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martedì 26 novembre 2013

La prova delle profezie (Parte quarta) 91

A contrastare la psicosi maniacale per le profezie veterotestamentarie furono i Marcioniti (Tretulliano, Advesus Marcionem) e molti eretici (Origene, Commentari alle omelie, 17). I Marcioniti ammettevano senza remore che il Vecchio Testamento non conteneva alcun genere di profezia circa la crocifissione del Cristo e la maggior parte degli eretici contestavano, in generale, qualsiasi riferimento a Gesù da parte delle profezie veterotestamentarie.

L'evangelista più facondo nella produzione di profezie è Matteo per il quale gli adempimenti nel suo Vangelo si susseguono l'uno all'altro. Mentre Marco, ad esempio, narra di Gesù tradito per danaro da Giuda (Marco 14,10), Matteo, spigolando da Zaccaria, quantifica la somma in trenta pezzi d'argento e li fa gettare dal traditore pentito nel Tempio (Zaccaria 11,12-13), contraddicendo gli Atti per i quali Giuda non si pentì affatto.

Una menzione a parte meritano le profezie poste in bocca a Gesù sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme. Esse furono aggiunte ai Vangeli quando si erano già da lungo tempo verificate nella guerra giudaica del 70, come acutamente nel II secolo dichiarò il polemista Celso, mettendo in rilievo che tutto veniva profetizzato in quanto già accaduto, e non che tutto accadeva in quanto già profetizzato. Si tratta quindi di profezie intese come vaticinia ex eventu, e secondo la ricerca critica sono, senza eccezione, tarde creazioni della comunità cristiana.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)