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martedì 24 giugno 2014

Il «Credo Apostolico» non deriva dagli Apostoli. 151

Gli apostoli non aveva alcuna dottrina consapevolmente strutturata e nemmeno un credo religioso saldamente determinato. Quindi il cosiddetto «Credo Apostolico» non fu messo insieme dagli Apostoli e non riproduce la loro dottrina. Il testo originale, come ha dimostrato inequivocabilmente l’indagine storico-filologica l'umanista Lorenzo Valla (1407-1457), nacque nel II secolo fra il 150 e il 175, a Roma, e non in Asia Minore.

Il Symbolum Romanum, la forma più antica del Credo cristiano, fu forse creato per combattere i Marcioniti e in un lungo corso di tempo fu sottoposto a tutta una serie di aggiunte. Per esempio, l’articolo attuale «Credo in una santa Chiesa cattolica, nella comunità dei santi», originariamente suonava: «Credo in una santa chiesa». Le parole «cattolica» e «comunità dei santi» sono appendici inserite nei secoli successivi.

Fino al III secolo la lettera del Credo rimase fluida, come attestano numerose varianti, e il testo definitivo venne fissato solo nel Medioevo. Non ci sono due scrittori cristiani antichi che citino un’identica formula, e accade addirittura che uno stesso Padre della Chiesa utilizzi forme differenti.
Fu l’umanista Lorenzo Valla (1407-1457), funzionario curiale sotto molti Pontefici, che mise in luce i molteplici risvolti della formula del Credo apostolico. Nel 1865 un Sinodo tenuto a Zurigo fece decadere l’obbligo dei parroci protestanti al cosiddetto Credo Apostolico, e in seguito anche le autorità ecclesiastiche di Berna e di Basilea lasciarono perdere quest’obbligo, .

Concludendo: che cosa esattamente predicavano gli apostoli? Oltre a ripetere gli insegnamenti di Gesù e annunciare la sua morte e la sua resurrezione (fatto non eccezionale in quel tempo), insistettero a diffondere la speranza nel suo immediato ritorno e nella prossima realizzazione del Regno di Dio in terra. (Atti, 3, 20). Infatti, era proprio della fede giudaica il convincimento che i Profeti sarebbero ritornati per proseguire la loro missione terrena.

Ricordiamo che soltanto poche generazioni prima di Gesù anche il «Maestro di Giustizia» degli Esseni, subito dopo il suo trapasso, venne innalzato al rango di Messia e di Giudice Universale, il cui ritorno veniva dato per certo. E fu grazie all’accettazione delle future aspettazioni giudaiche (Cfr. Mc. 13) che la Comunità primitiva venne rinsaldata nella speranza in codesto Regno messianico terreno.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)