Visualizzazioni totali

venerdì 1 novembre 2013

La rappresentazione dell'inferno nella Chiesa dello origini 84

Nella Apocalisse di Pietro, ritenuta scrittura sacra dalla maggior parte del cristianesimo occidentale ancora intorno al 200,l’inferno si trova «immediatamente di fronte al cielo», e la rappresentazione inebriata dei tormenti infernali: «si brucia, si tortura, si arrostisce», sembra rappresentare il godimento massimo degli abitanti del Paradiso. Le torture dei dannati superano ogni immaginazione.

«Ve n’erano appesi alle lingue: si trattava di coloro che diffamarono la via della giustizia, e sotto di loro ardeva un fuoco che li tormentava. E c’era un vasto lago colmo di melma ardente, nella quale si trovavano gli uomini che distorsero la giustizia, e gli angeli li incalzavano con le loro torture. E c’erano inoltre anche donne appese per i capelli, proprio sopra quella fanghiglia brulicante: erano coloro che si erano imbellettate per l’adulterio; e quelli che con esse avevano consumato tale turpe commercio erano appesi per i piedi, colla testa conficcata in quella mota, e dicevano: “Non credemmo che un giorno saremmo giunti in questo luogo”» (Apc. Petr. 6 sgg.).

Anche la Seconda Epistola di Clemente assicura ai cristiani che potranno vedere gli in-fedeli e gli atei «nel fuoco inestinguibile fra i terribili dolori delle torture; e il loro tarlo non perirà, e il fuoco non si spegnerà, ed essi saranno ludibrio della carne». Un altro Padre della Chiesa, Cipriano, promette ai fedeli la contemplazione dei tormenti dei persecutori d’una volta considerandola un arricchimento della felicità celeste, e perfino il dotto Lattanzio accresce la beatitudine eterna con la vista della miseria dei dannati (LacL,div. Inst. 7, 26, 7). Questi Padri della Chiesa sostenevano esplicitamente che i peccatori hanno bisogno di un corpo immortale per essere in grado di sentire i castighi infernali.

Quando i cristiani non furono più perseguitati, ma cominciarono a loro volta a perseguitare gli altri, la descrizione dei dolori inflitti ai dannati si attenuò, ma ciononostante il teologo ufficiale della Chiesa Tommaso d’Aquino, «mite come un agnello», ironizzava il filosofo tedesco Nietzsche, dichiarava :«Affinché la beatitudine sia più piacevole (magis complaceat) per i santi e costoro ringrazino ancor più Dio per questo, essi devono contemplare perfettamente (perfecte) le punizioni dei dannati».



Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)