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venerdì 15 novembre 2013

La prova delle profezie (Parte prima) 88

Nella Chiesa delle origini la prova della divinità di Gesù, oltre che nei miracoli, era fondata nel presunto adempimento delle profezie a lui riferite dal Vecchio Testamento. Gli adempimenti profetici su Gesù costituirono uno strumento fondamentale del missionariato e, come attesta Origene, per i cristiani erano "la prova più salda» della verità della loro dottrina". Essi contavano più dei miracoli, allora abituali, e furono innumerevoli coloro che proprio per questi adempimenti vennero guadagnati alla nuova fede.

Ma nel mondo antico le profezie, anche le più inverosimili, erano all'ordine del giorno e tutti le credevano senza batter ciglio.. Vengono riferite già a proposito di Buddha, di Pitagora e di Socrate. I Neopitagorici e i Neoplatonici, difendevano le profezie pagane a spada tratta , e persino uomini come Plinio il Vecchio e Cicerone, che non credevano nei miracoli, credevano saldamente nelle profezie.

Intorno al 12 a.C. la letteratura profetica era talmente ipertrofica, che, secondo Svetonio, l’imperatore Augusto, in qualità di Pontifex Maximus, fece bruciare duemila libri di profezie,che circolavano anonimi o insufficientemente accreditati.
Giustino Martire non avrebbe assolutamente creduto in Gesù, se in lui non si fossero adempiute le profezie messianiche. E Origene enumera «migliaia di passi», nei quali i Profeti parlano di Cristo (Orig., Cels. 4, 2). In effetti, nel Nuovo Testamento si trovano circa 250 citazioni del Vecchio Testamento. e più di 900 allusioni ad esso. Ma in realtà, gli Evangelisti, con mirabili contorsioni, hanno agganciato tutti i più normali fatti reali della vita di Gesù a presunte profezie veterotestamentarie, creando collegamenti spesso assursi e inverosimili.

Già nel 1802 Schelling, in una prolusione allo studio della Teologia, definiva molti racconti neotestamentari, soprattutto quelli riferiti alla nascita e alla passione: «favole ebraiche, inventate dietro suggerimento delle profezie messianiche del Vecchio Testamento». Per cui la Passione di Gesù narrata nei Vangeli non corrisponde alla storia effettiva, ma è stata favolisticamente composta sulla base della Bibbia ebraica.




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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)