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venerdì 20 giugno 2014

Per gli apostoli Gesù era soltanto un uomo. 150

Secondo molti teologi e storici moderni gli apostoli e la comunità cristiana primitiva erano perfettamente integrati nella religione ebraica del loro tempo per cui non conoscevano né una fede in Gesù né la sua nascita da una vergine, della quale peraltro non sa nulla nemmeno Paolo, né una sua preesistenza, idea totalemte estranea al giudaismo e ignorata anche dai Sinottici. Ecco perché per molti Padri della Chiesa gli apostoli «non erano teologicamente evoluti».

Infatti per gli apostoli Gesù era una persona umana: «un uomo privilegiato da Dio mediante azioni straordinarie, miracoli e portenti»; era il «profeta» annunciato da Mosé, era il «servo» di Dio, «il santo e il giusto», il quale in seguito alla sua resurrezione, Dio «lo aveva fatto Signore e Cristo», cioè Messia. Ma secondo le concezioni veterotestamentarie il Messia, cioè il Cristo, era certo una creatura al di sopra di tutti gli uomini, straordinariamente privilegiata, ma pur sempre un essere mortale. Nel giudaismo non è mai esistito un Messia che fosse Dio stesso o che possedesse un’essenza divina.

Agli occhi degli apostoli, rigidamente monoteisti, come avrebbe mai potuto essere considerato un Dio quel Gesù che sentivano uomo come loro, col quale condividevano la vita quotidiana, col quale viaggiavano da un luogo all’altro e del quale conoscevano le inevitabili debolezze umane e forse sopportavano qualche indubbio difetto? Come potevano considerarlo un Dio se gli abitanti di Nazareth potevano permettersi di dire: «Ma questi non è Il figlio del falegname e di Maria, fratello di Giacomo, Joses, Giuda, Simone? E le sue sorelle non vivono forse fra noi?» (Mc. 6, 3)

E sperimentando proprio a Nazareth il fallimento della sua taumaturgia, come avrebbero mai potuto ritenerlo il Creatore dell’Universo? Ecco perché la Chiesa, una volta proclamata la divinità di Gesù accuserà di eresia i giudeo-cristiani ben fermi nella loro antica fede.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)