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venerdì 6 ottobre 2017

Peccato e redenzione n. 24

Le funeste conseguenze derivate dal cristianesimo.


Se la favola infantile raccontata dalla Genesi sul peccato originale di Adamo e l'irrazionale invenzione che Dio per redimere l'uomo peccatore ha fatto incarnare e crocifiggere il suo figlio prediletto in una donna mortale, si fossero limitate soltanto a propinare all'uomo ingenuo l'illusione di vivere in eterno, il loro danno sarebbe stato limitato. Dopo tutto le illusioni, magari stupidamente, aiutano a vivere. Purtroppo non è stato così. Queste supreme assurdità, da quando sono state adottate come fondamento ideologico del Cristianesimo, hanno scatenato incalcolabili e devastanti danni a gran parte dell'umanità con guerre di religione, intolleranze e persecuzioni di ogni genere; con la repressione di ogni libertà personale e di ogni diritto civile; con l'asservimento fisico, morale e intellettuale; con la sistematica opposizione al progresso scientifico e all'evoluzione sociale e politica dell'uomo. Sono state, e sono tuttora, immani sciagure per gran parte dell'umanità.
Prima che l'egoico virus del monoteismo si diffondesse nel mondo col Mosè biblico, l'umanità, sotto il profilo religioso, era sempre vissuta in un'atmosfera di armonia e di pace perché nel politeismo tutti gli dèi godevano di pari dignità e venerazione (a similitudine oggi dei Santi della Chiesa Cattolica) ed erano, per così dire, intercambiabili. Mai nell'antichità, infatti, si erano verificate persecuzioni contro chi non professava la stessa fede del gruppo di appartenenza, o guerre di religione tra popoli che adoravano divinità diverse; anzi, si formavano spesso, tra i centri cultuali dedicati ai vari dèi, fraterni gemellaggi che implicavano scambi reciproci di pellegrini e stretti rapporti commerciali.
Con la fine del politeismo l'armonia religiosa è cessata per sempre e da allora il mondo è stato sconvolto da un'incessante conflittualità che ha seminato odio e intolleranza tra i popoli. Già il Dio d'Israele, Jahvè, ci appare nella Bibbia un Dio meschino, violento e assetato di sangue. Durante la conquista della Terra Promessa ordina al suo popolo di sterminare senza pietà tutte le popolazioni (uomini, donne, bambini), che adoravano un Dio diverso da lui, previa distruzione degli altari e delle statue delle divinità concorrenti.
I cristiani ereditarono da Paolo questo Dio e lo chiamarono non più Jahvè o Geova ma Padre Eterno, gli diedero un figlio, Gesù Cristo, che stando alla Bibbia egli non aveva mai saputo di avere, e un nipote, lo Spirito Santo, che nessuno ha mai capito da dove sia venuto. Pur ammantandolo di infinita bontà e misericordia hanno giustificato nel suo nome i crimini più atroci e le nequizie più nefande e gli hanno anche attribuito l'invenzione dell'inferno. Come si concili l'inferno con la bontà infinita e l'infinita misericordia nessuna contorsione teologica può spiegarlo, ma per loro tutto va bene.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)