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venerdì 18 aprile 2014

Parallelismi storico-religiosi nella conversione di Paolo.132

Paolo dalle sue Lettere ci appare come un individuo di forte tempra morale.
È probabile che la sua subitanea rivoluzione esistenziale, la sua totale catarsi sia stata dovuta ad un insieme di fattori concomitanti: il disagio interiore da lui provato per aver perseguitato i primi cristiani (aveva partecipato anche alla lapidazione di Stefano, il primo martire della Chiesa), acuito dal fatto che era in procinto di compiere un'altra missione crudele; il calore accecante del sole in pieno deserto, da sempre luogo particolarmente propizio ad apparizioni soprannaturali (in Arabia viandanti solitari si sentono così spesso chiamati da una voce misteriosa, che esiste in arabo una precisa denominazione di questa voce, cioè il termine Hatif). abbiano scatenato in lui un forte complesso di angoscia che determinò la sua violenta crisi epilettica e la visione celeste.

Ora, anche se l’autore degli Atti si è inventato in buona fede gran parte del fatto, i fattori concomitanti appena accennati ci fanno intuire che quanto accaduto nei pressi di Damasco, mutatis mutandis, potrebbe essere storicamente vero, ma abbondantemente correlato da parallelismi storici più che evidenti. Esaminiamo da vicino i fatti.. Secondo gli Atti, Paolo in pieno deserto, a mezzogiorno, venne scaraventato al suolo da una luce soprannaturale, quindi si svolse il dialogo seguente: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». «Signore, chi sei?»; «Sono Gesù, che tu perseguiti. Ti sarà difficile recalcitrare.» (Atti, 9, 3 sgg.).

La voce del cielo che dice «Ti sarà difficile recalcitrare» è una citazione dalle
Baccanti di Euripide. È vero che si trova anche in Pindaro e in Eschilo, ma nelle Baccanti, dramma del 406 a.C.,ricorre in una situazione del tutto analoga alla storia della conversione di Paolo. La medesima locuzione, che qui Cristo rivolge al suo persecutore Paolo, viene là usata da Dioniso, dio misconosciuto, nei riguardi del suo persecutore Penteo. Entrambe le volte la nuova divinità si serve di quel motto per esortare il suo più implacabile persecutore. È singolare il fatto che entrambi i persecutori vengono subito dopo colpiti dalla portentosa punizione del dio, Penteo dalla morte, Paolo da una cecità momentanea.

Tale sorprendente concordanza di motivi non poteva essere casuale, tanto più che è possibile riscontrare ulteriori singolari coincidenze fra il dramma euripideo e gli Atti degli Apostoli, in parte già individuate da Celso.
Sicuri parallelismi storico-religiosi si trovano anche in Omero, Sofocle, Virgilio e non da ultimo nella leggenda veterotestamentaria di Eliodoro.
Eliodoro, economo del re di Siria Seleuco III, ricevette l’ordine di
rubare il tesoro del Tempio di Gerusalemme, ma proprio sulla soglia venne abbattuto al suolo da un cavaliere splendente d’oro, e accecato e muto fu portato via dai suoi compagni.

Analogamente succede anche anche a Paolo, il quale avrebbe dovuto rastrellare i cristiani di Damasco ma a causa della visione luminosa non può più vedere e i suoi compagni lo portano via. E come la preghiera del Gran Sacerdote Onias salva Eliodoro, assegnandogli il compito di proclamare la potenza del Dio che lo ha abbattuto, allo stesso modo Paolo viene guarito per intermediazione di Anania, e incaricato di predicare quel Dio che lo ha gettato a terra. E come i Giudei perseguitati da Eliodoro esaltano Dio per tale caso miracoloso, così lo esaltano i cristiani già perseguitati da Paolo.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)