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martedì 22 novembre 2016

87– Il falso Jahvè. La riforma di Giosia (639-586 a.C.) e la nascita della Bibbia 1

Il ritrovamento del Deuteronomio e il monoteismo rigoroso
La figura di Giosia rappresentò l'ideale ispiratore di tutta la storia d'Israele. "Prima di lui non vi fu un re simile che facesse ritorno al Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le sue forze, osservando completamente la legge di Mosè, né dopo di lui ne sorse uno uguale" ( 2 Re 23, 25). È sulla sua figura quindi che vengono modellati Mosè, Giosuè e David nella Bibbia che nascerà sotto la sua regia, e la sua riforma religiosa assumerà un'importanza pari a quella del Patto di Dio con Abramo, dell'Esodo dall'Egitto o della promessa divina a re David. A lui dobbiamo le basi del giudaismo e della cristianità.
Durante i suoi trentun anni di regno su Giuda, egli si considerò un vero e proprio messia destinato a restaurare le glorie passate della casa d'Israele e a riportarla alla santità e attuò, con drastica determinazione, ma anche con inaudita ferocia, il totale sradicamento di ogni traccia di culto sincretico o diverso nel Regno di Giuda, inclusi gli alti luoghi (bamoth) che anticamente erano stati eretti nel paese e sempre tollerati anche dai sovrani considerati pii e devoti.

A far sbocciare in Giosia la determinazione di attuare la sua riforma religiosa fu, a detta dello storico deuteronomistico, il ritrovamento nel 622 a.C., durante un inventario nel tempio di Salomone, di un libro di origine oscura, che fu chiamato Deuteronomio (“libro della seconda legge”) (2 Re 22,8-23,24). Non sappiamo se il misterioso libro sia stato veramente trovato per caso nel vecchio Tempio o, piuttosto, se non sia stato scritto dai sacerdoti per ordine proprio di re Giosia, come molti ipotizzano; sappiamo però che ebbe un impatto enorme sul futuro del popolo ebraico. Il codice ritrovato fu subito considerato da tutti come il gran discorso di commiato di Mosè prima della conquista della Terra Promessa, e ritenuto quindi di rivelazione divina. Come autentica parola di Jahvè fu letto dal re durante un'assemblea nel Tempio, tra la commozione generale; l’assemblea si concluse col Patto di una nuova Alleanza tra Jahvè e il suo popolo.(2 Re 23,2-3). 

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)