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mercoledì 18 agosto 2010

Per il presidente della Pontificia Accademia della Vita, mons. Ignacio Carrasco De Paula : “La legge spagnola sull’aborto è insensata come Zapatero”.

In un precedente post avevo scritto che la Spagna sta rapidamente liberandosi dal conservatorismo che aveva ereditato dal franchismo e dal secolare vassallaggio ad un clero fra i più retrivi del cristianesimo e si sta avviando a diventare uno dei Paesi più aperti, moderni e liberi d'Europa.

La nuova legge sull'aborto che sancisce il diritto di ogni donna di interrompere la sua gravidanza nelle prime 12 settimane e consente alle minorenni, fra i 16 ed i 18 anni, di decidere liberamente se abortire o meno anche senza il consenso dei genitori, sono la prova della raggiunta indipendenza e apertura ai problemi sociali e civili del governo Zapatero. Un'altra conferma viene dall'autorizzazione alla vendita della cosiddetta “pillola del giorno dopo” senza bisogno di presentare la ricetta medica (obbligatoria, invece, in Italia su volere del Vaticano per renderne meno agevole l'uso).

Ma la Chiesa, che rifiuta sistematicamente di accettare le leggi democraticamente approvate, ritenute in contrasto coi suoi millantati precetti divini (che nessuno è mai riuscito a dimostrare validi), ostacola con violenza la loro applicazione ricorrendo a tutti i modi più ignominiosi: intimidazioni, scomuniche, ricatti ai politici di negar loro l'appoggio dei cattolici, imposizione dell'obbiezione di coscienza, invito alla disobbedienza civile e perfino scomposti e plateali insulti a chi le ha approvate.

Un comportamento totalmente antidemocratico e assolutamente oppressivo che spesso i politici di vari Stati (ma soprattutto in Italia) subiscono passivamente. Un esempio eclatante l'abbiamo avuto in Italia nel caso Englaro. Tutti ricordano con raccapriccio e sgomento le scomposte e demenziali accuse di assassinio (“Fermate quella mano assassina!”) da parte di alti prelati vaticani, come il cardinale Barragan, e di gran parte della della stampa cattolica, contro il padre di Eluana per aver voluto, come gli aveva riconosciuto la Cassazione, mettere fine, dopo diciassette anni, alla vita vegetativa, alimentata con terapia forzata, della figlia.

Un altro caso l'abbiamo avuto pochi giorni fa quando mons. Ignacio Carrasco De Paula, che ha preso il posto di mons. Rino Fisichella alla guida della Pontificia Accademia della Vita, ha scritto nella sua rivista “Il consulente Re” che la nuova legge sull’aborto introdotta in Spagna “è insensata così come lo è il primo ministro Zapatero. Il quale ha un’idea fissa, la questione dei diritti. Tutto ciò che gli viene presentato come un diritto, lui lo promuove, ma è incapace di capire che cosa sia un diritto“.

L'esimio monsignore non ha capito che per Zapatero il diritto è l'applicazione di tutte le libertà che l'uomo ha faticosamente conquistato in millenni di storia lottando ferocemente contro l'assolutismo politico e l'oscurantismo religioso subendo intolleranze, persecuzioni, torture e morte, mentre per la Chiesa teocratica il diritto è reprimere in tutti i modi queste conquiste democratiche e civili per tornare al Medioevo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)