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martedì 17 dicembre 2013

I polemisti anticristiani. Parte quarta. 97. Porfirio

Porfirio (233-304), forse cristiano in gioventù e molto probabilmente seguace di Origene,non riuscì a convincersi della verità delle dottrine cristiane. Divenne il più grande discepolo di Plotino, il vero fondatore della filosofia neoplatonica, che, a sua volta,aveva avuto modo di disputare a Roma con Gnostici cristiani.

Dei 15 Libri di Porfirio Contro i Cristiani, composti durante una convalescenza in Sicilia, sono a noi pervenuti alcuni estratti e talune citazioni, a dispetto dell’azione metodica di distruzione condotta dalla Chiesa. Egli accusa gli Evangelisti, che considera bugiardi e falsi, di aver fabbricato dei miti, evidenziandone con profonda conoscenza specifica e con grande acutezza dialettica le numerose contraddizioni.

Eppure lo stesso Agostino dovette riconoscere l’alto livello intellettuale e la profonda dottrina di Porfirio. D’altra parte, il grande Dottore della Chiesa, il cui motto preferito erano le parole di Paolo: «Che cosa possiedi, che tu non abbia ricevuto?»(1 Cor. 4, 7), ha saccheggiato l’opera di Porfirio in misura tale da rendere lecita l’affermazione che sia stata la sua fonte principale delle sue opere.

Padri della Chiesa, meno legati a Porfirio, lo hanno definito il padre di ogni sfacciato insulto contro i cristiani, e certuni lo hanno gratificato con gli appellativi di malfattore, calunniatore, folle e cane impazzito. Oggi invece si scorge in lui uno degli ultimi intellettuali della classicità morente, uno spirito originale e nobilissimo, che ha precorso la critica moderna quasi come un professore di teologia.

Nell’antichità, del resto, la storicità dei Vangeli non fu messa in dubbio solo dagl iavversari dei cristiani: nientemeno che lo stesso Agostino confessava: «In verità, se non fosse per l’autorità della Chiesa cattolica, non presterei affatto fede al Vangelo»! In altri termini, Agostino fonda l’attendibilità dei Vangeli sull’autorità della Chiesa; ma la Chiesa, a sua volta, basa la propria pretesa di autorità rinviando ai Vangeli!

E così fu solo grazie ai roghi, ultima ratio theologorum, come dice Schopenhauer, che per più di un millennio venne misconosciuto il riconoscimento della scarsa validità storica dei Vangeli.

E oggi l’indagine critica sul Cristianesimo si trova in sostanza ancora là, dove l’avevano lasciata i pagani Celso e Porfirio. Questo perché i teologi cattolici sono ancora fermi al concetto di fede cieca e ignorante imposto dalla Chiesa che stabilisce che le Scritture, specialmente il Nuovo Testamento, debbano considerarsi assolutamente autentiche e veritiere. Perciò oggi non le si può più stravolgere. I risultati della scienza moderna devono essere respinti e bollati come erronei. D’altra parte, le scelte sbagliate della Chiesa devono essere considerate vere. Perciò diventa necessario per essa credere che il bianco sia nero.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)