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venerdì 13 settembre 2013

La Gnosi. (Parte quarta) 70

Purtroppo la Chiesa, fin dal IV secolo, procedette alla sistematica distruzione di tutti i documenti che Montanisti e Gnostici avevano sviluppato fin dal II secolo con un’attività letteraria di gran lunga più ricca di quella degli ambienti ecclesiastici, e fra questi ancheil Vangelo di Marcione che il filosofo di Sinope del Mar Nero aveva introdotto tra i cristiani di Roma nel 140, assieme alle Lettere di Paolo.

Fortunatamente, questo importantissimo documento è stato però in parte ricostruito utilizzando le citazioni dei Padri della Chiesa che lo confutarono (Tertulliano, Crisostomo, Atanasio, Ireneo), da due studiosi: Adolf Von Harnack e Paul Louis Cuchoud. Veniamo così a sapere che Marcione nel suo Vangelo scrive che nel quindicesimo anno del regno di Tiberio (cioè nell'anno 30 d.C.) ai tempi del procuratore Ponzio Pilato e Caifa Sommo Sacerdote, il Salvatore figlio di Dio, era disceso dal cielo su Cafarnao, città della Galilea, per cominciare da lì le sue predicazioni e, riferendosi alla vita terrena di Cristo, descriveva la sua biografia con tanto di date, di luoghi e di personaggi, fino ad allora a tutti ignoti.

Probabilmente fu su questi riferimenti storico-geografici riportati da Marcione che furono poi costruiti i quattro vangeli canonici. Fino ad allora, infatti, su Gesù erano circolate solo delle sentenze, chiamate Logìa, definite “corte e laconiche”.

Il Cristo di Marcione si presenta a Cafarnao, in Galilea, in età già adulta, prendendo dell'uomo l'apparenza ma non la sostanza, essendo puro spirito. Crisostomo nella sua Lettera ai Filippesi (2, 7), riportando un passo del Vangelo di Marcione scrive:" Gesù ha preso una somiglianza d'uomo perché se fosse divenuto veramente uomo avrebbe cessato di essere un Dio".

Negando di Gesù la nascita terrena, che cioè si è fatto carne come ognuno di noi, veniva negata anche la sua crocifissione e morte, considerate da Marcione del tutto simboliche e virtuali, perché il corpo di Cristo non era di carne. Anche la resurrezione, pertanto, si prefigurava come del tutto virtuale.

L'incarnazione di Cristo, e quindi la sua natura umana, nella prima metà del secondo secolo non veniva negata solo da Marcione ma anche da molti altri teologi e vescovi del tempo, come Papia, Carpocrate, Valentino, Nicola, Basilide e i Doceti.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)