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venerdì 4 gennaio 2013

I primi negatori della storicità di Gesù 2


Il primo che in Germania riprese la questione della storicità di Gesù negandola recisamente fu il pastore di Brema Albert Kalthoff (Das Christus Problem, 1902) mentre il rappresentante più autorevole di tale tendenza divenne il filosofo di Karlsruhe Arthur Drews.

Essi scorgono nei Vangeli la riplasmazione d’un mito in notizia storica e non ipotizzano, come fa tutta la contemporanea disciplina biblica di indirizzo critico, l’esistenza storica di Gesù, la cui vita successivamente trasfigurata da fantasiose notizie di miracoli e da racconti leggendari, avrebbe dato luogo a un processo di deificazione della sua figura, ma presuppongono una divinità mitica, per così dire storicizzata e attualizzata dagli autori dei Vangeli. I contestatori di un Gesù storico, dunque, non vedono nella figura biblica di Cristo un uomo divinizzato, quanto, piuttosto, una divinità umanizzata.

La prova era costituita, oltre che dalle osservazioni critiche sui Vangeli, soprattutto dal fatto che Paolo, il teste più antico (le sue Lettere sono cronologicamente i primi documento del Nuovo Testamento), passa quasi completamente sotto silenzio la vita di Gesù, limitandosi ad accenni all’Ultima cena (1 Cor. 11, 23 sgg.), alla sua discendenza, per altro assolutamente inverosimile, dalla casa di Davide e, infine, all’affermazione che Gesù fu «il primo di numerosi fratelli» (Rom. 8, 29).

A partire dagli anni ‘20, il dibattito sulla storicità di Gesù si andò affievolendo ma fu ancora sostenuto validamente da uno studioso di vaglia come il teologo di Brema, Hermann Raschke, Muovendo da Arthur Drews, Raschke, colto e brillante sia come filologo che come filosofo, rielaborò autonomamente il tema, riassumendo le proprie conclusioni nel Das Christusmythe , libro sorprendente per la quantità dei riferimenti. Nel 1960 il giovane teologo Friedrich Pzillas ha dichiarato che «la problematica figura di Gesù» può essere oggetto legittimo della storiografia solo nella misura in cui lo sono anche «Adamo, Zeus, Apollo e altri» . In altre parole Gesù sarebbe solo un mito.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)