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martedì 2 agosto 2016

61– Il falso Jahvè. Il sincretismo religioso in Israele prima della riforma di re Giosia 6

Si trattava di un Dio spietato e sanguinario, di origine sinaitica, divenuto la completa negazione del Dio sublime del monoteismo di Akhenaton e per il quale solo il popolo eletto andava tutelato (ma solo finché rimaneva a lui fedele), mentre il resto dell'umanità veniva sempre considerato con crudele disprezzo. Che Jahvè avesse una particolare predilezione per il sangue ci viene confermato dal Levitico, il libro sacerdotale. Gran parte delle norme e dei precetti che lo compongono riguardano i sacrifici da immolare a Jahvè. È una serie ininterrotta di ordini su come "scannare" (la parola è della Bibbia) tori, vitelli, arieti, capri, agnelli, e perfino tortore, davanti all'altare di Jahvè; su come aspergere all'intorno il loro sangue; su come bruciare il loro grasso e le loro carni in modo che Jahvè possa bearsi del "riposante odore" (parole ripetute molto spesso nel testo) da esse emanate bruciando.
I sacerdoti non avevano il compito di predicare al popolo, di illustrare il significato della Legge o dei comandamenti divini, ma soltanto quello di macellare ininterrottamente gli animali da immolare e di aspergere dovunque il loro sangue. Si potrebbe dire che fossero i macellai di Jahvè. Il "riposante odore" di cui Jahvè si compiaceva, stando al Levitico, in realtà era un ripugnate lezzo di sangue, grasso bruciato e incenso, simile a quello che impregnerà il Tempio di Gerusalemme nei secoli successivi nel periodo delle feste pasquali, durante le quali venivano macellate più di ventimila animali.
Com'era visto Jahvè dagli Israeliti? Non come un Dio unico e universale, inteso come Signore dell'intera umanità, ma un Dio scelto da Abramo fra i tanti dèi del mondo per eleggerlo protettore unico del suo popolo. Un Dio nazionale, quindi, per non dire tribale, che tutelava solo il suo popolo eletto e considerava il restante genere umano con ostilità o indifferenza. Non ci troviamo di fronte al vero monoteismo che afferma l'unicità e l'universalità di Dio ma ad una forma di monolatria. Jahvè inteso come uno dei tanti dèi del mondo pagano.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)