Non sono neutrale rispetto alla religione, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità. E non mi riferisco solo alla religione organizzata, ma al pensiero religioso in sé e per sé", non tradirà mai se stesso abiurando al suo ateismo.

Papato: strumento di oscurantismo e di oppressione culturale, sociale e politica. (“L'invenzione del cristianesimo”) 152

Chiarita la genesi di questa istituzione, prendiamo in considerazione alcuni dei papi che maggiormente hanno attirato l'attenzione degli storici. Ovviamente, molti di essi, specie fino al Concilio di Trento che impose una drastica riforma dei costumi del clero, furono tutt'altro che pii e apostolici, anzi, si macchiarono d'ogni turpitudine .

Abbiamo avuto quindi molti papi (la maggioranza) passati alla storia come miscredenti, lussuriosi, crudeli e depravati. Caratteristica comune a tutti, buoni e cattivi, è stata, ed è tuttora, la guerra ad oltranza ad ogni anelito di libertà di pensiero, di parola, di ricerca scientifica, di evoluzione sociale e di libertà politica.

Tutti i papi, nessuno escluso, hanno rifiutato anche la più parziale concessione di queste libertà, anzi le hanno sempre ferocemente contrastate, ricorrendo ad ogni mezzo (scomuniche, carcere, condanne a morte, roghi) e appoggiandosi al braccio secolare (i sovrani assoluti) per impedirle.

Quando, nei tempi recenti, hanno dovuto accettare la nascita della democrazia, lo hanno fatto obtorto collo, sempre auspicando il ritorno delle dittature di tipo fascista (Mussolini, Franco, Salazar, Pinochet e Peron). Per cui il papato è sempre stato, e sempre sarà per la sua intrinseca vocazione teocratica, uno strumento di oscurantismo e di oppressione culturale, sociale e politica, come possiamo constatare al giorno d'oggi in Italia.

In aggiunta a questa grossa remora, altre due pesanti fardelli hanno caratterizzato il papato nel passato e sono stati causa della corruzione e del degrado della Chiesa: la simonia (il commercio delle cariche ecclesiastiche) e il nepotismo. Quest'ultimo ha determinato l'origine di gran parte della nobiltà romana, con l'assegnazione di titoli nobiliari, feudi e cospicue ricchezze da parte dei papi ai loro parenti. Spesso i nipoti mascheravano il fatto che erano i figli dello stesso papa. Il nepotismo, più o meno mascherato, è durato fino a papa Pacelli.

Una caratteristica molto negativa e immorale tuttora perseguita dal papato è la difesa ad oltranza degli ecclesiastici accusati di reati comuni, specie di natura sessuale come la pedofilia. Il muro opposto dalla Chiesa in questi casi per non far perseguire i suoi ministri, spesso condannati in contumacia, è invalicabile, come ben conosce papa Ratzinger che da cardinale si è battuto ferocemente per impedire l'arresto di molto preti pedofili in America e che è stato perfino denunciato dalla magistratura statunitense..

Papa Pio XII

mercoledì 25 agosto 2010

Il nuovo leader del Regno Unito, Cameron, vorrebbe estendere il modello delle "free schools" anche a quelle laiche e perfino atee.

Il Regno Unito, è risaputo da tutti, è uno Stato veramente liberale che garantisce le libertà democratiche ai massimi livelli. Inoltre è governato da una classe dirigente non solo laica, ma anche, in taluni casi, apertamente atea. Forse è proprio questa mentalità aconfessionale che determina l'alto libello dei politici britannici. (Mentre in Italia è la mentalità appecorata al Vaticano che determina la meschinità di gran parte della nostra classe politica).

A questo punto giova ricordare che Richard Lynn, professore di psicologia dell’Università di Ulster, in un articolo pubblicato sulla rivista "Intelligence" del 2008 affermava che non credere in dio e nei dogmi religiosi, rende più intelligenti, e che l'ateismo è proprio delle persone dotate di un alto quoziente intellettivo.

Giova altresì ricordare che Anthony C. Grayling, autorevole filosofo inglese, in un editoriale apparso sempre nel 2008 sul quotidiano britannico “The Guardian”, dichiarava esplicito che “ci sono molte ragioni per cui sarebbe un grande vantaggio per tutti avere un ateo come primo ministro”.

Anzitutto non accetterebbe “di ricevere messaggi dal cielo che gli dicono di andare in guerra” come è accaduto a Bush per l'Iraq. Secondariamente, non sarebbe succube dei gruppi religiosi che ricattano lo Stato pretendendo privilegi, sostanziose prebende economiche, l'immunità dalle critiche e dalle satire e innumerevoli altri benefici. In terzo luogo, salvaguarderebbe meglio i diritti civili, l'autodeterminazione delle persone e la laicità della scuola.

È proprio condividendo questa mentalità molto evoluta che il Ministro dell’Educazione del Regno Unito, il conservatore Michael Gove, ha dichiarato recentemente che in uno Stato che si definisca liberale bisogna ammettere accanto alle scuole confessionali – musulmane, ebraiche, cattoliche oltre che protestanti– anche la “scuola atea”.

Gli hanno fatto da sponda molti insigni intellettuali inglesi tra i quali il biologo evoluzionista Richard Dawkins, ateo di ferro. Dawkins, autore del best-seller L’illusione di Dio (Mondadori 2007), si è effettivamente mostrato interessato alla riforma Gove che offrirebbe ai cittadini la più vasta possibilità di scelta, senza tuttavia indulgere alla semplificazione della “scuola atea”.

“Non indottrinerei mai i ragazzi all’ateismo - ha precisato - proprio come non lo farei per la religione. I giovani dovrebbero piuttosto imparare a porsi domande. Li vorrei scettici, critici e di mentalità aperta. Libero pensiero in libera scuola, insomma. La critica al dogmatismo – religioso o ideologico – verrà da sé.”.

Di fronte a queste meravigliose aperture del mondo britannico mi chiedo avvilito e sgomento, quanti anni luce separano la nostra classe politica da quella inglese?

Costituzione del papato (“L'invenzione del cristianesimo”) 151

Ma come si è arrivati allora alla costituzione del papato? Verso la metà II secolo a capo delle comunità cristiane si impose, come abbiamo già accennato, il vescovo la cui carica durava a vita. Inizialmente, e per molto tempo, tutti i vescovi, compreso quello di Roma, erano considerati alla pari e nessuno di loro godeva di uno stato privilegiato rispetto agli altri.

Per Cipriano, Padre della Chiesa, non esisteva un vescovo dei vescovi, poiché nessuno poteva costringere all’obbedienza con autorità tirannica i propri confratelli.

I vescovi di Roma, quindi, nei primi tempi non si interessarono mai della presunta introduzione del Primato di Pietro. Solo nel V secolo un decreto di Papa Gelasio I, inteso a stabilire l'autenticità dei 27 testi del Nuovo Testamento, decretò anche l'istituzione del primato papale su tutti i vescovi della cristianità, basandosi su un passo di Matteo (16,18), considerato non autentico dall'esegesi storica perché aggiunto nel IV secolo. Solo da allora si può ipotizzare l'istituzione del papato.

