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venerdì 10 febbraio 2017

110– Il falso Jahvè. La Bibbia in controluce 2

Le analogie tra il racconto del Dilmun e la storia del Giardino dell'Eden che riscontriamo nel testo biblico della Genesi sono fin troppo evidenti.
La Genesi infatti ci narra che, dopo aver creato il mondo in sette giorni, Dio fece sorgere il giardino dell'Eden e qui pose il primo uomo, Adamo. Non ci viene detto dove si trovasse il Giardino dell'Eden, ma uno dei fiumi che lo bagnava è chiamato Eufrate. Quindi si trovava in Mesopotamia, nei pressi del moderno Iraq.
La leggenda babilonese del Dilmun coincide molto con quella biblica: il primo uomo fu creato in un giardino paradisiaco sull'Eufrate e la donna sua compagna nacque da una sua costola; pur non mangiando alcun frutto proibito la coppia, per aver disobbedito al Dio Marduk, venne punita ed espulsa dal giardino delle delizie.
Nella Bibbia, però, ci sono due racconti contrastanti sulla creazione dell'umanità. "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente "(Genesi 2,7).
Probabilmente questa è la versione più antica, derivata da qualche parabola orientale che le tribù israelitiche avevano appreso in Egitto o in Mesopotamia. Qui Dio è un bonario vasaio che si diletta a fare statuine come il padre d'Abramo, Terah, il quale produceva e vendeva idoli di terracotta. Si limita a creare soltanto Adamo, e ad Eva non pensa proprio.
L'altra versione è diversa: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi.." (Genesi 1,27-28).
Qui abbiamo un Dio più solenne e maestoso. Per creare l'uomo non ha bisogno delle mani e della creta. Gli basta il tono della voce: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” (Genesi, 1,26). E crea l'uomo e la donna insieme, ordinando loro di moltiplicarsi senza prima sottoporli alla prova del frutto proibito.
Come mai due creazioni, così diverse? Secondo gli studiosi, durante l'esilio babilonese gli ebrei, a contatto con una civiltà molto più evoluta, avevano rivisitato la storia della creazione, producendo un nuovo racconto in cui Jahvè, divenuto più potente, smetteva i panni del vasaio per assumere quelli del demiurgo. Salvo poi, al momento della stesura del sacro testo, ritenere valide entrambe le versioni.
Ci sono altre incongruenze che riguardano la creazione sulle quali sarebbe troppo lungo soffermarsi. Ma c'è un'amenità, che non dipende però dalla Bibbia, bensì da un suo fantasioso esegeta, che val la pena di raccontare. Nel 1642 il teologo inglese John Lightfoot, eminente professore dell'Università di Cambridge, dopo lunghi e faticosi studi sulla Bibbia riuscì a stabilire anno, giorno e ora dell'inizio del mondo. Ebbene, secondo Lightfoot, Dio creò la luce alle ore 9 del mattino del 23 ottobre del 4004 a.C., esattamente di domenica. Molti ortodossi la pensano come lui e credono che il mondo abbia avuto inizio, più o meno, a quella stessa data!


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)