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martedì 27 maggio 2014

La Comunità primitiva contro Paolo. (Parte seconda) 143

Ma chi erano, secondo Paolo, i servitori di Satana, i falsi apostoli che lo osteggiavano? Indubbiamente i massimi esponenti della Chiesa di Gerusalemme, soprattutto Giacomo e Pietro.

Può servire a mettere meglio a fuoco il rapporto fra Pietro e Paolo la constatazione che quest’ultimo evita il nome onorifico grecizzato di Pietro, la roccia, utilizzando al suo posto la forma aramaica e forse spregiativa di Cefa. La Chiesa giustifica questo fatto facendo credere che Paolo volesse semplicemente richiamarsi alla tradizione originale ebraica. Ma noi sappiamo che, in verità, Paolo, di questa aveva ben poco rispetto. Infatti per dare legittimazione alla sua dottrina egli non si richiama mai all'ebraismo ma proclama un mandato personale ricevuto da Dio.

Negli ultimi anni della sua vita l’ostilità verso la Comunità originaria si acutizzò
ulteriormente, soprattutto nei confronti delle sue correnti più radicali.Durante i due anni di prigionia di Paolo in Cesarea, Giacomo, il vero capo della Chiesa di Gerusalemme, non fece assolutamente nulla per lui. Al contrario, gli antipaolini raccolti intorno al fratello di Gesù diedero l'impressione di stare apertamente dalla parte degli accusatori di Paolo e di desiderare una sua condanna.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)