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martedì 18 giugno 2013

Eracle e Cristo. 49

Le antiche saghe riguardanti Eracle e il culto religioso a lui attribuito erano conosciutissimi in Siria, in Grecia, a Roma e sul Reno ai tempi di Gesù.La somiglianza fra il mito di Eracle e la figura di Cristo fu spesso oggetto di attenzione da parte di molti studiosi, ma fu il filologo Friedrich Pfister a definire l’esistenza di una filiazione diretta di Gesù dal dio pagano. I parallelismi tra i due sono impressionanti e iniziano fin dalla loro nascita.

Come Anfitrione, il padre umano di Eracle, vive a Micene con la vergine Alcmena, così Giuseppe, il padre umano di Gesù, vive a Nazareth con la vergine Maria; come Anfitrione si astiene dai rapporti coniugali con Alcmena fino alla divina concezione, così fa anche Giuseppe. Come Anfitrione migra da Micene a Tebe insieme ad Alcmena, così Giuseppe trasmigra con Maria da Nazareth a Betlemme, e alla fine di queste peregrinazioni nascono sia Eralcle che Gesù.
Entrambi i pargoli divini vengono perseguitati subito dopo la nascita. Appena, infatti, la dea Era apprende che il figlio di Alcmena e di Zeus suo marito.
diverrà re, decide di perseguitarlo esattamente come farà Erode quando apprende dai Magi la nascita del re d'Israele e decide di farlo uccidere. Gesù ed Eracle sono quindi costretti a fuggire.

All'inizio della loro attività pubblica entrambi si ritirano in solitudine nel deserto e vengono sottoposti alle tentazioni durante le quali vengono mostrati loro dalla cima di una montagna tutti i regni della terra. E come Eracle, anche Gesù supera la tentazione. Tutta l’attività della loro vita di adulti presenta analogie sorprendenti essendo costellata delle medesime sofferenze.

Particolarmente sorprendenti appaiono le corrispondenze fra la religione di Eracle e il Vangelo di Giovanni che, essendo il Vangelo canonico più recente, contiene più degli altri un patrimonio concettuale pagano. Nei tre Vangeli più antichi il discepolo prediletto non si trova ai piedi della croce e nemmeno la madre di Gesù; le donne, infatti, osservano «da lontano». In Luca leggiamo: «Tutti i suoi conoscenti stavano lontani».

In aperto contrasto con questo racconto, nel Vangelo di Giovanni il discepolo prediletto e la madre di Gesù si trovano sotto la croce. Analogamente al momento della morte di Eracle sono presenti la madre e il discepolo prediletto Hyllos! E non solo. Eracle muore eroicamente pronunciando le parole epiche «E’ compiuto». Gesù nel racconto di Giovanni si comporta allo stesso modo e, in aperto contrasto coi sinottici che lo descrivono in profonda crisi esistenziale, non mostra alcun cedimento morale e muore pronunciando le identiche parole di Eracle.

In seguito alla morte di Gesù, secondo i Vangeli, la terra tremò e si spaccò e caddero le tenebre, esattamente come avvenne, secondo la leggenda, alla morte di Eracle. E per concludere: Eracle risorto, come Gesù, ascese al cielo per cogliere dal padre divino il premio delle proprie fatiche e il diretto responsabile della sua morte, si impiccò, pentito e sconvolto, come Giuda.

All’epoca di Gesù era molto diffusa una religione di Eracle che lo additava come l’ideale del saggio e il più sublime modello etico per l'intera umanità.
Addirrttura, nelle due tragedie di Seneca: Hercules furens e Hercules Oetaeus, Eracle viene indicato come l’autentico Figlio di Dio, il Salvatore del mondo.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)