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martedì 24 dicembre 2013

Perché i Teologi Cattolici sono totalmente sottomessi alla Chiesa? 99

Perché sono coercitivamente influenzati dalla Chiesa in un’età in cui non sono capaci di pensiero autonomo, e tanto meno di attività intellettuale personale. Via via che crescono, vengono condizionati dalla considerazione che si deve credere soltanto in ciò in cui credettero anche i loro padri, i loro nonni, i loro progenitori.

A questo sentimento si aggiunge poi la venerazione per l’autorità: lo stesso Sant’Agostino, come abbiamo visto, prestava fede al vangelo solo in nome dell’autorità della Chiesa, la quale, a sua volta, si fonda sulla tradizione evangelica: il classico cane che si morde la coda!

Presso le loro Università gli studenti di Teologia vengono istruiti in modo assolutamente unilaterale: non sanno pressoché nulla di libera ricerca, ignorano anche la Teologia critica del Protestantesimo e quel poco che ne sanno vien loro ammannito in maniera completamente distorta.
Le teorizzazioni degli avversari (teologi protestanti o storici biblici) vengono totalmente deformate e ricoperte di ridicolo e nelle Facoltà di Teologia Cattolica, gli autori critici vengono screditati come moralmente guasti, maligni e stupidi.

Va da sé che a questi studenti viene impedita la lettura delle opere condannate dalla Chiesa e non viene consentita la lettura delle opere inserite nell’Index Librorum Prohibitorurn. Discussioni vere e proprie coi professori sono inesistenti.

 Padre Alighiero Tondi, teologo gesuita, insegnate in una Università Pontificia, dopo aver abbandonato la Chiesa scrisse: «E’ impossibile discutere coi dicenti; il loro cervello è fossilizzato; essi non vedono, ed è facile rendersi conto che alcuni di loro non vogliono credere, altri non possono: messi alle strette, montano su tutte le furie. Se uno manifesta l’ardire di oltrepassare certi confini, viene immediatamente bollato come ignorante, anche se molto garbatamente; oppure lo si convince che non ha capito e che non è capace di capire, perché non ha un cervello metafisico».

Naturalmente non tutti i teologi hanno lo stomaco per ingannare se stessi e per credere in dottrine logicamente e storicamente insostenibili per cui non è raro il caso che qualcuno di essi, pur rinnegando, dentro di sè in toto la fede cattolica, continui a professarla esteriormente. Evidentemente non hanno il coraggio di uscire dalla Chiesa per il timore della povertà materiale e dell’emarginazione sociale, specialmente nei paesi esclusivamente cattolici.

In Italia, ad esempio, sotto il regime fascista, in base al Concordato col Vaticano, un sacerdote che abbandonava la Chiesa, veniva interdetto da tutti gli impieghi pubblici: «Lo scopo di tutto ciò era gettare sul lastrico gli spergiuri, e spingerli spietatamente alla morte». Oggi, fortunatamente, con l'avvento della democrazia, in Italia la situazione è cambiata, ma è tuttora difficile per un teologo cattolico uscire dal gregge e contrastare la Chiesa.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)