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martedì 3 giugno 2014

Le contorsioni della storiografia ecclesiastica sul contrasto fra il cristianesimo paolino e quello petrino. 145

La Chiesa cattolica di fronte a questa polemica rovente all’interno del cristianesimo primitivo si è comportata con la sua consueta ipocrisia. Ha sminuito, banalizzato, marginalizzato tale spettacolo disastroso, sostenendo che l’opposizione giudeo-cristiana sarebbe stata costituita da un gruppetto sparuto della comunità originaria e che tra Pietro, capo degli apostoli, e Paolo ci fu sempre un amorevolissimo accordo, tanto che sono stati santificati nello stesso giorno.

Ma questa tesi appare già contraddetta dalla semplice riflessione che una minoranza irrilevante non avrebbe potuto sostenere una simile polemica tanto a lungo e con tanto vigore, e per di più contro l’autorità degli apostoli. A meno che il loro prestigio fosse davvero molto scarso!

Il tentativo di occultare questo enorme conflitto caratterizza già gli Atti degli
Apostoli, chiaramente pensati per appianare e mediare le controversie. In essi, infatti, Pietro e Paolo vivono le medesime esaltazioni celestiali, compiono gli stessi miracoli e tengono discorsi pressoché uguali. Ma tutto suona falso e artificioso.

A partire dal II secolo, così, la sintesi conciliatrice della Chiesa inventò lo splendido parallelismo, l’accoppiata ideale dei Principi degli Apostoli Pietro e Paolo, i modelli della cristianità, cui rivolgersi con assoluta venerazione. E ciò si verificò oscurando a poco a poco Paolo e mettendo, falsamente, in risalto il «primo Papa».

Il contrasto fra i due cristianesimi, quello paolino e quello petrino, venne posto in evidenza nel XIX secolo dalla Scuola di Tubinga e poi proseguito nella ricerca critica più recente nella quale viene unanimemente ammesso che fra la comunità originaria e Paolo si giunse ad aspri conflitti, sostenuti non da una esigua minoranza giudeo-cristiana, ma apertamente guidati in prima persona dagli apostoli stessi; e che non si trattò, sic et simpliciter, di diatribe limitate ad aspetti cerimoniali secondari, quali la circoncisione e le norme alimentari, ma di differenze ben più sostanziali, concernenti la teologia di Paolo, assai lontana sia dalla fede dei primi apostoli che dall’insegnamento di Gesù.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)