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giovedì 11 febbraio 2016

Il Gesù dei Sinottici fu anche sfiorato da concetti filosofici greci. 247

Gesù, stando ai Sinottici, era figlio di un artigiano di paese e quindi poteva acquisire le sue conoscenze per le strade, i mercati e attraverso la lettura del Vecchio Testamento, ma soprattutto frequentando assiduamente le sinagoghe. Tutti gli ebrei, infatti, imparavano a conoscere nelle sinagoghe i testi sacri, ma solo i pochi che frequentavano scuole di tipo teologico diventavano dottori o scribi. Costoro erano tenuti in gran considerazione dalla gente comune.

Gesù non fu mai un dottore nel vero senso della parola e gli scribi e i farisei, che lo sapevano, lo consideravano un rabbi (maestro) sprovvisto di titoli e quindo lo trattavano con supponenza, nonostante si mostrasse sempre istruito in maniera compiuta quando parlava, e possedesse una conoscenza completa della Legge, sì da poterla discutere apertamente nel Tempio, alla pari con scribi e farisei.

Come spiegare il fatto che Gesù ci appare così preparato nella cultura religiosa del suo tempo? Una possibile risposta a questa domanda possiamo darla ammettendo che egli abbia trascorso un periodo, più o meno lungo, presso gli esseni di Qumran che si dedicavano soprattutto allo studio e all'esegesi della Bibbia e che la sua attività pubblica abbia avuto inizio dopo l'incontro col Battista, che era sicuramente un esseno.

Ma forse alla formazione di Gesù contribuirono anche alcuni insegnamenti filosofici, allora patrimonio comune di molti filosofi pagani, soprattutto degli Stoici e dei Cinici. Infatti a Gadara, dove predicò più volte Gesù, esisteva una scuola filosofica cinica fin dal III secolo a.C. Questa scuola, che certamente Gesù ebbe modo di conoscere, predicava il monoteismo (cioè la condanna del culto degli dèi), il disprezzo per gli onori, il lusso e la ricchezza; l'amore per i deboli, gli umili e gli oppressi. I suoi predicatori vaganti, percorrevano le contrade e i villaggi, rivolgendosi preferibilmente ai poveri, agli schiavi, agli emarginati anche di pessimi costumi. Insomma, come Gesù, che accettava tra i suoi seguaci pubblicani e prostitute.

Se possiamo ammettere che il Gesù dei Sinottici fu sfiorato da concetti filosofici greci, dobbiamo riconoscere che non si diede affatto pena di sistematizzarli in forma di dottrina coerente. Anche perché i suoi seguaci, e perfino i suoi stretti discepoli, erano per usare le parole del Nuovo Testamento «gente ignorante e indotta» (Atti, 4, 13).


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)