Il termine papa (padre), inizialmente titolo onorifico di tutti i vescovi per parecchi secoli, solo con l’inizio del secondo millennio diventò prerogativa esclusiva del vescovo di Roma.

Papa Gelasio I

martedì 24 agosto 2010

In un revival medioevale papa Ratzinger riesuma il Maligno.

Il diavolo, conosciuto anche come demonio, belzebù, satana, satanasso, lucifero e via discorrendo, dagli antri oscuri e medioevali nei quali sembrava essersi rintanato, è stato richiamato in vita da papa Ratzinger nell'omelia solenne tenuta in San Pietro durante le festa del patrono di Roma, con un nomignolo poco usuale: il Maligno.

Di fronte al dilagare degli scandali della pedofilia pretesca e dell'accentuarsi delle divisioni all’interno della Comunità ecclesiale, un capro espiatorio bisognava trovarlo. Ed ecco il Maligno, il vero colpevole che semina zizzania fra preti, vescovi e cardinali, e che induce tanti ecclesiastici, forse troppi, a comportamenti peccaminosi.

È sintomatico il fatto che il papa sia ricorso a questo nomignolo, poco usato nella Chiesa, forse nel timore di scivolare nel ridicolo chiamandolo coi nomi tradizionali. Il diavolo e l'inferno a lui collegato, sono le due più terribili e devastanti invenzioni della Chiesa.

Ma,secondo il “sensus fidelium”, cioè l'istinto di fede dei cristiani,queste bufale non hanno oggi molti credenti e in futuro ne avranno sempre di meno. Il loro rifiuto è in progressivo aumento anche da parte di non pochi ecclesiastici, che pur non rinnegando in modo palese il diavolo e l’inferno, di fatto ne ignorano l’esistenza, non parlandone mai nelle omelie domenicali e nelle catechesi.

Fanno eccezione due sacerdoti, particolarmente fantasiosi dal momento che dichiarano di veder satana dovunque e in continuazione. Sono Padre Lino Fanzaga,direttore di Radio Maria e l'esorcista Padre Gabriele Amorth. Per quest'ultimo Satana non è estinto, anzi è vivo e vegeto più cha mai e sta addirittura in Vaticano, nascosto nelle vesti, e sicuramente anche nelle mutande, di preti, vescovi e cardinali.

Lì, nonostante profluvi d'incenso e d'acqua santa, allignano sètte sataniche coltivate “da preti, monsignori e perfino cardinali!” Lui ci crede, e come, perché è una cosa ‘confessata’ più volte dal demonio stesso sotto obbedienza durante gli esorcismi. Ma questi due satanologi, quasi amici di merenda del perfido Lucifero, sono delle eccezioni. Gli altri preti evitano l'argomento per paura del ridicolo.

Probabilmente di fronte ai gravi problemi che travagliano la Chiesa e che gli stanno sfuggendo di mano, papa Ratzinger, non sapendo che pesci pigliare, non ha trovato di meglio che appellarsi al Maligno, da sempre artefice di ogni nefandezza. E così si è messo la coscienza in pace.

Il falso dogma dell'episcopato universale di Roma (“L'invenzione del cristianesimo”) 150

Il papa è oggi la suprema autorità della Chiesa Cattolica ed è nel contempo anche un capo di Stato, con tutte le prerogative che ne conseguono. Il Papa Re è l'unico monarca teocratico rimasto al mondo, quindi rappresenta una vera e propria reliquia storica. Governa con potere assoluto la Chiesa e il suo minuscolo Stato ed esercita un'influenza enorme in Italia e molto forte nell'intero mondo occidentale. La sua carica è elettiva (viene eletto dai cardinali nel conclave) e dura fino alla morte. Si fa chiamare “santità” e si reputa infallibile, su ispirazione divina, sui problemi della fede.

Secondo la Chiesa Cattolica il papato è di origine apostolica perché l'apostolo Pietro è stato il primo papa romano. Ma è una affermazione assolutamente priva di ogni fondamento e costituisce uno dei falsi più vistosi della Chiesa, finalizzato a suffragare il dogma dell’episcopato universale del vescovo di Roma.

Le prove di questo falso sono molteplici e assolutamente ineccepibili. Cominciamo dalle più antiche. Né Paolo, che scrisse da Roma le sue ultime Lettere citando i nomi di molti dei suoi collaboratori, né gli Atti degli Apostoli, che arrivano fini al 62, accennano mai alla presenza a Roma di Pietro. Anche gli scritti cristiani, fino alla metà del II secolo. ignorano la questione.

Basandosi su questi fatti lo storico Michael Grant ( Saint Peter, Penguin Books, London, 1994) ha messo in evidenza che fra gli otto incontrovertibili motivi che negano sia la presenza romana di Pietro, sia il suo presunto status di vescovo della città, quello più importante è che se Pietro si fosse trovato a Roma all'arrivo di Paolo (o che fosse ancora vivo il ricordo di una sua precedente venuta), Luca ne avrebbe sicuramente data menzione nell'ultimo capitolo degli Atti, come aveva menzionato gli altri incontri tra i due a Gerusalemme e ad Antiochia.

Anche un gran numero di storici e di teologi negano tout court la presenza di Pietro a Roma; fra questi l'abate cattolico francese Louis Duchesne ( Histoire ancienne de l'Eglise, Paris, Fontemoing, 1911), autore di una monumentale e rigorosa storia della Chiesa e di un Liber Pontificalis (Liber Pontificalis, t. I-Il, Parigi 1886-1892). Riedizione con un terzo tomo di C. Vogel, Parigi 1955-1957 , ricavati dagli archivi del Vaticano, che ricostruiscono con grande rigore storico la genealogia dei pontefici.

Secondo questo autore i primi nove vescovi di Roma, compreso lo stesso Pietro, erano da togliere perché mai esistiti. Pietro, quindi, non fu né il primo vescovo di una presunta successione apostolica né, tanto meno, il primo papa.

lunedì 23 agosto 2010

Negli Stati Uniti, via libera ai test clinici con le cellule staminali embrionali. Vaticano, come sempre, contro.

Negli Stati Uniti, per la prima volta nel mondo occidentale, si è dato il via libera a test clinici sull'uomo con cellule staminali derivate da embrioni. Lo ha deciso la Food and Drug Administration, l'agenzia federale americana che si occupa di sanità.

A sperimentare questa nuove terapia saranno alcuni pazienti volontari con danni al midollo spinale. Sperano, perché le prospettive annunciate sono favorevoli, di guarire della loro menomazione considerata fino ad oggi incurabile. Tutto il mondo scientifico è in trepida attesa dell'esito della sperimentazione. Se questa sarà positiva, la scienza avrà fatto un altro grande passo in avanti e milioni di paralizzati potranno ricominciare a vivere in piena autonomia.

