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venerdì 20 settembre 2013

Il mito della resurrezione nell'antichità. 72

I due miracoli più importanti, che secondo la Chiesa dimostrano specifica-
mente la divinità di Gesù sono, la resurrezione e la prova delle profezie.
Durante tutta l’antichità i il miracolo della resuscitazione dei morti, fu fenomeno assai diffuso, giacché il mito del dio che soffre, muore e risorge appartenne ai tratti caratteristici della maggior parte delle religioni
misteriche.
Prima di Cristo resuscitarono dai morti il babilonese Tammuz , il cui culto si era diffuso fmo a Gerusalemme; il siriano Adone, l’egiziano Osiride, il tracio Dioniso e altri. Molti di questi dèi dovettero subire sofferenze e martiri, alcuni morirono sulla croce; talvolta la loro morte ebbe carattere espiatorio, e alla loro resurrezione venne sempre collegata fin dai tempi più antichi la speranza nell’immortalità dell’uomo.

Come il Gesù dei Vangeli, questi dèi morirono spesso prematuramente e tutti, non di rado, resuscitarono il terzo giorno o dopo tre giorni, come Attis, Osiride e assai probabilmente anche Adone. Ma i parallelismi fra le celebrazioni di resurrezioni pagane e il dramma cultuale del Cristianesimo non si fermano qui: l’oscillazione degli Evangeli fra terzo e quarto giorno (dopo tre giorni!) ha la sua ragion d’essere evidente nel fatto che la resurrezione di Osiride si verificava il terzo giorno, quella di Attis, invece, il quarto giorno dopo la morte.



Appaiono sorprendenti talune analogie fra il culto cristiano e la resurrezione di Bel-Marduk, la principale divinità di Babilonia, creatore del mondo, dio della saggezza, dell’arte medica e dell’esorcismo, redentore inviato dal Padre, suscitatore dei defunti, signore dei signori, re dei re e buon pastore. Come il Cristo dei Vangeli, Bel-Marduk fu arrestato, processato, condannato a morte, fustigato e giustiziato insieme a un malfattore, mentre un altro delinquente venne lasciato libero. Una donna asciugò il suo sangue fluito da una ferita inferta da un colpo di lancia. Infine anche Marduk discese nell’inferno a liberarne i prigionieri; e la sua tomba fu ben nota agli antichi.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)