La
vera identità del Gesù dei Vangeli
Finora
abbiamo esaminato la nascita dei due miti su cui poggia il
Cristianesimo facendo riferimento ai testi sacri che li hanno
generati: l'Antico e il Nuovo Testamento. Per la Chiesa questi
antichi testi sono considerati ispirati da Dio e quindi
rappresentano la verità assoluta e immutabile. Ma per gli studiosi
che non accettano i paraocchi dogmatici questi testi sono privi di
ogni validità storica e scientifica e quindi considerati alla
stregua di semplici leggende, pur considerando valido il concetto
che alla base di ogni leggenda c'è sempre un qualche avvenimento
storico che l'ha generata. Seguendo questo principio, recenti studi,
esaminando sotto una nuova luce le opere di Giuseppe Flavio, il
massimo storico ebreo del primo secolo, nelle quali vengono
descritti gli avvenimenti della Palestina fino alla guerra giudaica
del 70 d.C., sono riusciti ad identificare il mitico fondatore del
Cristianesimo, conosciuto nei Vangeli come Gesù Cristo, finora
risultato del tutto ignoto ai circa quaranta storici della sua
epoca. E tutto ciò, nonostante Giuseppe Flavio mai abbia nominato
Gesù, con questo nome, nelle sue opere, e la Chiesa, erede dei suoi
codici, abbia distrutto, dopo averli ricopiati, con grosse
manipolazioni e censure durante il Medioevo, i libri XVIII-XIX-XX
della sua opera principale “Antichità Giudaiche”, allo scopo di
nascondere ogni traccia del vero Gesù storico.
Il
Gesù descritto nei Vangeli come il mite agnello di Dio, sempre
pronto ad offrire l'altra guancia, vittima sacrificale divina per la
redenzione dell’umanità, fu in realtà, in base a questi studi,
come verrà ampiamente dimostrato nel proseguo del libro, un
dottissimo dottore della Legge mosaica e uno spietato zelota,
conosciuto come
di Giovanni di Gamala. Nato nella città di Gamala che si trova nel
Golan siriano, prossimo alla Galilea, era figlio dell'asmoneo Giuda
bar Ezechia, crocifisso nel 17 d.C. dal procuratore Valerio Grato per
insurrezione armata contro Roma. Discendeva quindi dalla famiglia
regale e sacerdotale degli Asmonei, fondata da Simone Maccabeo, che
nel 140 a.C. regnò sul Regno di Giuda e i cui discendenti furono
detronizzati nel 63 a.C. da Pompeo Magno che sottomise la Palestina
a Roma come regno vassallo.
Nel
37 a.C., ignorando
il “Diritto”
degli Ebrei (la Legge mosaica) che prevedeva che fosse nominato come
“Re dei Giudei” un autentico israelita,
di sangue reale e di dignità sacerdotale, Marco Antonio e Gaio
Giulio Ottaviano, allora Triumviri, avevano insignito come re
vassallo di Israele un mezzo sangue idumeo (semigiudeo di estrazione
araba) senza dignità sacerdotale, di nome Erode. Questo fatto
costituì per il popolo ebraico e per il Sinedrio, il massimo organo
di governo, un affronto insopportabile e determinò un odio
imperituro verso il monarca idumeo e i suoi discendenti.
Erode,
appena divenuto re, compì due gravissimi misfatti: uccise l'asmoneo
Ezechia di Gamala, avente diritto al trono dei Giudei, essendo di
stirpe regale e bene accetto dalla nazione, e poi sterminò l'intero
Sinedrio che lo aveva accusato di aver violato la legge con
quell'omicidio. Non ebbe però l'avvertenza di uccidere il figlio di
Ezechia di nome Giuda. Questi, sposato con una nobile asmonea di nome
Maria (la Maria dei Vangeli), divenne un coltissimo rabbino e finché
visse Erode il Grande, che governava con spietata durezza, rimase
alla macchia. Dopo la morte di Erode (4 a.C.), in quanto discendente
degli Asmonei rivendicò il diritto a divenire “Re dei Giudei”
(Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, XVII 272). A tal fine
capeggiò la rivolta contro Erode Antipa (figlio di Erode il Grande),
assalì il palazzo reale del Tetrarca e dopo averlo spodestato, si
proclamò “Re dei Giudei” e si insediò a Sepphoris, capitale
della Galilea, venendo conosciuto da quel momento in poi come “Giuda
il Galileo”.
Ma
Roma non perse tempo e subito inviò il figlio di Publio Quintilio
Varo, il quale, con le sue legioni, dopo avere cinto d'assedio
Sepphoris, fece radere al suolo la città (Ant. XVII 289), indi
ridusse in schiavitù i sepphoriti e, dopo aver crocefisso duemila
ribelli, riportò l'ordine in tutta la Palestina. Ma Giuda il
Galileo riuscì a salvarsi con la fuga. Nel 6 d.C., quando Publio
Sulpicio Quirinio, fu incaricato da Gaio Cesare Ottaviano di
effettuare il censimento di Giudea, Samaria e Idumea, appena annesse
alla Provincia di Siria dall'Augusto Imperatore in seguito alla
destituzione di Archelao, figlio di Erode il Grande, per manifesta
incapacità, Giuda il Galileo fondò” la setta degli zeloti,
chiamata la “quarta filosofia”, e diede inizio alla lotta armata
contro le legioni romane per contrastare il censimento.
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