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domenica 1 agosto 2010

L'enigma svelato 29

Appena tutto fu pronto li condusse in fondo alla casa dove c'erano i bagni e la lavanderia. Mandò Giuda in una stanza dove Sara stava versando l'acqua nelle tinozze e introdusse Davide nell'altra che era già stata preparata.

Era una stanza piccola che a lui parve bellissima, perché interamente rivestita di formelle di terracotta smaltata d'azzurro e col pavimento lastricato di marmo bianco. In essa c'erano due tinozze d'acqua tiepida e un tavolino con sopra asciugamani puliti, alcune tuniche di varia grandezza allineate in bell'ordine, un bacile con spazzole e spugne e un sapone profumato con essenza di sandalo.

"Spogliati!" fece Debora con un tono deciso. E vedendolo incerto e perplesso cominciò a levargli la tunica di dosso dicendogli: "Su, non fare il bambino. So bene che non hai mai conosciuto una donna e che ti trovi imbarazzato in una circostanza come questa, ma devi vincerti".

Davide ora era nudo davanti a lei che lo scrutava attentamente. Con sua meraviglia sentì svanire quasi istantaneamente il disagio che aveva provato per la sua nudità e si sentì a suo agio.
"Così va meglio" disse Debora, rendendosi conto del suo nuovo stato d'animo, e continuò a guardarlo con accentuato interesse.

"Certo" proseguì, " sei un gran bel ragazzo. Appena ti ho visto sono rimasta colpita dal tuo viso bellissimo e dolcissimo e dal tuo sguardo pieno di fascino. Ma ora vedo che hai anche un corpo perfetto. Sembri scolpito da un grande artista greco".

Lo fece entrare nella prima tinozza e con una spugna morbida lo insaponò tutto. Davide si lasciava toccare dalle sue mani delicate, anche nelle parti più intime. Avvertiva di scoprire un mondo nuovo e di provare sensazioni fino allora per lui totalmente sconosciute.

Dopo il risciacquo nella seconda tinozza, Debora lo asciugò e gli spalmò su tutto il corpo un unguento dall'intenso profumo di cedro. Davide si sentiva meravigliosamente bene e non avvertiva più la sua nudità nemmeno quando Sara, chiamata dalla padrona, si diede a sostituire l'acqua nelle tinozze. Debora, intanto, l'aveva fatto sedere su uno sgabello e con una spazzola di gramigna gli curava i piedi, affaticati e induriti dal lungo camminare, rendendoli morbidi e delicati.

"Ora tocca a te" fece non appena ebbe terminato di curargli i piedi. E, toltasi rapidamente l'ampia tunica che la rivestiva, entrò nella tinozza perché Davide la lavasse. Egli ebbe come un attimo di trasalimento di fronte alla sua nudità. Ma lo superò all'istante e la guardò con occhi pieni di meraviglia e di gioia.
"Sei bellissima!" disse affascinato. "E' la prima volta che vedo una donna nuda e trovo che è un essere meraviglioso".

Debora si senti commuovere da tanta ingenua esaltazione e d'istinto lo trasse a sé e lo baciò con passione.
"Ora insaponami!" gli disse con dolcezza, "così avrai modo di scoprire anche il mio corpo. E stanotte potremo sperimentare tutte le arti della seduzione, perché anche queste fanno parte delle meraviglie del creato".

Davide con tenerezza posò le mani sul corpo di lei. Sentì la sua pelle morbida e vellutata vibrare al tocco delle sue dita, come in un fremito di piacere, e provò una sensazione così intensa e improvvisa da sentirsi quasi venir meno. Si riprese subito ma, ormai travolto dal piacere che aveva invaso ogni fibra del suo corpo, dimenticandosi del sapone e della spugna, si diede a esplorare con ardore e impazienza ogni più piccolo recesso di quel mondo nuovo e inebriante che aveva davanti a sé.

Debora per un po' si lasciò manipolare con evidente piacere ma poi, non volendo anticipare i tempi, usando molto tatto e dolcezza lo calmò. Egli riprese il controllo di sé e manifestò un certo imbarazzo per essersi lasciato andare, ma Debora lo rincuorò dicendogli: "Ho voluto fare il bagno con te perché, non avendo tu mai conosciuto una donna, dovevi superare il primo impatto con lei senza paura. E ci sei riuscito benissimo. Stasera, in un'atmosfera ben più intima e confortevole, assaporeremo i piaceri dell'amplesso e ti farò uomo. Intanto il tuo desiderio, non appagato ora, si accrescerà fino allo spasimo".

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)