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venerdì 21 ottobre 2016

78– Il falso Jahvè. Lo scisma e la nascita dei regni di Giuda e di Israele 9

Si può pertanto affermare che al tempo di Ezechia i giudei erano arrivati a vedere un simile oggetto come un'immagine proibita dal secondo comandamento, ma per Mosè, il gran legislatore in persona, non era stato così. La realizzazione del bastone con il serpente, durante la peregrinazione nel deserto, è descritto nel Libro dei Numeri:
"Allora il Signore disse a Mosè: «Fa' un serpente di metallo e fissalo in cima a una pertica» [...] Mosè fuse un serpente di bronzo e lo pose in cima a una pertica" [...] (Numeri 21,8-9).
Parrebbe dunque che al tempo di Giosia i giudei avessero reso il secondo comandamento molto più rigido di quanto avesse originariamente indicato Mosè. Oltre al bastone con il serpente, Mosè impose anche di fissare le corna del toro ai due lati dell'altare dei sacrifici, come più tardi fecero i sacerdoti di Baal. Quindi, se gli autori dell'Antico Testamento ci danno l'impressione che il Regno d'Israele fosse una nazione di pagani, questo sembra dipendere dal fatto che al tempo in cui il testo fu compilato si erano sviluppate due interpretazioni diverse della religione ebraica.
Quali erano dunque gli idoli che i giudei rimproveravano agli israeliti? Effigi che rappresentavano Jahvè e antiche sacre reliquie. Quanto al nome Baal, sembra che in realtà fosse un antico titolo di Dio, prima che intervenisse il nome Jahvè; risalirebbe ad un periodo religioso più primitivo. Troviamo nel Libro di Osea, un profeta che predicava nel Regno d'Israele al tempo in cui fu conquistato dagli Assiri: "E quel giorno, disse il Signore, mi chiamerai Ishi, e non mi chiamerai più Baali (Baal)" (Osea 2,16).
Come mai a un certo punto il nome Baal fu severamente proibito nel Regno di Giuda? Probabilmente perché venne associato al nome del Dio filisteo Zebub.
Sembra infatti che alcuni israeliti, divenuti seguaci di questa divinità, cominciassero a chiamarla Baal-Zebub, "il Signore Zebub" da cui deriverebbe il nome del demonio Belzebù, usato nel Nuovo Testamento (2 Re 1,1-16).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)