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martedì 19 febbraio 2013

Fine della Parusia 15


Quando gli imperatori elevarono il Cattolicesimo a religione di Stato e la Chiesa si mondanizzò, l'attesa del Regno di Dio in Terra si mutò in una sciocca ingenuità. I vescovi se la passavano magnificamente bene, erano diventati dei piccoli satrapi a vita, circondati dal lusso e dallo sfarzo e non intendevano più sentir parlare della fine del mondo. Anzi nel V secolo i Padri della Chiesa esclamavano:«Possa tutto ciò non accadere ai nostri giorni! Perché terribile è il ritorno del Signore!»

Il vescovo ciambellano di Costantino, Eusebio di Cesarea, padre della storia della Chiesa, giunse a dileggiare come persona completamente imbecille il vescovo Papias, morto martirizzato intorno al 150, perchè aveva sempre ostentata la sua intensa fede escatologica. Insomma, tutto rimase come prima. Invece di una nuova era di pace e giustizia si accettò quella di sempre caratterizzata da guerre, ambizione, ingiustizia sociale cui si aggiunsero le intolleranze e le persecuzioni, spesso favorite dalla nascente Chiesa.

A questo punto si cominciò addirittura a pregare «per il rinvio della fine», e contemporaneamente «anche per gli imperatori, per coloro che ricoprivano uffici imperiali, ed esercitano la pienezza del potere». I cristiani,ai quali nei primi due secoli era proibita ogni forma di attività pubblica, cominciarono a gareggiare coi pagani nell’agricoltura, nel commercio, nella navigazione e nell’artigianato, e a poco a poco trovarono che l’esistenza terrena era abbastanza tollerabile; ritennero il mondo, prima del tutto ripudiato, disprezzato e persino odiato, ben degno di essere vissuto. In tal modo venne falsificato il concetto della buona novella, della creazione, cioè, del regno di Dio in Terra, e la più antica fede cristiana venne allegorizzata, spiritualizzata e modificata.

Con questa metamorfosi, che sostitutiva il Regno di Dio in Terra con quello dei Cieli nell'aldilà trascendente la Chiesa fu salvata e consolidata nei secoli. Questa opera di falsificazione fu perfezionata da Agostino, il primo a identificare il Regno di Dio con la Chiesa, capovolgendo radicalmente la primitiva fede cristiana (Agostino De civitate Dei, 20, 9). Ben pochi cristiani sono oggi consapevoli che la loro dottrina nacque nella convinzione che Cristo sarebbe tornato quando i testimoni oculari dei suoi insegnamenti erano ancora in vita, cioè poco dopo la sua crocifissione e che quindi la Chiesa è una istituzione falsa, non in linea coi Vangeli.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)