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venerdì 4 dicembre 2015

106 -“L'invenzione del cristianesimo” - Le fonti del Nuovo Testamento. Breve esame dei quattro Vangeli (Parte seconda.)

Il Vangelo di Matteo è molto legato alla messianicità di Gesù e fa molti riferimenti agli adempimenti profetici, come ad esempio: la dichiarazione della sua origine regale da parte dei Magi, la persecuzione di Erode, la fuga in Egitto e la genealogia regale di Gesù, ignorate dagli altri evangelisti.
Esso inoltre mostra una stretta aderenza alle teorie essene per la sua forte carica sociale e politica in difesa dei poveri e degli umili, culminante nel Discorso della Montagna, vero manifesto dell'ideologia religiosa e sociale di Gesù, ancora ai nostri giorni considerato uno dei momenti più elevati del cristianesimo.
È marcatamente antiebraico e contiene l'automaledizione pronunciata dai gerosolimitani: "Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli" (Matteo 25,25), che tanto peserà sul destino degli ebrei fino ai nostri giorni. Per la Chiesa fu redatto tra il 40 e il 50 (vedi Sacra Bibbia, ed. C.E.I.), ma ciò è assolutamente inverosimile anche perché contiene riferimenti all'uccisione di Zaccaria, figlio di Baracchia, avvenuta, secondo Giuseppe Flavio, nel 67. Molto verosimilmente fu redatto, nella versione attuale, dopo il 150 perché contiene il “Tu es Petrus” che non può essere stato inserito prima in quanto solo in quella data la Chiesa paolina tolse a Giacomo il primato sulla comunità di Gerusalemme per passarlo a Pietro.
L'attribuzione del Vangelo di Luca sembra non implicare nessuna difficoltà dal momento che negli Atti l'autore si collega ad esso attraverso la dedica a Teofilo per rivendicarne chiaramente la paternità. Quindi, i due documenti sembrano scritti dalla stessa persona. Il problema nasce sull'identificazione del vero nome dell'autore comunemente ritenuto Luca, un discepolo di Paolo che lo seguì personalmente in molti viaggi e che di professione faceva il medico.
Alcuni studiosi attribuiscono questo Vangelo e gli Atti ad un personaggio di nome Dema, probabilmente proprietario e conduttore dell'imbarcazione che servì a Paolo per molti dei suoi viaggi. Negli Atti l'autore è spesso presente agli episodi che vengono narrati e dimostra una perfetta conoscenza delle rotte marittime e dei termini marinari che usa con proprietà. Lo troviamo presente nei momenti di navigazione e quasi mai nei viaggi a terra, escluso l'ultimo a Gerusalemme. Altra cosa strana: Luca e Dema appaiano sempre assieme; dove c'è l'uno c'è sempre anche l'altro. Sappiamo che Paolo soffriva di un male oscuro che gli procurava continue sofferenze fisiche, quindi è plausibile che avesse un medico che lo seguisse per dargli le cure necessarie. Ma il medico Luca, supposto autore di Atti e del Vangelo omonimo, non accenna mai alle sofferenze fisiche dell'apostolo e in due occasioni emblematiche: la caduta del giovane Eutico dalla finestra (Atti 20,9-12) e il morso alla mano di Paolo da parte de una vipera (Atti 28,3-4) mostra di non saper dare alcun soccorso medico. In compenso, però, come abbiamo detto sopra, mostra di conoscere perfettamente le rotte marittime, il nome dei venti e le norme di navigazione. Il suo racconto è indubbiamente uno dei documenti più istruttivi sulla conoscenza dell'antica arte della navigazione. Ma l'interruzione improvvisa di Atti suscita la massima perplessità. Scrive Paolo da Roma nel 63 a Timoteo: "Cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica…Solo Luca è con me" (2 Timoteo 4,9-11). Strana coincidenza: Dema lascia Paolo e gli Atti terminano bruscamente, anche se Luca rimane con l'apostolo. Perché questa rottura improvvisa e inspiegabile? Non è che di fronte al tradimento di Dema: le sue opere: il Vangelo e gli Atti, cambiano paternità e vengono messi sotto il nome del fedele Luca?
Secondo Tatiano, autore del Diatesserone, scritto nel 175, (libro che riuniva in un solo testo i quattro Vangeli canonici), i Vangeli di Luca e di Matteo non contenevano l'annunciazione e la nascita di Gesù, aggiunte soltanto posteriormente, come riteneva anche Girolamo, autore della Vulgata. Ciò dimostra che anche il Vangelo di Luca, come del resto tutti gli altri Vangeli, abbia subito continue sovrapposizioni fino a tutto il IV secolo e oltre.
Comunque questo Vangelo è stato senz'altro scritto, nella sua redazione primitiva, da un discepolo di Paolo, allo scopo di fornire all'apostolo uno strumento di evangelizzazione che fosse in perfetta sintonia con la sua teologia. Luca è il più fantasioso degli evangelisti in campo teologico perché nelle sue opere gli angeli appaiono spesso: annunciano l'incarnazione di Cristo alla vergine Maria, comunicano la nascita ai pastori di Betlemme, proclamano la resurrezione di Gesù e liberano Pietro di prigione. La sua eccessiva mitologia teologica ha destato qualche perplessità anche tra i Padri della Chiesa.

Come negli altri due Vangeli Sinottici di Marco e Matteo, anche in questo la vicenda pubblica di Gesù viene ridotta ad una sola annata (in Giovanni, invece, dura tre anni), mentre rispetto agli altri Vangeli la visione apocalittica viene meno drammatizzata, per cui dovrebbe essere ulteriormente postdatata la sua stesura definitiva. 

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)