Visualizzazioni totali

venerdì 5 settembre 2014

L'ascetismo paolino ha determinato anche la diffamazione del matrimonio. 166

Anche il matrimonio viene disprezzato da Paolo che lo considera una concessione alla carne peccaminosa, un male necessario, consentito solo «onde evitare di cadere in preda alla concupiscenza» (1 Corinzi 7,1 sgg. - 7,8 sgg.). Egli esclude un sincero legame matrimoniale; per lui non esiste una comunione né spirituale né sentimentale né sociale fra marito e moglie ma soltanto un’attrazione di natura sessuale. Quindi sarebbe proferibile rimanere scapoli giacché il matrimonio non reca con sé nulla di buono (1 Corinzi 7,28 sgg.) e condurre una vita casta come la sua. Solo che giustifica la sua castità non per virtù propria ma come conseguenza di una menomazione fisica. “Vorrei che tutti voi conduciate una vita casta come me, ma non tutti hanno il dono dell’impotenza”(1 Corinzi 7,1 sgg.).


Ma quando mai nei Vangeli troviamo che Gesù abbia predicato in favore del celibato? Una dichiarazione in questo senso avrebbe sollevato enormi perplessità, se non un proprio e vero scandalo. Al contrario, Gesù dichiarò esplicitamente: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?" (Matteo 19,4). Quindi Gesù mai dimostrò una qualsivoglia forma di ostilità nei riguardi del matrimonio e d'altronde i suoi apostoli erano sposati e molti testi apocrifi (Vangelo di Pietro. di Tommaso e di Filippo) affermano che anche lui era sposato con Maria di Magdala.


Nel Vangelo di Filippo troviamo: "Erano tre le donne che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella e la Maddalena che è detta sua consorte. Infatti si chiamavano Maria sua sorella, sua madre e la sua consorte" (Vangelo di Filippo, versetto 32). Nello stesso Vangelo, come ulteriore conferma, leggiamo: "...la consorte di Cristo è Maria Maddalena..." (Ivi, 55).


Una prova, sia pure indiretta, del fatto che anche Gesù dovesse essere sposato la deduciamo dalla norma ebraica che imponeva al maschio, come dovere religioso e come completamento della persona, l'obbligo del matrimonio. Questo dovere era ancora più indispensabile per uno che impersonava il ruolo di Rabbi o Maestro, e noi vediamo che Gesù è chiamato Rabbi o Maestro molte volte nei Vangeli sia canonici, sia gnostici ed apocrifi. "E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbi!" (Matteo 26,49). "Gli replicò Natanaèle: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!»" (Giovanni 1,49). Quindi Gesù, come tutti i Rabbi ebrei, secondo la legge Mishnaica del suo tempo, molto esplicita a questo proposito: "un uomo non sposato non può essere un Maestro", non poteva essere celibe (Massimo Bontempelli, Costanzo Preve. Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero, Petite Plaisance Editrice, Pistoia, 1997).


Gesù e Paolo non solo non vanno d'accordo sul matrimonio ma neppure sul divorzio sul quale anche i Sinottici si pronunciano in modo contraddittorio. In Marco e in Luca, Gesù vieta assolutamente la separazione, ma in Matteo la approva in caso di adulterio da parte della donna (Cfr. Mc. 10, 11; Lc. 16, 18 con Mt. 5, 32; 19, 9). In stridente contrasto col divieto presente in Marco e Luca, Paolo ammette il divorzio nel cosiddetto Privilegium Paulinum, in caso cioè di matrimonio misto fra cristiani e pagani, qualora questi ultimi richiedano la separazione. Da tutte queste considerazioni dovrebbe risultate ormai chiaro che lo schietto messaggio di Gesù fu da Paolo alterato nei suoi tratti fondamentali. La distanza fra i due è innegabile ed enorme.


Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)