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venerdì 18 dicembre 2015

110 - “L'invenzione del cristianesimo” - Le fonti del Nuovo Testamento. Le fonti romane ed ebraiche

Gli storici romani Tacito, Svetonio e Plinio il Giovane hanno scritto su Cristo poche righe (senza mai chiamarlo col nome di Gesù), dalle quali emerge un personaggio totalmente diverso da quello che ci propongono i Vangeli. Non un predicatore pacifico, propugnatore della non violenza e dell'amore universale, ma un agitatore politico estremamente pericoloso, sul genere dei terroristi che oggi minacciano l'Occidente.
Di conseguenza anche i cristiani sono descritti come una setta turbolenta e perniciosa, responsabile di frequenti disordini per istigazione del loro Messia (Cristo). Gli storici latini ben sapevano che il termine greco Christos traduceva l'ebraico Messia (Mashiah in aramaico) che era un titolo regale che significava "l'Unto", cioè il prescelto da Jahvè per essere il re dei Giudei, e, in perfetta sintonia con Pilato, consideravano giusta la condanna a morte di Gesù come un ribelle che propugnava la liberazione nazionale e religiosa del suo popolo.
Come abbiamo visto in precedenza a proposito di Tacito anche i testi latini sono stati talora oggetto di interpolazioni da parte di amanuensi cristiani per essere adattati alle esigenze catechistiche e teologiche della Chiesa.

Le fonti ebraiche sono nulle come quelle latine e in base ad esse Gesù risulta praticamente uno sconosciuto. L'autore fondamentale è Giuseppe Flavio, che in Antichità Giudaiche (o Storia dei Giudei) ci tramanda due riferimenti importanti: uno riguarda Gesù e l'altro il fratello di Gesù, di nome Giacomo Ma la sua testimonianza (conosciuta come «Testimonium Flavianum») è considerata dagli storici un'evidente manipolazione della Chiesa e quindi totalmente falsa.
II testo si riferisce a Gesù, ma, come spiega l'esegeta Guy Fau: "I passaggi riguardanti Gesù, detto il Cristo, appaiono la prima volta nel IV secolo per opera di Eusebio di Cesarea non trovandosi ancora nell'opera “Storia dei Giudei” ai tempi di Origene (185-254), poiché è proprio Origene che ci assicura nel suo "Contra Celsum", che Giuseppe Flavio non ha mai parlato di un Gesù detto il Cristo. La falsificazione è quindi così manifesta che la Chiesa stessa non difende più questi due passi di Giuseppe Flavio” (Guy Fau - La Fable de Jesus Christe. III - Le silence des auteurs Juifs, Editions de l'Union rationaliste, Paris, 1964).
Anche lo storico ebreo Giusto di Tiberiade nella sua cronaca che va da Mosé agli anni in cui vide la luce il Vangelo di Giovanni, tace di Gesù esattamente come Giuseppe Flavio, nonostante fosse suo contemporaneo e quasi conterraneo. Infatti, viveva a Tiberiade non lungi da Cafarnao. Ce lo conferma il patriarca Fozio di Costantinopoli che avendo il libro di Giusto sottomano (svanito nel X secolo) si meravigliava del fatto che non parlasse di Gesù. Il dotto ebreo Filone di Alessandria, che sopravvisse a Gesù di circa vent’anni, e di cui possediamo circa cinquanta scritti, nelle sue opere parla diffusamente delle sette giudaiche, in particolar modo degli esseni e menziona perfino Pilato, ma ignora totalmente Gesù e anche Paolo. E pensare che, a detta di Fozio, era ritenuto un cristiano pentito.
Sono invece importanti, per capire la derivazione di molti detti di Gesù e del suo messianismo jahvista, i Rotoli del Mar Morto, rinvenuti a Qumran nel 1947 e alla fine del 2001 pubblicati in versione integrale. Comprendono i commenti ai testi biblici scritti dalla comunità degli esseni e gli statuti che erano alla base della loro setta, quali: la Regola della Comunità, la Regola dell'Assemblea, il Documento di Damasco, le Regole della Guerra dei Figli della Luce contro i Figli delle Tenebre e il Commentario di Abacuc.


FINE

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)