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martedì 10 giugno 2014

Le Lettere di Paolo (Parte seconda).147

Ad esclusione delle Lettere pastorali, delle Lettera agli Efesini, ai Colossesi, ai Tessalonicesi e agli Ebrei, tutte le altre Lettere paoline neotestamentarie sono state considerate autentiche, anche se contenevano aggiunte di mani estranee o erano messe insieme, sulla base di«determinati punti di vista della comunità cristiana», da ignoti manipolatori, com’è il caso della Seconda e anche della Prima Lettera ai Corinzi.

Oggi però, in base ad uno studio esegetico dei concetti espressi in esse, alle ricerche filologiche e storiche e di confronto eseguite dalla scuola di Tubinga, e ad un'analisi elettronica eseguita sul vocabolario dei testi, sono soltanto quattro le Lettere di sicura attribuzione: la Lettera ai Romani, quella ai Galati, e le due ai Corinzi (Josif Kryevelev, Analisi storico critica della Bibbia, Edizioni Lingue Estere, Mosca, 1949).

Le quattro di cui si parla risultano a loro volta così manipolate e contraffate, che alcuni esegeti, come M. Goguel (L'apotre Paul et Jèsus Christ, Libraire Fishbacher, Paris, 1904), giungono ad affermare che le due lettere ai Corinzi sono un assemblaggio di sei altre Lettere mal ricucite, e che la Lettera ai Romani presenta ben cinque finali.

Questo per quanto riguarda l'autenticità. Ma anche l'esegesi di queste Lettere ha suscitato grosse perplessità L’autore della Seconda Lettera di Pietro ( oggi dichiarata apocrifa dalla stessa Chiesa Cattolica) riscontrava nelle epistole paoline la presenza di «molte cose di difficile comprensione» (2 PeIr. 3, 16). Il Vescovo Policarpo scriveva che non era in grado di «tener dietro alla sapienza del santo e celebre Paolo» (Polyc., ad Phil. 3-2). Lo stesso Agostino confessò che molte cose gli «erano del tutto oscure» (Aug.,civ. Dei, 20, 19, 2).

Lutero, poi, come prima di lui Marcione, tentò una nuova interpretazione, per certi aspetti, del pensiero paolino nettamente contraddetta dalla Chiesa cattolica. Perciò Goethe poté affermare a buon diritto che l’Apostolo ha scritto cose, che l’intera Chiesa cristiana non è in grado di comprendere fino al giorno d’oggi. E ciò vale ancora per i nostri tempi.

Forse aveva ragione il teologo di Basilea e amico di Freud, Franz Overbeck, a dire al collega Harnack che Paolo ebbe un solo discepolo che lo comprese, Marcione - e questi lo travisò. E ancora di recente H.J. Schoeps, in un suo libro su Paolo dichiarò: «Da Marcione a Karl Barth, da Agostino a Lutero, a Schweitzer o a Buitmann, Paolo o è stato travisato o compreso solo parzialmente».



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)