Tutto okay, dunque! Magari! Come sempre, ad ostacolare ogni progresso scientifico, appellandosi ai suoi millantati principi soprannaturali (e chi li mai dimostrati?) si intromette, con intollerante durezza, la Chiesa Cattolica, unica religione fra tutte quelle del mondo, a contrastare queste sperimentazioni.

La Chiesa arriva a una tale follia da dichiarare che se anche le cellule staminali riusciranno a curare le gravi lesioni che provocano la paralisi, il loro utilizzo è un autentico assassinio. Sì, avete letto bene: un autentico assassinio. Per la nostra Santa Romana Chiesa guarire con queste cure un paralitico è commettere un abominevole delitto. Così grande è l'aberrazione in cui cade chi proterviamente si ritiene depositario di verità prive di ogni fondamento oggettivo, semplicemente campate in aria e assolutamente nemiche dell'uomo.

Purtroppo queste millantate verità sono ritenute vere da milioni di ingenui fedeli, coartati a crederle fin dalla nascita. Il celebre scrittore britannico Christopher Hitchens in un'intervista al Free Inquiry del 1996 ebbe a dichiarare: “Sono un ateo. Non sono neutrale rispetto alla religione, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità”.

Aveva colto nel segno. Il comportamento assurdo, antiumano, quasi delinquenziale della Chiesa nel suo tentativo di ostacolare una possibile fonte di salute e benessere per l'umanità, ne è la prova più concreta.

Cellule staminali embrionali

Nasce il sacerdozio e la Messa (“L'invenzione del cristianesimo”) 149

Al tempo delle comunità paoline e nella Chiesa delle origini il servizio divino era privo di qualsiasi carattere cultuale, non avveniva in luoghi opportunamente designati allo scopo, come le future chiese, non contemplava altari e sacrifici e non prevedeva addetti sacerdotali: lo spirito governava tutto e chiunque dei fedeli era autorizzato a insegnare, profetizzare, parlare in nome di dio e comparire in pubblico, in qualità di sacerdote del Signore. In altre parole: non c’erano sacerdoti perché ognuno dei fedeli se si sentiva ispirato, diventava in quel momento tale, e non si celebravano sacrifici.

Ma nei templi pagani il sacrificio era il momento culminante del culto e fu così che anche i cristiani, per analogia, furono indotti ad attribuire il significato di sacrificio alle donazioni offerte per i poveri nel pasto comunitario. Così. alcuni Padri della Chiesa, come Giustino e Ireneo, e soprattutto Cipriano, trasformarono gradatamente la comunione in un sacrificio, inteso come ripetizione incruenta della morte di Gesù sulla croce.

Era nata la Messa, cerimonia liturgica che capovolgeva il significato originario della comunione, da offerta per i poveri ad atto sacrificale per la divinità. Gli ingredienti eucaristici erano il pane e il vino, che i fedeli portavano da casa ma che non venivano consumati in comune, come al tempo di Paolo, come vedremo meglio parlando di questo sacramento; se ne distraeva il pane e il vino necessari per l’eucaristia e il resto veniva distribuito ai poveri.

Verso il V secolo, la Messa, che in un primo momento consisteva nella distribuzione dell'eucaristia, sotto l'influenza pagana si rivestì di tratti magico-sacramentali, di riti misterici derivanti da Eleusi e dalla religione mitraica. Il tavolo delle offerte si trasformò in un altare fisso, come quello dei pagani; l'edificio del culto assunse forme maestose a similitudine dei templi greco-romani e la cerimonia si rivestì di forme pompose e solenni.

Nello stesso secolo, sotto l’influenza decisiva del cerimoniale cortigiano degli Imperatori, venne introdotto l’uso dell’incensazione durante la messa, come nel culto degli dèi, condannata però da alcuni Padri come «servizio diabolico» (Cirillo di Gerusalemme e Gregorio di Nissa).

Infine la Chiesa, che per secoli aveva celebrato l’eucaristia con i vestiti di ogni giorno, adottò le vestimenta liturgiche delle religioni misteriche, copiandole fin quasi nei minimi particolari, e prese ad indossare i paramenti sontuosi dei nostri giorni.

Gregorio di Nissa

domenica 22 agosto 2010

La Commissione Bilancio della Camera destina una pioggia di milioni per parrocchie, arcidiocesi, congregazioni cattoliche e affini.

Per lo Stato, le regioni, le province e i comuni d'Italia, ma soprattutto per la maggioranza delle famiglie, la crisi economica si fa sempre più dura e quadrare i bilanci diventa sempre più difficile per non dire impossibile. Di conseguenza i redditi delle famiglie italiane vanno sempre più giù e l'intero Paese s'avvia verso un allarmante declino economico che obbliga a tagliare una bella fetta dei sempre più miseri, servizi sociali e inasprire le tasse che gli enti locali saranno costretti ad imporre.

Di male in peggio, dunque. Ma non per tutti. Per parrocchie, diocesi, congregazioni cattoliche e affini tutto va a gonfie vele. Infatti. la commissione bilancio della Camera ha approvato venerdì 30 luglio, con il solo voto contrario dell’IDV, una risoluzione con cui 51 milioni 575 mila euro sono stati stanziati per il “Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio”, voce che, in realtà, maschera contributi e sussidi in gran parte elargiti ad enti cattolici.

Si tratta di una cifra cospicua che, però, rappresenta un'inezia rispetto all'enorme massa di denaro pubblico che confluisce nelle casse di Santa Romana Chiesa sia sotto forma di finanziamenti diretti (otto per mille e stanziamenti a diversi titoli da parte di Stato, Regioni, Province e Comuni), sia sotto forma di privilegi fiscali come l'esenzione dall'ICI.

I recentissimi scandali sulla “cricca degli appalti” hanno messo in evidenza lo sterminato patrimonio immobiliare posseduto dalla Vaticano SpA non solo a Roma ma nel resto del Paese. In realtà la Chiesa è la massima potenza economica d'Italia se teniamo conto che tutte le parrocchie possiedono un gran numero di appartamenti che, affittati a prezzi di mercato, fruttano cospicue entrate e che i numerosi edifici di proprietà ecclesiastica sparsi in tutto il territorio, adibiti a lucrose attività commerciali (alberghi, cinema, teatri, campi di calcio, piscine, scuole private, ecc), col trucco di inserire in loro una cappella, un altarino o anche una semplice foto di santo o madonna con lumino acceso, vengono trasformati, ipso facto, in luogo "non esclusivamente destinato al lucro", e quindi non tassabile.

Ma non è tutto. A queste enormi entrate dobbiamo aggiungere anche i contributi degli enti locali. Tanto per fare un esempio: sarebbero ben 145 milioni di euro (avete letto bene) i contributi complessivamente ricevuti in un anno dalla Chiesa cattolica di Verona da parte di regione, provincia e comuni.

