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venerdì 6 giugno 2014

Le Lettere di Paolo (parte prima) 146

Su Paolo, come del resto su Gesù e gli apostoli, non possediamo testimonianze storiche attendibili. Nessun storico vero, infatti, dei circa quaranta che narrarono gli avvenimenti contemporanei alla presunta nascita del cristianesimo, ha mai accennato all'esistenza di Gesù, degli apostoli e dello stesso Paolo. Ciò che di Paolo conosciamo deriva quasi esclusivamente dalle sue Epistole e soprattutto dagli Atti degli Apostoli, i quali, però sono poco attendibili perché spesso in aperta contraddizione con le Lettere stesse.

Delle quattordici Lettere attribuita a Paolo parecchie sono state falsificate, alcune completamente, altre soltanto in parte; certune poi non sono altro che centoni rappezzati coi brandelli di altri scritti. Non appartengono sicuramente a Paolo le «Epistole pastorali» vale a dire le due Lettere a Timoteo e la Lettera a Tito. L’inautenticità di queste tre Epistole fu dimostrata da studiosi dell'università di Tubinga già nel diciannovesimo secolo. Si tratta di Epistole quasi certamente composte in Asia Minore alcuni decenni dopo la morte di Paolo, adottando sapientemente lo stile di quelle autentiche con una falsificazione esemplare di alto livello culturale.

È molto significativo il fatto che proprio queste tre Epistole mancano nelle Lettere paoline portate a Roma nel Il secolo da Marcione (che pure si richiamava a Paolo), e rifiutate poi anche da altri Padri della Chiesa. Alcuni studiosi cattolici  suppongono che, probabilmente, le Lettere Pastorali furono composte proprio per poter combattere Marcione per mezzo di Paolo. Dobbiamo tener presente anche che nel Il e nel III secolo in ambienti cattolici venne falsificata tutta una serie di scritti, attribuiti poi agli apostoli, allo scopo di combattere i Marcioniti, considerati estremamente pericolosi per la Chiesa. A Paolo venne, ad esempio, attribuita anche una Terza Epistola ai Corinzi.

Le Lettere paoline falsificate, lungi da essere bandite dalla Chiesa, furono da essa considerate di particolare importanza. Infatti, Ireneo, Tertulliano, Clemente Alessandrino, Origene e altri le usarono addirittura contro quelle autentiche, perchè considerate molto più sofisticate sotto il profilo teologico e del diritto ecclesiastico di quelle originali. Anzi, vennero considerate più conformi alle esigenze della Chiesa e più idonee ad accrescere il prestigio di Paolo. Mentre, in base alle Lettere autentiche, poco mancò che Paolo venisse dichiarato eretico. In seguito i Papi utilizzarono con particolare predilezione proprio le pseudo-lettere pastorali per giustificare le condanne contro gli eretici e per rafforzare la loro pretesa di riconoscimento delle proprie scelte dottrinali.


Anche la Lettera agli Efesini viene definita assolutamente falsa da quasi tutta la Teologia critica. Grossi dubbi hanno suscitato sulla loro autenticità anche la Lettera ai Colossesi e soprattutto la Seconda Lettera ai Tessalonicesi. Infine, è generalmente negata la paolinità della Lettera agli Ebrei. Tertulliano la attribuì a Barnaba, altri l’attribuirono a Luca o a Clemente di Roma. Lutero, forse giustamente, ne ritenne autore un cristiano di nome Apollo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)