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venerdì 7 giugno 2013

Le molteplici affinità tra Gesù e altri fondatori di antiche religioni. 46


I parallelismi tra le antiche religioni e il cristianesimo sono spesso così evidenti da giustificare chi crede che il cristianesimo sia fondamentalmente una sintesi delle religioni che lo precedettero. Oggi esamineremo in particolare il rapporto tra Buddha e Cristo. Già Schopenhauer riconobbe giustamente l’affinità tra Cristianesimo e Buddismo affermando:Tutto ciò che è vero nel Cristianesimo, si trova anche nel Brahmanesimo e nel Buddismo. Come spiegare un fatto del genere? Ammettendo che nell'antichità di certo ha avuto luogo uno scambio continuo del patrimonio religioso ideale tra l'Oriente e l'Occidente. Mercanti, ambasciatori e dotti indiani giunsero spesso in Occidente e viceversa determinano prestiti reciproci; fu addirittura sostenuta la tesi di una presenza di Gesti in India, ma senza possibilità di prova.

La storia di Buddha (ca. 560-480 a.C.) presenta diversità notevoli da quella di
Gesù: non è il figlio di un falegname, ma di un re, non viene perseguitato né da giovane né da adulto, e non finisce ancor giovane sul patibolo, come un delinquente comune, ma passa a miglior vita vecchio di 80 anni. Esistono poi differenze dottrinali significative. Tuttavia, la sua vita e la sua predicazione offrono molte analogie degne di nota col Cristo biblico.

Prima della sua venuta, Buddha dimora quale entità spirituale fra le divinità del cielo e discende volontariamente sulla terra per la salvezza del mondo e, come il Cristo biblico, viene generato in modo miracoloso. Gli Angeli lo proclamano Redentore e annunciano alla vergine madre: «Ogni gioia piova su di te, Regina Maya; giubila e sii lieta, perché il bimbo che hai partorito è sacro!». Gesù, alla presentazione del Tempio, viene accolto dal sacerdote Simeone che, prendendolo tra le braccia esclama estasiato:«Signore, adesso congeda il tuo servo in pace, come hai promesso; perché i miei occhi hanno visto la salvezza, che hai posto davanti agli occhi di tutti i popoli, una luce per illuminare i pagani e per magnificare il tuo popolo d’Israele»(Lc. 2, 25 sgg.). Un analogo episodio illustra la vita di Buddha. Il Simone buddista, è il vecchissimo e santo veggente Asita che, ormai prossimo a morte, si reca dal neonato, lo innalza sulle braccia e proclama estasiato: «Costui è l’incomparabile, il più illustre fra gli uomini. Questo fanciullino attingerà il culmine della piena illuminazione». 

Altro episodio comune tra Gesù e Buddha riguarda il dodicenne Gesù nel tempio. che si intrattiene con gli scribi, stupefatti della sua profonda dottrina, mentre i genitori lo cercano. Analogamente il Principe Buddha a scuola, conosce già tutte le scritture e dodicenne compie un breve viaggio, viene smarrito e ritrovato immerso in meditazione profonda.

Nella letteratura antica, però, a dire il vero, sono presenti molti episodi analoghi ad una simile leggenda.  Ad esempio il racconto sul dodicenne nipote del re Ramsete II, del quale il testo egizio, dice: «Il fanciullo crebbe e divenne robusto. Fu mandato a scuola e ben presto superò lo scriba che lo doveva istruire. E allorché il fanciullo raggiunse l’età di dodici anni, era tanto sapiente, che a Memphis nessuno scriba o dotto gli era pari nella lettura dei libri di Magia». Simili parallelismi riguardano altre personalità antiche. Epicuro iniziò a dodici anni lo studio della filosofia (Diogene Laertio. 10, 14), e alla stessa età Augusto tenne una pubblica orazione (Svetonio. Aug. 8,1). Lo storico ebreo Giuseppe Flavio narra che a 14 anni era tanto avanti nella conoscenza della Legge, che esimi esperti di Gerusalemme si recavano da lui per consultarlo.

Altri parallelismi tra Gesù e Buddha. A circa trentanni, come in seguito il Cristo dei Vangeli, Buddha inizia la sua vita pubblica. Mentre digiuna e mortifica la carne, come Gesù viene tentato dagli spiriti maligni, dopo il digiuno di 40 giorni e 40 notti (Mt. 4, 2 sg.). Una storia simile di tentazioni veniva raccontata anche per Zarathustra. Ma le analogia non si fermano qui.

Come Gesù, anche Buddha va in giro in volontaria povertà, col seguito di numerosi discepoli, ai quali si manifesta con detti, metafore e parabole. Come il Cristo evangelico, anche Buddha ha dodici discepoli preferiti, e i suoi primi seguaci sono due fratelli, come i primi seguaci di Gesù . Buddha e Gesù hanno un discepolo prediletto e uno traditore. Devadatta è il traditore di Buddha e fa una fine miseranda come Giuda. Con la stessa durezza, con la quale Gesù combatte i Farisei ligi alla lettera della Torah, così Buddha critica la pratica esteriore della legge da parte dei Brahmini credenti nel Veda.

Come Buddha bolla d’infamia i Brahmini ipocriti, allo stesso modo Gesù smaschera i Farisei: definendoli « .. sepolcri imbiancati, belli a vedersi esteriormente, ma dentro pieni di ossa di morti e di ogni putridume» (Mt. 23,27). Infine, anche i pensieri di Buddha sulle abluzioni rituali, su ciò che è puro e su ciò che è impuro, sono analoghi ai giudizi di Gesù.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)