Questa è la stima fatta dal circolo UAAR in base a notizie di stampa. Una somma enorme Se in tutta Italia regioni, province e comuni avessero la stessa generosità nei confronti delle relative diocesi, la Chiesa cattolica italiana riceverebbe attraverso questi canali pubblici somme stratosferiche, forse superiori alla stessa manovra fiscale. Ma di questa emorragia, di questo salasso delle casse dello Stato il popolo bue è tenuto completamente all'oscuro.

Vi chiederete a questo punto, perché tanta generosità da parte dei nostri politici verso questa piovra insaziabile, nonostante il divieto della nostra Costituzione di elargire contributi ad enti religiosi?

Ma lo sa anche Pinco Pallino! Per elemosinare l'appoggio elettorale delle gerarchie cattoliche e farsi perdonare la condotta di vita, tutt'altro che cristiana, di gran parte di loro. Più i nostri politici sguazzano nel brago, più la Chiesa gioisce potendo così ricattarli.

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 32^ Puntata

Cafarnao fece a Davide un' ottima impressione. Era bella, piena di vita ma non dava l'idea d'essere sfacciata e corrotta come Scitopoli. E poi il mare, come la gente chiamava il lago che la lambiva dolcemente, era splendido e pieno di luce.

Davide sorprese Giuda mostrando un certo interesse per l'accampamento romano che si stendeva un po' fuori dell'abitato. Spiegò che aveva conosciuto un soldato romano, certo Lucio Ennio Curtato, che lo aveva invitato ad arruolarsi, promettendogli una fulgida carriera.

"Non ti vedo proprio a fare il soldato" disse Giuda ironico. "Sei troppo dolce e buono per esercitare quel triste mestiere. Tu sei nato per diffondere l'amore e sei certamente chiamato a cose grandi. Me ne convinco ogni giorno di più. Quando spiccherai il volo, voglio essere al tuo fianco, anche se questo mi costringerà a trascurare il mio lavoro".

Volle subito appagare la curiosità di Davide e lo condusse davanti alla porta centrale dell'accampamento dalla quale si poteva intravedere l'interno. C'era un via vai fragoroso di carri e di cavalli. Il tutto dava l'idea di una vita intensa e frenetica. Ai lati stazionavano molte donne d'ogni età che salutavano per nome e con grande esuberanza i soldati che entravano e uscivano.

"Sono le nostre puttane. Aspettano che i soldati escano in libera uscita per accompagnarsi a loro per un compenso misero. Purtroppo qui da noi c'è un po' di tutto: gli stupidi zeloti che pugnalano i romani nel nome di Jahvè, le meretrici ebree che di Jahvè se ne fregano e se la fanno con i nostri invasori, e i furbi farisei che fingono di essere schifati di tutto ma che, sottobanco, approfittano della situazione per fare affari d'oro.

Sono i farisei, infatti, che hanno il monopolio delle forniture dell'esercito. Tutti questi carri che entrano ed escono, pieni d'ogni ben di Dio, appartengono a loro. Ma nella sinagoga si stracciano le vesti. Per non parlare dei Sadducei, i nostri sacerdoti del Tempio, che in pubblico ostentano insofferenza e disprezzo per i dominatori per poi collaborare in pieno con loro di nascosto. Chi credi che abbia denunciato i capi della tentata rivolta di pochi giorni fa? I grandi sacerdoti. E chi altri sennò?".

Giuda appariva molto schifato di quanto si presentava ai suoi occhi. Fece capire a Davide che, se lo avesse voluto, lo avrebbe condotto all'interno del campo. Uno dei magazzinieri, originario del suo villaggio e amico d'infanzia, li avrebbe fatti passare e accolti con gioia. Ammise anche, con un po' di vergogna, che lui, circa un decennio prima, invitato proprio da questo suo amico, aveva lavorato in quell'accampamento per quasi un anno.

Poi, molto nauseato dell'ambiente e incapace di apprendere il latino, aveva preferito dedicarsi all'attività di mercante.Davide, che aveva subito provato un'avversione istintiva per quel luogo così contrario alla sua natura, rispose che desiderava soltanto allontanarsene al più presto e dimenticare anche di averlo visto.

Non poté però scacciare dalla mente l'idea che il suo vero padre viveva proprio in un ambiente consimile, dominato dalla frenesia e dalla forza, e gli parve di comprendere perché era stato indotto ad usare la violenza con sua madre e sentì una gran pietà per lui.

mercoledì 18 agosto 2010

Per il presidente della Pontificia Accademia della Vita, mons. Ignacio Carrasco De Paula : “La legge spagnola sull’aborto è insensata come Zapatero”.

In un precedente post avevo scritto che la Spagna sta rapidamente liberandosi dal conservatorismo che aveva ereditato dal franchismo e dal secolare vassallaggio ad un clero fra i più retrivi del cristianesimo e si sta avviando a diventare uno dei Paesi più aperti, moderni e liberi d'Europa.

La nuova legge sull'aborto che sancisce il diritto di ogni donna di interrompere la sua gravidanza nelle prime 12 settimane e consente alle minorenni, fra i 16 ed i 18 anni, di decidere liberamente se abortire o meno anche senza il consenso dei genitori, sono la prova della raggiunta indipendenza e apertura ai problemi sociali e civili del governo Zapatero. Un'altra conferma viene dall'autorizzazione alla vendita della cosiddetta “pillola del giorno dopo” senza bisogno di presentare la ricetta medica (obbligatoria, invece, in Italia su volere del Vaticano per renderne meno agevole l'uso).

Ma la Chiesa, che rifiuta sistematicamente di accettare le leggi democraticamente approvate, ritenute in contrasto coi suoi millantati precetti divini (che nessuno è mai riuscito a dimostrare validi), ostacola con violenza la loro applicazione ricorrendo a tutti i modi più ignominiosi: intimidazioni, scomuniche, ricatti ai politici di negar loro l'appoggio dei cattolici, imposizione dell'obbiezione di coscienza, invito alla disobbedienza civile e perfino scomposti e plateali insulti a chi le ha approvate.

Un comportamento totalmente antidemocratico e assolutamente oppressivo che spesso i politici di vari Stati (ma soprattutto in Italia) subiscono passivamente. Un esempio eclatante l'abbiamo avuto in Italia nel caso Englaro. Tutti ricordano con raccapriccio e sgomento le scomposte e demenziali accuse di assassinio (“Fermate quella mano assassina!”) da parte di alti prelati vaticani, come il cardinale Barragan, e di gran parte della della stampa cattolica, contro il padre di Eluana per aver voluto, come gli aveva riconosciuto la Cassazione, mettere fine, dopo diciassette anni, alla vita vegetativa, alimentata con terapia forzata, della figlia.

