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venerdì 12 settembre 2014

Le tendenze monoteistiche del primo secolo favorirono la rapida espansione del cristianesimo. 168

I romani, senz'altro duri e spietati sotto il profilo politico, erano del tutto tolleranti in campo religioso e ammettevano che i diversi popoli sottomessi seguissero liberamente i loro culti e le loro tendenze religiose. Anzi ne favorivano l'importazione da ogni parte dell'Impero per cui Roma, ancor prima dell'avvento del cristianesimo, era diventata un coacervo di centinaia di divinità, che tutte avevano il loro tempio e i loro seguaci. Oltre i culti orientali, le religioni asiatiche, siriache, egiziane e persiane, ogni altra nuova fede che si profilasse all'orizzonte incontrava allora, dovunque e sempre, grande interesse, curiosità e desiderio religioso. Ciò favorì enormementete la penetrazione del cristianesimo.

Ma anche le tendenze monoteistiche che si andavano diffondendo rapidamente, specie nelle classi più colte della società romana, divennero un eccellente terreno di cultura per il cristianesimo. Infatti le persone colte, pur insofferenti dei simulacri degli dèi, per conservatorismo o assuefazione, continuavano a prender parte alle cerimonie del culto, come accade oggi a molti intellettuali, che, seppure poco convinti, continuano a partecipare ai riti della Chiesa, ma in realtà aspiravano al superamento del politeismo.

Il monoteismo, predicato da Senofane di Elea fin dal 500 a.C. e poi perseguito da Eraclito e da Platone, appariva loro lo strumento più adatto e lo guardavano come una forma di illuminismo, di modernità, anche se palesemente eretico nei confronti del vecchio sistema religioso. A ciò si deve aggiungere la concezione scientifica unitaria del mondo che postulava un dio altissimo come reggitore dell’Universo. Platone a proposito di questo «Dio dell’universo», lo additava come un «reggitore delle cose presenti e passate», un «padre e signore».

Naturalmente questi concetti non erano patrimonio comune delle masse, tuttavia presso quasi tutti i popoli del mondo greco-romano si era diffusa negli ultimi secoli precristani una netta tendenza a una visione unitaria della divinità che favorì la nascita del sincretismo religioso. I differenti culti orientali si andarono via via assimilando e molte divinità, soprattutto in Asia Minore, si fusero insieme con un processo di profonda compenetrazione reciproca, allargandosi in direzione di un essere superiore universale. Fu così che l’egizio Serapide si fuse con Zeus, Helios, Asclepio e altri; Iside con Demetra, Artemide, Athena, e Afrodite; Mitra col babilonese dio del Sole Schamasch, diventando poi il Sol Invictus.

Tutto ciò avveniva con estrema serenità, senza che nessuno disprezzasse la religione degli altri, definendola menzogna e inganno, come faranno poi i cristiani una volta avuto il sopravvento. Questo processo di assimilazione continuò ovviamente anche dopo la comparsa del Cristianesimo che fu prono ad inserirsi in questo filone.

Infine, a contribuire al definitivo sviluppo del monoteismo fu la Monarchia Universale dell’Impero Romano, che, accorpando le singole nazionalità e facendole convivere pacificamente tra loro, fece supporre anche in cielo regnasse un analogo governo unitario e pacifico.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)