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martedì 22 aprile 2014

Le numerose incongruenze sulla conversione di Paolo 133

Vediamo ora le incongruenze relative all'avvenimento. Secondo una versione dei fatti, i compagni di Paolo ebbero un’audizione, secondo un’altra, una visione. Secondo una narrazione essi udirono la voce ma non videro nessuno; secondo un'altra videro la luce ma non sentirono nessuno (cfr. Atti, 9, 7 con 22, 9). Stando alle due prime versioni la luce che si «aprì» a Paolo avvolse soltanto lui, secondo la terza versione anche gli accompagnatori (cfr. Atti, 9, 3 e 22, 6 con 26, 13), ma accecò solo Paolo e non gli accompagnatori, che pure, secondo la terza versione, l’avevano vista anche loro. Secondo una versione i compagni rimasero impietriti, secondo l’altra caddero a terra (cfr. Atti, 9, 7 con 26, 14).

Le incongruità, però, non si fermaho qui. A Damasco viveva un seguace di Gesù di nome Anania, che, apprende mediante visione l’arrivo di Paolo e il suo indirizzo (Atti, 9, 10 sgg.), esattamente la casa in cui prende dimora. Solo nelle due prime versioni,Gesù spedisce Paolo a Damasco, dove Anania gli impartisce le necessarie istruzioni; nella terza versione, invece, nella quale Anania non compare affatto, è Gesù in persona che istruisce immediatamente Paolo.
In un punto importante, tuttavia, i racconti degli Atti coincidono, cioè laddove
tutti e tre parlano non della visione di una figura, ma dell’audizione di una voce: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Ma purtroppo soltanto Paolo in persona afferma e ribadisce d’aver visto il Signore. Le contraddizioni sulla conversione paolina, fin qui dimostrate, sono quindi più che evidenti.

Dopo la conversione, Paolo visse alcun tempo in «Arabia» (Gal. 1, 17), come si chiamava allora il territorio immediatamente a sud di Damasco, e solo dopo tre anni si recò a Gerusalemme per una breve presa di contatto con gli altri. Ma probabilmente già da prima s’era formata una concezione del tutto personale della predicazione cristiana, della quale, in ogni caso, doveva pur possedere un’idea almeno approssimativa, perché altrimenti non avrebbe potuto perseguitare i seguaci di Gesù.

Le sue conoscenze della figura di Gesù, sempre molto scarse da quanto apprendiamo dalle sua Lettere, furono forse accresciute presso i cristiani di Damasco e ancor più durante la sua prima visita a Gerusalemme e infine in Antiochia.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)