Un altro caso l'abbiamo avuto pochi giorni fa quando mons. Ignacio Carrasco De Paula, che ha preso il posto di mons. Rino Fisichella alla guida della Pontificia Accademia della Vita, ha scritto nella sua rivista “Il consulente Re” che la nuova legge sull’aborto introdotta in Spagna “è insensata così come lo è il primo ministro Zapatero. Il quale ha un’idea fissa, la questione dei diritti. Tutto ciò che gli viene presentato come un diritto, lui lo promuove, ma è incapace di capire che cosa sia un diritto“.

L'esimio monsignore non ha capito che per Zapatero il diritto è l'applicazione di tutte le libertà che l'uomo ha faticosamente conquistato in millenni di storia lottando ferocemente contro l'assolutismo politico e l'oscurantismo religioso subendo intolleranze, persecuzioni, torture e morte, mentre per la Chiesa teocratica il diritto è reprimere in tutti i modi queste conquiste democratiche e civili per tornare al Medioevo.

Origine della Chiesa (“L'invenzione del cristianesimo”) 148

Nel corso del IV secolo, le comunità cristiane diventarono più numerose e più ampie e s'accrebbe di pari passo la necessità di una più articolata gerarchia ecclesiastica.

La carica di vescovo diventò sempre più importante e progressivamente fu sottratta al suffragium plebis, l’antico diritto di voto dei laici. Il vescovo venne nominato dall’alto o cooptato da altri vescovi, e al posto dei diritti elettorali ai laici fu concesso quello dell’assenso a cose avvenute.

Non fu più concesso ai laici di chiamare gli ecclesiastici di più alto grado col nome di “Fratelli” ma con quello di “Signori”, e il vescovo col titolo di “Santo Padre”. Nel V secolo. alla presenza del vescovo furono imposti il baciamano e la prosternazione e fu introdotti l’uso dell’incensazione, come si faceva in precedenza davanti all’imperatore romano.

Nelle primitive comunità cristiane chiunque, anche uno schiavo, poteva diventare vescovo. Ma progressivamente, sotto Papa Leone I, fu vietato a schiavi, liberti e popolani, di accedere alle cariche ecclesiastiche anche inferiori. Abbiamo visto che le primitive comunità cristiane erano autonome e indipendenti.

Con il consolidarsi del potere dei vescovi si stabilì tra di loro dei legami che divennero sempre più stretti e che diedero origine ad un sistema clericale, minuziosamente regolato e burocratizzato. Era nata la Chiesa. Inventore del concetto di Chiesa fu Tertulliano. che travasò in essa l’intero edificio giuridico romano.

La Chiesa ha da sempre sostenuto un'ininterrotta successione di vescovi, a partire dall’epoca apostolica, onde dimostrare il trasferimento da dio a Gesù, da Gesù agli apostoli e da questi ai vescovi e ai papi delle cariche e dell’autorità ecclesiastica. Una successione del genere non è mai esistita.

Ma la Chiesa, procedendo a falsificazioni di ogni genere, ha colmato i vuoti tra gli apostoli e i vescovi monarchi inventando tutta una serie di nomi fasulli. Il termine «apostolico» è diventato per essa un collante universale. La dottrina, i dogmi, le forme di culto, il canone, la Chiesa stessa e quant'altro, tutto secondo essa è di origine apostolica. Ma in realtà si tratta soltanto di un cumulo di falsi.

domenica 15 agosto 2010

La demenziale bufala che l'inquinamento spirituale provoca le punizioni divine

La tragedia alla Love Parade, il festival musicale tedesco a Duisburg, finito con 21 morti e 500 feriti? Una punizione divina per un evento peccaminoso. L'ha detto Il vescovo di Salisburgo, Andreas Laun, definendo la Love parade "una ribellione contro la creazione e l'ordine di Dio e un invito al peccato" e l'ha indirettamente legata al "diritto divino di punire gli apostati".

È l'assurda bufala che predica che tutte le catastrofi naturali e tutti mali della Terra, sono punizioni dell'ira divina per la cattiva condotta degli uomini. Un ritornello che alberga incontrastato nelle menti oscurantiste degli stregoni di tutte religioni a qualsiasi credo appartengano.

L'abbiamo sentito mille volte ma purtroppo alla stupidità umana, specie religiosa, non ci sono limiti. Il clero austriaco è particolarmente sensibile a questa demenziale tematica. Tempo fa il vescovo di Linz, Gerhard Wagner, dichiarò, con sicumerica supponenza, che le catastrofi naturali sono scatenate dall’inquinamento spirituale. Meno male che il suo superiore, il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, gli ha dato dell'imbecille. Qualche ecclesiastico un po' intelligente c'è ancora. Speriamo che richiami all'ordine anche il vescovo di Salisburgo.

Ricordate nel 2004 lo tsunami che ha ucciso migliaia di persone? Ebbene, anche allora i più fanatici pastori protestanti d'America additarono quel cataclisma come una prova tangibile dell’ira di dio per l’aborto, l’idolatria e l’omosessualità imperanti. Lo stesso fecero per l’inondazione di New Orleans nel 2006. Perfino la distruzione del World Trade fu attribuita alla resa dell’America all’omosessualità e all’aborto.

Naturalmente il popolo bue è pronto a credere a queste panzane. Dar la colpa dello tsunami ai peccati e non ad uno spostamento della placca tettonica dimostra quanto è grande l'imbecillità umana e quanto è infima la cultura scientifica della maggior parte dell'umanità.

Ricordate l'ayatollah Kazem Sedighi che recentemente ha affermato che le donne che non si vestono con modestia corrompono gli uomini, diffondono l'adulterio e causano i terremoti? Forse sono loro le responsabili delle attuali innondazioni in Pakistan!

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 31^ Puntata

Ripresero la strada per Cafarnao. Ormai avevano venduto la maggior parte della mercanzia e le bisacce erano quasi vuote. Restavano alcuni rotoli di papiro da consegnare ad un vecchio saggio di nome Mordekai.

"E' nato ebreo" spiegò Giuda " ma non si considera più tale, perché ha abiurato alla nostra religione. Non è diventato neanche un pagano. È una cosa strana: un misto di tutte le religioni o di nessuna. Però è un uomo affascinante e ti piacerà di certo".
Durante il cammino parlarono poco. Davide aveva mille pensieri su cui riflettere.

Gli ultimi avvenimenti lo avevano messo in contatto con una realtà fino allora da lui appena sfiorata e quasi sconosciuta: la femminilità. L'aveva trovata sconvolgente per la sua carica passionale e per la sua dedizione totale. Alla luce della sua esperienza con Debora gli tornò prepotente il ricordo della zia Lia. Gli sembrò di capire, per la prima volta, l'affetto e la dedizione che lei gli aveva sempre manifestato e sentì di amarla come non mai, d'un affetto nuovo e struggente. Anche il ricordo della madre gli tornò vivido nella mente e nel cuore.

Ripensò alla violenza da lei patita, causa involontaria della sua nascita, e capì quanto doveva aver sofferto per l'abuso subito nel corpo e nell'anima.
Giuda si rese perfettamente conto del particolare stato d'animo in cui si trovava il suo amico e, per gran parte del viaggio, mantenne un rigoroso e rispettoso silenzio.

