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venerdì 14 marzo 2014

La controversa e leggendaria figura di Pietro.(Parte prima) 122

I contestatori della storicità della figura di Gesù hanno visto anche in Pietro un’invenzione della fantasia, una creazione mitica, ma la sua persona è ritenuta, da molti studiosi, storicamente fondata. A convalidare la sua storicità è stato adotto anche il fatto che nei documenti del Nuovo Testamento viene sempre designato con scarsa simpatia. Né gli evangelisti,infatti, né Paolo, né tanto meno gli apocrifi, parlano favorevolmente di lui. Nonostante secondo i Vangeli, Simone Pietro. il pescatore di Betsaida, insieme ai figli di Zebedeo Giacomo e Giovanni sia stato una delle persone più vicine a Gesù. la sua persona storica ci risulta completamente sconosciuta, come del resto anche quella di molti altri apostoli. Anche nella prima parte degli Atti viene presentato in modo leggendario mentre nella seconda parte del libro , inspiegabilemente, viene fatto sparire del tutto senza lasciare più tracce.

A ingenerare confusione su di lui è il fatto che nei Vangeli canonici questo apostolo risulta avere tre appellativi diversi: Bariona, Cananites e Kefas che solo recentemente sono stati spiegati in modo nuovo, riservandoci delle grosse sorprese. Vediamo la genesi, piuttosto complicata, di questi appellativi di Pietro , cominciando dal primo “bariona”.

Secondo la versione attuale dei Vangeli, Pietro viene chiamato da Gesù: "Simone, figlio di Giona" (Matteo 16,17) facendo erroneamente riferimento al testo greco “  ” (Simon bar Iona). Ma questa traduzione è un falso. La spiegazione è semplice: nel testo greco antico (non in quello usato dalla Cei) si legge:  (e non quindi “  ”), dove Bariona è un unico vocabolo che in aramaico, al tempo di Gesù, significava "fuorilegge, terrorista, partigiano alla macchia", cioè zelota o sicario. Quindi non "figlio di Giona" come traduce falsamente la Chiesa.

Sempre Simone, soprannominato da Luca senza mezzi termini, lo Zelota (Luca 6,15), viene chiamato da Marco "" (cananaios) (Marco 3,18) e da Matteo "" (cananites) (Matteo 10,4), termini tradotti nei Vangeli attuali con l'aggettivo "cananeo", cioè proveniente da Cana. Niente di più falso.
Il termine aramaico "qanana" da cui deriva quello greco cananaios, equivale a "zelota, fuorilegge, terrorista", esattamente come bariona. Infine, il termine Kefas o Cefa, significa in aramaico “Roccioso” e allude alla durezza combattiva e al carattere violento attribuiti a Pietro, sia dai documenti apocrifi (Vangelo di Maria di Magdala), sia dagli stessi Vangeli canonici, che riportano il fatto che al momento dell'arresto di Gesù, l'apostolo con un colpo di spada tagliò netto l'orecchio di Malco, servo di Caifa (Giovanni 18,10). Quindi questi tre termini indicano inequivocabilmente che Pietro non era il pacifista descritto dalla tradizione ma uno spietato combattente per la causa messianica.

Forse Pietro guidò inizialmente la nuova setta della Via (1 Cor. 15,7; Atti, 1,14)), ma quando Giacomo, fratello di Gesù, giunse dalla Galilea per unirsi agli altri apostoli che attendevano il ritorno del Risorto, costui ne divenne il capo incontrastato e Pietro passò in secondo piano. Infatti di Pietro non si accenna più negli Atti a partire dalla metà del libro, mentre si continua a parlare di Giacomo che fino al 63 fu il capo incontrastato della Chiesa di Gerusalemme.





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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)