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martedì 4 giugno 2013

Tutti i miracoli attribuiti a Gesù erano già stati raccontati in età precristiana.45


Ogni religione ha dimostrato coi miracoli la «verità» delle sue dottrine. Infatti: guarigioni, resurrezioni, moltiplicazioni di pani, passeggiate sull’acqua, viaggi all’inferno o al paradiso, interventi sulla natura e così via erano prodigi standard di tutte le religioni antiche che precedettero Gesù. Non sorprende quindi che nei decenni successivi alla sua morte tali miracoli, vivi nella fantasia popolare, furono trasferiti a lui, e la sua immagine venne sublimata
dallo splendore della leggenda.

La letteratura specialistica dimostra che i miracoli evangelici coincidono sia nella loro stilizzazione che nel contenuto coi miracoli delle altre religioni per cui è evidente l’origine pagana delle leggende sinottiche. Più tardi molti miracoli furono attribuiti a Maometto, perché, come Gesù fu posto in concorrenza con le divinità pagane, così Maometto fu contrapposto a Gesù. I tratti tipici dei miracoli profani si ripropongono con perfetta similitudine con quelli del Nuovo Testamento. Ad esempio, come Gesù incontra il fanciullo di Nain mentre viene condotto al sepolcro, così anche i taumaturghi pagani erano soliti incontrare il feretro per avere l'occasione di operare la resurrezione. Altri elementi in comune sono il tocco della mano del malato, l’esplicito richiamo alla lunga durata della malattia, l’intensità della sofferenza, gli inutili sforzi dei medici, il successo immediato, lo stupore delle persone e altri simili tratti caratteristici.

Le guarigioni miracolose, soprattutto gli esorcismi, erano assai familiari agli antichi sia ebrei che pagani e dappertutto si incontravano esorcisti che
cacciavano demoni, guarivano turbe psichiche, la follia, l’isteria, l’epilessia. Le narrazioni di questi eventi sono spesso eguali e assai schematizzate.
In quel tempo non erano affatto eccezionali né la camminata di Gesù sull’acqua né il placamento delle tempeste marine. Asclepio e Serapide erano considerati veri maestri in simili prodigi. Inoltre, esisteva presso gli ebrei tutta una serie di straordinarie esorcizzazioni di tempeste, come possiamo evincere da questo racconto: «Accadde a una nave pagana... e c’era in essa un giovane ebreo. Si levò quindi una grande tempesta... e allora dissero a quel1’ebreo: Figliolo, alzati e invoca il tuo dio!.., subito il giovane si levò.., e gridò.., e il mare si tacque».

Nemmeno resuscitare i morti costituiva allora qualcosa di eccezionale , se è vero che esistevano vere e proprie formule specialistiche in proposito. A Babilonia, dove l’idea della resurrezione dalla morte era straordinariamente diffusa, molte divinità venivano definite esplicitamente «resuscitatrici». Nel Medioevo la Chiesa, ancora in preda a alla supestizione più tenebrosa, superò ogni limite ammettendo resurrezioni in serie. I Libri dei Miracoli del Sacrario Bavarese di Inchenhofen indicano 173 resurrezioni ottenute «con l’invocazione e l’intercessione di qualche santo locale.

Anche i papi, allora, diedero il proprio contributo. Fra i cento e più miracoli assemblati nel secolo XIII per il processo di beatificazione di Sant’Elisabetta ed esaminati alla corte papale di Perugia dai più autorevoli prelati della Chiesa, poi approvati ufficialmente dal Papa, ci sono nove resurrezioni. Ma con l'avvento dell'Illuminisno miracoli simili sono spariti, o meglio,evaporati nel nulla, e oggi la Chiesa si deve a mala pena accontentare di qualche pseudoguarigione, spesso contesta della scienza.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)