Anch'egli era rimasto vivamente scosso dagli ultimi avvenimenti e la redenzione di Debora gli aveva fatto crescere l'affetto e il rispetto che già nutriva per lui. Si faceva sempre più chiara nella sua mente la convinzione che Davide fosse un essere straordinario, destinato certamente a grandi cose.

Alle porte di Cafarnao, nei pressi di una misera capanna, videro un crocchio di gente che era evidentemente in preda ad una viva animazione. Giuda accorse incuriosito. Una giovane madre in lacrime stringeva al seno la figlioletta che non dava più segni di vita. Tutti gli astanti partecipavano, con profonda mestizia, al dolore della madre, cercando di infonderle coraggio. Giuda scosse la testa a quel triste spettacolo, abbastanza consueto in quei tempi, e tornò alle sue asine senza fare commenti.

Davide si risvegliò proprio allora dai suoi pensieri, si guardò attorno e, resosi conto della situazione, si avvicinò lentamente alla madre in lacrime. Al momento nessuno gli fece caso. Erano tutti troppo intenti ad osservare la morticina. Guardò la bambina, apparentemente senza vita, la fissò con attenzione e subito rivide in lei il volto spento di Nefer come lo aveva osservato la prima volta. Senza rendersi conto di quello che faceva, si avvicinò con dolcezza alla donna, tutta immersa nel suo dolore.

Con grazia e delicatezza le tolse la bambina inerte e la strinse a sé. Ella, sorpresa, ma per niente allarmata, lo lasciò fare come in attesa di qualcosa. Gli astanti, ammutoliti e attoniti, osservavano la scena che appariva quasi irreale. Davide guardò per alcuni istanti la bambina completamente abbandonata tra le sue braccia, le sorrise con gran tenerezza e le disse sottovoce:
"Sei solo addormentata, mia bella bambina. Ma ora ti sveglierai e sorriderai alla tua mamma. E in pochi giorni sarai completamente guarita".

La bambina aprì subito gli occhi e gli fece un debole sorriso mentre la stava riconsegnando alla madre.
"Mamma" disse con un fi1 di voce che, nel silenzio totale in cui si svolgeva la scena, tutti poterono udire nitidamente, "ho fame".

Tutto si era svolto nell'arco di pochi attimi e nella semplicità più assoluta. Prima ancora che la gente si fosse resa conto di quanto era accaduto, Davide, senza aggiungere una parola o un gesto superfluo, era ritornato dalle asine per riprendere il cammino. E mentre tutti gridavano al miracolo e si complimentavano con la madre, che ancora non credeva ai suoi occhi e se li stropicciava per convincersi che non stava sognando, si allontanò con calma, ignorando tutto quanto accadeva alle sue spalle, e in breve disparve dietro le siepi, ai bordi della strada.

Giuda, quasi incredulo per quanto aveva visto, per molto tempo non osò aprir bocca. D'altra parte Davide era ripiombato nei suoi pensieri e dava l'impressione di non voler essere disturbato. Ad un tratto, all'apparire di una piccola radura resa ombrosa da tre grossi alberi, Giuda colse l'occasione per fermarsi a mangiare qualcosa.

Appena si furono seduti si fece coraggio e disse con la voce rotta dall'emozione: "Ma tu chi sei? Un Dio capace di fare dei miracoli?"
Davide lo guardò con un dolce sorriso e rispose divertito: "Non vorrai dirmi che svegliare una bambina che dorme è un miracolo!"

"Quella bambina era morta e tu l'hai resuscitata".
"No, non era morta. Diciamo che.. .che era immersa in un sonno profondo molto simile alla morte".
"E tu come facevi a saperlo?"
"Lo sapevo e basta. Mi capita di sapere delle cose senza rendermi conto del perché le so. Ma non è merito mio quanto è successo con quella bambina" concluse sempre ridendo.

"E di chi mai?" fece Giuda seccato. .
"Stai diventando un po' troppo curioso" disse Davide, fingendosi indispettito. Cominciava a sentirsi di buon umore e aveva voglia di scherzare.
"Dai, non complicare le cose semplici" continuò. " Ho semplicemente svegliato una bambina addormentata. Forse qualcuno mi ha aiutato o mi ha detto di farlo. Ma non posso aggiungere altro, per ora". E gli fece capire che intendeva chiuso l'argomento.

domenica 8 agosto 2010

La perfida (dal latino "priva di fede") Albione obbliga i cattolici inglesi a pagare di tasca loro la tournée a settembre del papa in Gran Bretagna.

In Italia, Paese ormai ridotto a protettorato vaticano, le spese dei preti sono a carico dei contribuenti italiani non solo credenti ma anche miscredenti. Nella perfida Albione, invece, Paese anti-papista dai tempi di Enrico VIII, le spese dei preti le pagano solo i cattolici.

Così il viaggio di Joseph Ratzinger, che sbarcherà in Gran Bretagna dal 16 al 19 settembre prossimi, per recarsi a Edimburgo, Glasgow, Londra e Birmingham, e il cui costo è preventivato in12 milioni di sterline, sarà a carico prevalentemente dei contribuenti cattolici oltre che del Vaticano. Nel Regno Unito il denaro dei contribuenti va speso non solo con chiarezza ma anche con oculatezza.

Per la prima volta nella storia della Chiesa ai partecipanti ad almeno due degli eventi in programma durante la visita pastorale del papa, sarà richiesto il pagamento una specie di ticket, con grande compiacimento di quella stampa inglese che ha il dente più avvelenato nei confronti del Vaticano per via delle vicende dei preti pedofili.

Infatti, per poter partecipare alla veglia di preghiera a Londra, in programma a Hyde Park il 18 settembre, si dovranno pagare 10 sterline, e per assistere alla beatificazione del cardinale John Henry Newman, a Birmingham, il giorno successivo, ben 25. Il commento di un alto prelato è estremamente significativo: «È come dover comprare un biglietto per il Titanic».

Ma forse questi pedaggi non saranno sufficienti. E allora ecco arrivare i “papagadget”, cioè tutta una serie di souvenir religiosi a prezzi tutt'altro che modici. Tanto per fare qualche esempio: un braccialetto Swarovsky, targato vaticano, viene messo in vendita per 30 sterline e per ben 12 un cappello da baseball. Più abbordabili: “ceramiche” e “abiti” con lo stemma papale, diverse felpe con stampigliate immagini di Benedetto XVI, magliette commemorative della beatificazione del cardinal Newman.

Il vescovo della diocesi di Paisley ha chiesto ai suoi fedeli di mettere mano volontariamente al portafoglio per contribuire a coprire almeno in parte il costo della giornata papale a Glasgow, calcolato in un milione di sterline.

