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martedì 25 luglio 2017

Peccato e redenzione n.3


Allegoria o verità di fede?

Qualcuno, però, potrebbe obiettare che la storia di Adamo ed Eva è soltanto allegorica, che i racconti della Genesi vanno letti come una “favoletta poetica“, che nessun Adamo è mai esistito (Adamo significa “uomo“, cioè l’umanità intera); che il mistero della creazione umana deve essere adattato alle teorie evoluzionistiche e che bisogna dare per scontata l’evoluzione fisica da ominidi ad uomo; che il peccato originale non consiste in una primitiva disubbidienza a Dio ma in uno stato di “finitezza” e corruttibilità proprio di ogni uomo (di tutte le epoche) , quasi una “tendenza al peccato” latente nella stessa natura umana. Quindi, che i nostri progenitori rappresentano una “prima comunità “ umana.

Ma vogliamo scherzare, ci dice la Chiesa inorridita! Non credere all’esistenza reale di Adamo ed Eva e ad una concezione del peccato originale visto come disubbidienza a Dio dei primi due esseri umani, in conseguenza del quale - per “trasmissione generazionale” da Adamo ed Eva a tutta l’umanità odierna - l'intera stirpe umana avrebbe perso lo stato di grazia primigenio, andando incontro a morte, dolore, corruzione e peccato, è negare totalmente le fondamenta del cristianesimo, è buttare alle ortiche il sacrificio sulla croce di Cristo, cioè la redenzione, è far chiudere bottega alla Chiesa.

Lo ha proclamato chiaro e tondo Pio XII (non quindi un papa medievale), con l'enciclica Humani generis del 12.08.1950. I punti salienti di questa enciclica sono i seguenti: Adamo ed Eva sono esistiti, eccome! Da loro discendono tutti gli uomini che popolano la Terra e quindi Adamo non è il simbolo di una moltitudine di progenitori. Da Adamo discende il peccato originale che viene trasmesso a tutti gli uomini come eredità di una natura non più integra ma degenerata. A questa enciclica dobbiamo aggiungere la Professione di fede o Credo di Paolo VI (30 giugno 1968), vincolante per tutti i credenti, che recita: “Crediamo che tutti hanno peccato in Adamo, il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto sì che la natura umana, comune a tutti gli uomini, decadde in una condizione tale da portare le conseguenze del suo fallo. Crediamo che il nostro Signore Gesù Cristo con il sacrificio della croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi. Confessiamo di credere in un solo battesimo, istituito da nostro Signore Gesù Cristo per la remissione dei peccati”.

A questo punto non ci sono più dubbi: è verità di fede il fatto che tutta l’umanità deriva da un’unica coppia primordiale (monogenesi ) e che non si può ammettere la sua derivazione da più coppie primordiali (poligenesi) altrimenti non si giustifica il peccato originale per trasmissione dai progenitori. Questa è la base fondante del cristianesimo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)