ll mito biblico del
peccato originale
I tre monoteismi
(ebraismo, cristianesimo e islam) che da secoli affliggono gran
parte dell'umanità e che sono la causa dei massimi conflitti
mondiali dei nostri giorni, discendono dai primi libri della Genesi
biblica che narrano la creazione del mondo e dei nostri presunti
progenitori Adamo ed Eva.
Si tratta di una
antichissima leggenda sumerica, che troviamo descritta nel
"Cilindro della tentazione" (conservato al British Museum
di Londra), risalente a ben 20 secoli prima che venisse redatta la
Bibbia, e alcuni secoli prima che nascesse Abramo, il millantato
progenitore del popolo ebraico, nonché il presunto fondatore del
monoteismo.
Questa mitica leggenda,
inserita nel VI secolo a.C. nella Bibbia ebraica durante l'esilio di
Israele a Babilonia, contiene tutti gli elementi fondamentali del
racconto biblico, salvo il cambiamento dei nomi e del Dio creatore,
qui chiamato Marduk. Dopo il suo inserimento nel sacro testo ebraico
si è tramutata per gli israeliti in parola di Dio e tale è rimasta
fino ai nostri giorni.
Ma come è potuta nascere
una leggenda simile? Senz'altro come risposta mitica al problema
fondamentale che assillava l'uomo antico, cioè l'origine del male,
delle sofferenze e della morte. Ed ecco, allora, il nostro
antenato preistorico, prima inventare un qualche Dio creatore
dell'universo e dell'uomo, e poi, con l'escamotage della
disobbedienza fatale ad una proibizione divina, giustificare
l'ingrato destino riservato all'uomo, contraddistinto da fatiche e
sofferenze di ogni genere, per concludersi inesorabilmente con la
morte. È significativo che anche la mitologia greca ricorra ad un
mito, quello del vaso di Pandora, per dare una spiegazione
dell'origine del male. Pandora, disobbedendo all'ordine di Zeus,
apre per curiosità il vaso fatale contenente tutti i mali della
Terra, compresa la morte, e subito essi fuoriescono e invadono il
nostro pianeta. Solo che una spiegazione così infantile dell'origine
del male e della morte, come ci propone il mito biblico,
giustificabile in ere primordiali in cui l'umanità era priva di ogni
conoscenza scientifica e viveva immersa nel favoloso, viene
considerata autentica anche ai nostri giorni da milioni di cristiani,
spesso con tanto di laurea in tasca, nonostante gli enormi sviluppi
della cultura e della scienza e la massa sterminata di reperti
fossili, geologici e paleontologici che la rinnegano totalmente.
Ancor
oggi i più incalliti creazionisti credono, con sicumerica
certezza, al mitico vasaio che modella la statuina di creta di Adamo
e le soffia in viso l'alito della vita, ciò a dimostrazione che
l'homo sapiens incontra tuttora grossi problemi con la sua
razionalità. Nessuno di essi coglie la contraddizione tra
l'evoluzionismo, oggi accettato incondizionatamente dalla scienza, e
la favola biblica della creazione. Nessuno si pone il problema di
conciliare Adamo col nostro antenato australopiteco con
caratteristiche scimmiesche. Eppure l'uno
esclude decisamente l'altro, solo che l'australopiteco, vissuto
quattro milioni di anni fa, è una certezza scientifica che nessuno
può mettere in dubbio, perché ci ha lasciato i suoi resti fossili,
Adamo, invece, è pura mitologia
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