L’arrivo del Papa non porta con sé soltanto il corredo dell’inusuale merchandising, ma anche molte polemiche. La tensione con la Chiesa d’Inghilterra in seguito alla scelta presa nel 1992 da quest’ultima di aprire le porte al sacerdozio femminile ha provocato tensione e nervosismo con quella cattolica, acuito dal fatto che un certo numero di sacerdoti e vescovi anglicani più tradizionalisti mostrano un rinnovato interessamento per il Vaticano.

Ma c'è soprattutto l'accusa al papa di non aver fatto chiarezza circa i casi di pedofilia che hanno ripetutamente scosso Irlanda e Inghilterra.

Cardinale John Henry Neuman

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 30^ Puntata

Durante la cena, Davide e Giuda sembravano due distinti signori, vestiti com'erano con tuniche molto eleganti e tutti puliti, rasati e profumati.
"Tu sembri un principe" disse Giuda all'amico con sincera convinzione, "ma neanch'io, nonostante i miei limiti, sono proprio da buttare".

Era molto compiaciuto di sé e si pavoneggiava davanti ad uno specchio. Non si era mai visto così elegante e raffinato. Non smetteva di ringraziare Sara che gli aveva tagliato, o meglio squadrato, la barba alla foggia degli Egiziani.
La cena fu squisita. Davide si sentiva particolarmente euforico e su sollecitazione di Giuda, tra una portata e l'altra, raccontò il suo soggiorno in Egitto. Si espresse con viva eloquenza e affascinò tutti. Debora lo trovò meraviglioso.

"Quando parli" gli disse commossa, "usi parole toccanti ed espressioni poetiche che prendono il cuore di ognuno. Sei un essere decisamente superiore e, con chiunque, sai entrare fin da subito in una profonda intimità di sentimenti".

Egli stesso fu meravigliato del suo eloquio fluido e appassionato e dell'evidente fascino che esercitavano le sue parole ed ebbe il sospetto che, alla base della sua trasformazione, ci fosse lo zampino del vegliardo. Da quando aveva lasciato la sua famiglia, ne sentiva spesso la presenza e talvolta, durante le lunghe ore di cammino, aveva la netta sensazione che gli camminasse accanto e guidasse i suoi pensieri.

"Neanche Antipa stasera ha mangiato meglio di noi" fece Giuda con orgoglio alla fine del pasto e tutti convennero, anche la vecchia Sara che non aveva mai aperto bocca ma non aveva perso una sillaba del racconto di Davide, che avevano trascorso una serata meravigliosa e piacevolissima.

"Sei stato meraviglioso" disse Debora a Davide alla fine di un lungo e dolcissimo amplesso. "Con la tua tenerezza e il tuo amore hai saputo unire, in un appagamento totale, i nostri sensi, portandoli molto al di sopra della carne. Sei stato così capace d'abbandono e dedizione da farmi capire che l'essenza dell'amore è divina".
"Se non siamo capaci di darci con tutto il cuore e con tutto noi stessi ad un essere umano, come possiamo pensare di poterci dare a Dio", rispose lui commosso.

"lo mi sento come purificata, come se mi fossi tolta di dosso quel manto di fango che ho accumulato in tanti anni di vita dissoluta e ho capito, per la prima volta e con estrema lucidità, perché sono scesa così in basso" riprese Debora. "E' stato il mio odio per gli uomini, il mio spietato desiderio di vendetta nei loro confronti a ridurmi così. Solo tu potevi farmelo capire, il solo uomo puro e disinteressato che ho incontrato nella mia vita e che mi ha trattata da essere umano e divino insieme".

Lo strinse ancora a sé in un abbraccio quasi soffocante.
Seguirono attimi di silenzio carico di commozione.
"A questo punto, è giusto che tu sappia la mia storia" fece come se volesse liberarsi di qualcosa che la opprimeva dentro. "Avevo sedici anni ed ero già ardente e passionale, nonostante la mia giovane età, quando lo incontrai per la prima volta.

"Mi riferisco all'uomo della mia depravazione. Lo trovai subito bellissimo, affascinante e sublime. Diceva di amarmi e fin dal nostro primo incontro seppe darmi un immenso piacere. Era molto esperto nell'arte della seduzione e se ne vantava. Ma aveva sempre un sorriso ironico che mi metteva a disagio. Io l'amavo perdutamente.

"Se mi avesse chiesto di gettarmi nel fuoco per lui, l'avrei fatto senza esitare. L'amai per molti mesi offrendo tutta me stessa. Lui ne traeva un gran piacere e me lo faceva capire. Era un giovane raffinato e colto. Sapeva di greco e di latino e spesso andava a Damasco e ad Antiochia ad incontrare importanti filosofi coi quali discutere.

"Poi, a poco a poco, le cose cominciarono a cambiare e il suo comportamento nei miei riguardi si fece ambiguo. Diventava sempre più ironico, quasi beffardo, e sembrava accompagnarsi con me più per accondiscendenza che per amore. Cominciai a soffrire perché ero diventata gelosa e temevo la concorrenza di qualche altra donna. Un giorno lo misi alle strette per capire perché era così cambiato nei miei confronti".

"Un'altra donna?" mi rispose beffardo e stizzito. "Ne ho fin troppo di te e non mi serve nessun'altra. E, con sarcasmo, mi fece capire che le donne, se da un lato gli piacevano perché risvegliavano la carne e gli davano il piacere dei sensi, dall'altro gli rendevano lo spirito pesante. E mi trattò da essere immondo, quasi senz'anima, come fece il fariseo con Marta, la vedova.

Mi sentii umiliata e paragonata ad un verme schifoso. Non ci vidi più, e con la morte nel cuore lo scacciai per sempre. Tentò più volte di riallacciare il rapporto, ma non cedetti di un pollice. E per farlo soffrire, e so che ha sofferto moltissimo per questo, ho cominciato ad accompagnarmi con altri uomini. Volevo vendicarmi di lui, ma in realtà, ho soltanto distrutto la mia dignità. L'odio è la negazione dell'amore e di Dio.

Ho avuto centinaia d'uomini, tutti d'alto rango, potenti, talvolta anche colti, che mi hanno corteggiato con parole altisonanti e appassionate, ma dentro di loro mi consideravano soltanto un immondo giocattolo sessuale. Stavo al loro gioco ma erano loro alla fine ad apparire dei vermi striscianti. Ed io godevo della mia vendetta e della loro umiliazione e ignominia.

"Non mi ha mai interessato il denaro in sé, ma estorcere grosse somme a certi immondi individui, per appagare i miei capricci, mi ha sempre dato un immenso piacere. Ma ora per merito tuo mi sento cambiata. Oggi io ti ho reso uomo, ma tu mi hai dato la consapevolezza della mia ignominia ed anche della mia dignità umana e divina. Da oggi Debora non sarà più una meretrice e si riapproprierà del suo corpo e della sua anima".
Lo teneva ancora stretto a sé in un ultimo appassionato abbraccio, come in un supremo, disperato abbandono, prima del definitivo addio al suo torbido passato.

