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venerdì 7 marzo 2014

Il dissidio tra cristiani giudei e cristiani ellenisti.120

Il motivo della discordia tra cristiani giudei ed ellenisti, secondo gli Atti degli Apostoli, era determinato da una forma di trascuranza della comunità verso le vedove ellenistiche durante il pasto quotidiano (Atti, 6, 1). Cioè per il fatto che esse venivano «trascurate», «lasciate da parte», come poste in posizione di subordine. La qual cosa appare inverosimile per il fatto che a dirigere il servizio di mensa erano preposti proprio gli ellenisti.

E allora tale conflitto non era causa, bensì conseguenza di una tensione già presente, dietro la quale si intravvedono non solo le ovvie differenze di lingua e di cultura, quanto problemi dottrinari di fondo. Le tendenze tra i due gruppi erano molto diverse: i cristiano-giudei erano conservatori, legati cioè al giudaismo più tradizionale per non dire fondamentalista, mentre invece gli ellenisti, che avevano un retrocultura più aperta perché fortemente maturata a contatto col mondo pagano, erano più avanzati, meno ligi al rispetto formale del giudaismo. Ma il motivo principale di contrasto fra gli ebrei e gli ellenisti era costituito principalmente dal problema escatologico.

Per i giudeo-cristiani il nucleo centrale della fede si trovava nella speranza del prossimo ritorno del Crocifisso dal cielo per liberare Israele dalla schiavitù politica e praticavano, nell'attesa dell'evento che ritenevano vicino, gli atti rituali di pietà e di assistenza alle vedove a gli orfani. I pagano-cristiani ellenisti, invece, vivevano l’aspettazione della fine mediante il misticismo, l’estasi, la glossolalia, la fede in un dio vissuto e risorto sulla terra, onorato cultualmente come gli dèi delle pratiche misteriche e alla cui resurrezione si partecipa con l’assunzione dei sacramenti.

Inoltre, c’era fra loro tutta una serie di rilevanti punti di frizione. Per i giudeo-
cristiani vigevano, oltre il rigido rispetto della Legge, la permanenza nel Tempio, l’obbligo della circoncisione, un atteggiamento penitenziale pronunciato, anche e, non da ultimo, la loro diffusa benché volontaria comunanza dei beni.

Tutto ciò era estraneo ai pagano-cristiani, che rifiutavano la Legge giudaica, trascuravano l’appartenenza al Tempio,non esigevano la circoncisione, sottolineavano il carattere gioioso della nuova fede e non attribuivano soverchia importanza all’ideale pauperistico.


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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)