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domenica 15 agosto 2010

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 31^ Puntata

Ripresero la strada per Cafarnao. Ormai avevano venduto la maggior parte della mercanzia e le bisacce erano quasi vuote. Restavano alcuni rotoli di papiro da consegnare ad un vecchio saggio di nome Mordekai.

"E' nato ebreo" spiegò Giuda " ma non si considera più tale, perché ha abiurato alla nostra religione. Non è diventato neanche un pagano. È una cosa strana: un misto di tutte le religioni o di nessuna. Però è un uomo affascinante e ti piacerà di certo".
Durante il cammino parlarono poco. Davide aveva mille pensieri su cui riflettere.

Gli ultimi avvenimenti lo avevano messo in contatto con una realtà fino allora da lui appena sfiorata e quasi sconosciuta: la femminilità. L'aveva trovata sconvolgente per la sua carica passionale e per la sua dedizione totale. Alla luce della sua esperienza con Debora gli tornò prepotente il ricordo della zia Lia. Gli sembrò di capire, per la prima volta, l'affetto e la dedizione che lei gli aveva sempre manifestato e sentì di amarla come non mai, d'un affetto nuovo e struggente. Anche il ricordo della madre gli tornò vivido nella mente e nel cuore.

Ripensò alla violenza da lei patita, causa involontaria della sua nascita, e capì quanto doveva aver sofferto per l'abuso subito nel corpo e nell'anima.
Giuda si rese perfettamente conto del particolare stato d'animo in cui si trovava il suo amico e, per gran parte del viaggio, mantenne un rigoroso e rispettoso silenzio.

Anch'egli era rimasto vivamente scosso dagli ultimi avvenimenti e la redenzione di Debora gli aveva fatto crescere l'affetto e il rispetto che già nutriva per lui. Si faceva sempre più chiara nella sua mente la convinzione che Davide fosse un essere straordinario, destinato certamente a grandi cose.

Alle porte di Cafarnao, nei pressi di una misera capanna, videro un crocchio di gente che era evidentemente in preda ad una viva animazione. Giuda accorse incuriosito. Una giovane madre in lacrime stringeva al seno la figlioletta che non dava più segni di vita. Tutti gli astanti partecipavano, con profonda mestizia, al dolore della madre, cercando di infonderle coraggio. Giuda scosse la testa a quel triste spettacolo, abbastanza consueto in quei tempi, e tornò alle sue asine senza fare commenti.

Davide si risvegliò proprio allora dai suoi pensieri, si guardò attorno e, resosi conto della situazione, si avvicinò lentamente alla madre in lacrime. Al momento nessuno gli fece caso. Erano tutti troppo intenti ad osservare la morticina. Guardò la bambina, apparentemente senza vita, la fissò con attenzione e subito rivide in lei il volto spento di Nefer come lo aveva osservato la prima volta. Senza rendersi conto di quello che faceva, si avvicinò con dolcezza alla donna, tutta immersa nel suo dolore.

Con grazia e delicatezza le tolse la bambina inerte e la strinse a sé. Ella, sorpresa, ma per niente allarmata, lo lasciò fare come in attesa di qualcosa. Gli astanti, ammutoliti e attoniti, osservavano la scena che appariva quasi irreale. Davide guardò per alcuni istanti la bambina completamente abbandonata tra le sue braccia, le sorrise con gran tenerezza e le disse sottovoce:
"Sei solo addormentata, mia bella bambina. Ma ora ti sveglierai e sorriderai alla tua mamma. E in pochi giorni sarai completamente guarita".

La bambina aprì subito gli occhi e gli fece un debole sorriso mentre la stava riconsegnando alla madre.
"Mamma" disse con un fi1 di voce che, nel silenzio totale in cui si svolgeva la scena, tutti poterono udire nitidamente, "ho fame".

Tutto si era svolto nell'arco di pochi attimi e nella semplicità più assoluta. Prima ancora che la gente si fosse resa conto di quanto era accaduto, Davide, senza aggiungere una parola o un gesto superfluo, era ritornato dalle asine per riprendere il cammino. E mentre tutti gridavano al miracolo e si complimentavano con la madre, che ancora non credeva ai suoi occhi e se li stropicciava per convincersi che non stava sognando, si allontanò con calma, ignorando tutto quanto accadeva alle sue spalle, e in breve disparve dietro le siepi, ai bordi della strada.

Giuda, quasi incredulo per quanto aveva visto, per molto tempo non osò aprir bocca. D'altra parte Davide era ripiombato nei suoi pensieri e dava l'impressione di non voler essere disturbato. Ad un tratto, all'apparire di una piccola radura resa ombrosa da tre grossi alberi, Giuda colse l'occasione per fermarsi a mangiare qualcosa.

Appena si furono seduti si fece coraggio e disse con la voce rotta dall'emozione: "Ma tu chi sei? Un Dio capace di fare dei miracoli?"
Davide lo guardò con un dolce sorriso e rispose divertito: "Non vorrai dirmi che svegliare una bambina che dorme è un miracolo!"

"Quella bambina era morta e tu l'hai resuscitata".
"No, non era morta. Diciamo che.. .che era immersa in un sonno profondo molto simile alla morte".
"E tu come facevi a saperlo?"
"Lo sapevo e basta. Mi capita di sapere delle cose senza rendermi conto del perché le so. Ma non è merito mio quanto è successo con quella bambina" concluse sempre ridendo.

"E di chi mai?" fece Giuda seccato. .
"Stai diventando un po' troppo curioso" disse Davide, fingendosi indispettito. Cominciava a sentirsi di buon umore e aveva voglia di scherzare.
"Dai, non complicare le cose semplici" continuò. " Ho semplicemente svegliato una bambina addormentata. Forse qualcuno mi ha aiutato o mi ha detto di farlo. Ma non posso aggiungere altro, per ora". E gli fece capire che intendeva chiuso l'argomento.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)