"E come farai a vivere?" chiese Davide perplesso.
"Ho accumulato una fortuna più che discreta, nonostante il mio scialare per stupidi capricci. D'ora in poi mi limiterò ad amministrarla con oculatezza. Per cominciare venderò la mia casa lussuosa e mi ritirerò in posto tranquillo e anonimo dove nessuno mi venga a cercare e riprenderò i contatti con la mia famiglia che non ha mai smesso di amarmi".

mercoledì 4 agosto 2010

Gli atei devoti piacciono tanto al Vaticano

Piuttosto di avere a che fare con teologi progressisti che considerano la Chiesa cattolica un nido di pedofili, il Vaticano una cupola mafiosa che difende il proprio potere nel disprezzo per le vittime del clero e il Papa un superboss abbarbicato al potere teocratico, meglio, mille volte meglio, aver a che fare con gli atei devoti perdutamente innamorati di Santa Romana Chiesa e pronti a difenderla ad ogni costo.

Come gli atei-atei, anche gli atei devoti hanno raggiunto la certezza che tutte le religioni sono invenzioni umane e dio una chimera per gli allocchi. Ma ciononostante sono convinti che solo pochi eletti possono sopravvivere senza le false illusioni della religione, capaci cioè di accettare che la morte per l'uomo è la fine di ogni cosa.

Il popolo bue, no. Quello, chissà ancora per quanto tempo, non saprà accettare una fine dell'uomo così ignominiosa. Meglio farlo abbarbicare ad un un qualche aldilà, fasullo fin che si vuole, ma che dia una qualche speranza. E chi meglio di Santa Romana Chiesa, col suo corredo di riti sontuosi, con la sua miriade di santi, madonne-patacca, miracoli e superstizioni varie può vendere più a buon mercato la fasulla immortalità paradisiaca?

Ecco perché, secondo gli atei devoti, la Chiesa va difesa, sostenuta, protetta. E la Chiesa ne è molto riconoscente. Infatti monsignor Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha creato in seno al suo dicastero, su invito del papa, un’area privilegiata preposta al “dialogo” con i non-credenti, denominata “Cortile dei Gentili”.

A questo Cortile, sinonimo di ‘Corte’, il luogo deputato dai Signori del Rinascimento al ricevimento dei cortigiani, non saranno ammessi i veri atei di ferro come i soci dell'Uaar, organizzazione definita da monsignore pacchianamente “folcloristica”, anche se annovera personalità di grande rilevanza scientifica e intellettuale come Margherita Hack, tanto per citarne una sola.

Ma i molti, forse troppi e sempre più numerosi atei devoti che valutano la Chiesa com’è, come la storia l’ha fatta, come la si legge nelle sue grandi biblioteche teologiche, come la si può ammirare nelle sterminate opere d'arte da essa ispirate e promosse, come la si può scrutare nella sua letteratura di santità e nella sua storia di gloria millenaria.

Se poi l'ateo verace, poco devotamente, fa rilevare che la Chiesa, fin dalle sue origini, si è costituita come l'istituzione più criminale della storia dell'umanità che ha prodotto nel mondo immensi lutti (crociate, intolleranze, persecuzioni, genocidi di ogni genere, roghi, caccia alle streghe, annientamento di culture e tradizioni millenarie, opposizione pressoché totale anche ai nostri giorni di ogni libertà civile e democratica, tanto per citare qualcuna delle sue colpe mai da essa riconosciute), queste per l'ateo devoto sono soltanto delle bazzecole, delle basse denigrazioni alimentate dall'abominevole cultura anticlericale.

Le comunità cristiane delle origini (“L'invenzione del cristianesimo”) 147

Le prime comunità cristiano-ellenistiche, di derivazione paolina. che si svilupparono dapprima in Oriente (Siria e Turchia attuali), e poi nel restante impero romano, erano libere, autonome e indipendenti l’una dall’altra.

Non esisteva una funzione direttiva centrale e chi le guidava non veniva imposto dall’alto o eletto dai fedeli, ma derivava la sua autorità per il carisma spirituale che sapeva emanare. Era chiamato Profeta ed era considerato in grado di avere visioni e di comunicarle alla comunità, come Paolo, i cui rapimenti venivano creduti ciecamente dai suoi seguaci.

Il cristianesimo più antico fu, dunque, carismatico e profetico. Assieme al Profeta c’era anche un altro personaggio importante nella comunità, chiamato Maestro, il cui compito consisteva nell’istruire i fedeli su dio. Accanto a queste due guide spirituali c’erano altre persone incaricate di funzioni prevalentemente economico-amministrative e sociali: raccolta delle offerte, assistenza dei bisognosi, allora molto numerosi, servizio alle mense e così via.

Godevano di un prestigio notevolmente inferiore rispetto ai Profeti e ai Maestri ma erano indispensabili. Ricorrendo alla terminologia pagana, erano chiamati: diaconi (gli inservienti più comuni), presbiteri (quelli di rango più importante) e vescovi (i controllori).

Col procrastinarsi della parusia, l’afflato divino che ispirava gli spirituali (Profeti e Maestri), andò scemando e contemporaneamente crebbe, per contro, l’influenza dei vescovi e dei presbiteri, i quali, essendo i dispensatori di denaro e di altri beni, acquisirono sempre più importanza e prestigio. Ben presto i vescovi subordinarono i presbiteri e poterono disporre, ad libitum, di tutte le entrate e le donazioni della comunità, senza dover render conto a nessuno del loro operato, se non al buon dio.

Il Sinodo di Antiochia (nel 341), tentò, inutilmente, di mettere sotto controllo il comportamento amministrativo dei vescovi. Essi continuarono a servirsi dei capitali ecclesiastici autonomamente, soprattutto per consolidare la loro posizione personale.

Il loro potere diventò assoluto quando, emarginati del tutto Profeti e Maestri, aggiunsero alle funzioni economiche anche quelle pastorali. Alla fine del II secolo essi avevano tutto il potere nelle loro mani: economico, religioso e giuridico; inoltre erano inamovibili fino alla morte e governavano la loro comunità come monarchi assoluti. Erano eletti dal popolo e fino al 483 anche i vescovi di Roma vennero eletti dai fedeli romani.

Una carica così importante suscitava sempre enormi e smodati appetiti per cui alla morte di un vescovo, l’elezione del successore spesso avveniva tra risse furibonde, come ci racconta Gregorio di Nazianzio, Padre della Chiesa.
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Nel 366, quando i due candidati Damaso e Ursino si contesero il trono episcopale della Città Eterna, i partigiani delle due fazioni si massacrarono crudelmente all’interno delle chiese, disseminandole di centotrentasette cadaveri.

Ci furono anche seggi episcopali ereditari. Policrates di Efeso fu l’ottavo vescovo nella sua famiglia (Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, 5.24, Rusconi, Milano, 1979). Infatti allora i vescovi, come i presbiteri, erano sposat

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)