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martedì 23 settembre 2014

Il missionariato cristiano si attuò soprattutto mediante l'entusiasmo e la spontaneità. 171

La diffusione del cristianesimo non avvenne tramite una propaganda pianificata, né una centrale organizzatrice. Ciò che sostenne la missione dei cristiani fu l’entusiasmo dei suoi protagonisti poiché i missionari di professione erano pochi e tutto si attuava spontaneamente. Ogni cristiano agiva di propria iniziativa e la «buona novella» si diffondeva per forza propria, trascorrendo da una famiglia all’altra, da una casa all’altra, oggetto di discussione per le strade, nei mercati, nelle botteghe e negli ostelli. Questo entusiasmo missionario del Cristianesimo primitivo non fu fenomeno nuovo, in quanto sostituì direttamente quello a favore di Dioniso, di Iside e si altre divinità molto popolari.

Fin dall’inizio furono le donne le più trascinatrici, ben presto però eclissate dalla Chiesa quando questa si consolidò. Ma contribuirono alla sua crescita persino soldati e mercanti. Le conversioni erano facilitate dall’assenza di molte pastoie successivamente introdotte dalla Chiesa; inizialmente, per esempio, per diventare cristiani bastava aver ascoltato una sola predica e dichiararsi convinti e consapevoli. Ben presto, però, avvenne anche nel cristianesimo un fatto comune ad ogni altra religione, e cioè che, passato il primo slancio rivoluzionario, si attuò in esso un rapido processo involutivo che lo fece trapassare in una nuova fase di imborghesimento, chiusura e irrigidimento.


Ciò avvenne con l'istituzione della Chiesa che lentamente ma inesorabilmente si consolidò lungo i secoli II e III innescando una rapida involuzione. Con essa il periodo carismatico trapassò nel dogmatismo, la freschezza viva della fede nel confessionalismo controllato dalla gerarchia. La grazia finisce sotto i rigori della norma, lo spirito sotto il diritto ecclesiastico, il laico sotto il prete. La libera comunità fondata sull’amore scompare, sostituita dall’istituto clericale. Il Regno di Dio diventa un umano consorzio di interessi, un apparato ben oliato, definito con precisione dogmatica, cultuale, giuridica, politica e gerarchica, in stridente contrasto con la predicazione di Gesù. Il rapporto con Dio, non più diretto e spontaneo può verificarsi soltanto con la mediazione burocratica di un esercito di funzionari. 

Ciò comportò il distacco da ogni riferimento evangelico, un lassismo sempre più marcato e infine un’intolleranza oppressiva nei confronti di quanti non condividevano il credo cristiano e la sudditanza alla nuova istituzione.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)