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martedì 24 settembre 2013

La resurrezione di Cristo (Prima parte) 73

Tutti i resoconti evangelici sulla resurrezione di Gesù hanno un marcato carattere leggendario e sono un susseguirsi di contraddizioni su contraddizioni. La teologia storico-critica non si stanca di evidenziare il fatto che nelle notizie intorno alla Resurrezione di Gesù le contraddizioni si accumulano in misura sconosciuta a qualsiasi altro passo neotestamentario.

La Resurrezione vera e propria non viene raccontata dai Vangeli canonici ma da quello apocrifo (quindi non attendibile, secondo la Chiesa) di Pietro. La prova del miracolo fu, sostanzialmente, il sepolcro vuoto. Tutti i resoconti evangelici della Resurrezione hanno inizio proprio con questa constatazione, che possedeva evidentemente agli occhi dei narratori un’importanza determinante. Ma la storia del sepolcro vuoto fece sorgere, quasi subito, la tesi della sottrazione del cadavere per opera di Giuseppe d'Arimatea, che fu sostenuta spesso anche nel Medioevo e oltre e che fece scrivere a Goethe negli Epigrammi Veneziani: «Il sepocro è spalancato: che grandioso miracolo, il Signore è risorto! Chi ci crede! Furfanti, lo avete già portato via!».

È istruttivo, a questo proposito, il fatto che Paolo, l’autore cristiano più antico, non ne sa ancora nulla, o perlomeno non ne fa cenno, per quanto almeno un’allusione al sepolcro vuoto sarebbe stata del tutto ovvia, ad esempio nella Prima Lettera ai Corinzi. Inoltre, sembra che nulla sapesse neppure della storiella delle donne e dell’angelo seduto sulla tomba.
Per ovviare all’accusa di imbroglio, Matteo si inventò la storia della guardia posta a custodia del sepolcro (Mt. 27, 62 sgg.; 28, 11 sgg.), di cui manca ogni traccia anche in Marco, secondo il quale le donne incontrano un angelo che siede silenzioso presso l’avello vuoto. In Matteo l’angelo discende dal cielo e le guardie, assenti i negli altri Vangeli, cadono a terra come folgorate (Cfr. Mc. 16, 1 sgg. con Mt. 28, 1 sgg.).

Gli scrittori cristiani elaborarono ben presto la storia del sepolcro vuoto, per renderla più plausibile e arrivarono al punto di inventare tutta una serie di bufale. Al esempio che il nome del comandante di questa guardia fosse Longius o Petronius; che sulla tomba fossero stati impressi «sette sigilli»; che la pietra tombale fosse tanto pesante che tutte le sentinelle, comandante compreso e tutti quanti i presenti, dovessero darsi un bel da fare per smuoverla. Ma fortunatamente e tempestivamente essa rotolò via da sola dal suo posto. La guardia pagana e gli anziani ebrei diventano anch’essi testimoni della Resurrezione.

Nel Vangelo di Pietro (Ev.Petr. 39 sgg.) Gesù salta fuori dal sepolcro addirittura con la croce, e alla domanda proveniente dal cielo se abbia adempiuto alla sua missione nell’Inferno risponde con uno squillante «Sì». E infine il servo del Sommo Sacerdote riceve personalmente da Gesù il sudano di lino, e il centurione della guardia diventa un martire cristiano.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)