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martedì 19 novembre 2013

La prova delle profezie (seconda parte) 89

Nella Passione di Gesù tutti gli episodi collimano con gli adempimenti profetici perché nei Vangeli non vengono narrati fatti reali ma fatti inventati, descritti con colori veterotestamentari.

Ma perché Gesù doveva perire proprio «secondo la Scrittura?». Soltanto perché solo così era possibile affrontare il dileggio del mondo verso il Messia crocifisso. Esattamente, gli aspetti più obbrobriosi della Passione: il tradimento, la fuga dei discepoli, la sofferenza sulla croce, potevano essere accettati solo come compimento delle profezie veterotestamentarie, e tutti i dettagli dovevano essere conformati fedelmente alle parole del Vecchio Testamento con citazioni esplicite e allusioni.

Elenchiamo alcuni esempi. Lo scandalo dei Discepoli sulla via del Getsemani (Mc. 14, 26 sg.), deriva dal profeta Zaccaria (Zach. 13, 7); le parole di Gesù davanti al Gran Consiglio (Matteo 26,64) trovano riscontro in Daniele (7,13) e nel Salmo 110,1; le offese ricevute da Gesù dai soldati romani, come servo di Dio, sono dedotte da Isaia (50,6)(«Ho offerto le mie spalle ai colpi e le mie guance alle percosse; non ho nascosto il mio viso all’oltraggio degli sputi»; la crocifissione tra due ladroni, sempre da Isaia («ed egli fu annoverato fra i malfattori»).

Anche i particolari più insignificanti furono dedotti dall'Antico Testamento. Esempio: Gesù viene dissetato con l’aceto, secondo il Salmo 69, 22: «E mi diedero fiele da mangiare, e quando ero assetato mi dissetarono con l’aceto». Perfino l'eclissi di sole, inventata da Luca al momento della morte di Gesù, trova riscontro in Amos 8,9 e in Geremia 15,9.

Significative anche le profezie sulla natività di Gesù: la nascita da una Vergine (Matteo 1,22 sg.) fu dedotta da Geremia (7,14); Betlemme come luogo di nascita (Matteo 2,1 sgg.) da Michea (5,1 sgg.); la strage degli innocenti (Matteo 2,16 sgg.) da Geremia (31,15), e la fuga in Egitto (Matteo 2,13 sgg.) da Osea (11,1).

Insomma non c'è un episodio della vita di Gesù, anche minore, che non sia stato costruito sulle profezie veterotestamentarie. Citate, però, se facevano comodo. Se invece sconfessavano la crocifissione, come nel versetto attribuito a Mosè: «Perché chi pende dal legno, costui è maledetto da Dio» (Deuteronomio 21,23), rigorosamente ignorate.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)