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venerdì 28 ottobre 2016

80– Il falso Jahvè. Il Regno d'Israele 2

Nella Bibbia esistono due pseudo profezie, così possono essere definite in quanto sono state aggiunte a posteriori, cioè dopo l'accadimento dei fatti per giustificarli, dunque "prophetiae post eventum". Sono abilmente inserite nel racconto del crollo della monarchia unita e della fondazione del regno indipendente d'Israele e vogliono dimostrare, in base alla nuova teologia giosiana, che tutte le sciagure che colpivano Israele erano riconducibile a delle punizioni divine per ricadute nell'idolatria. La prima, annunciata a Salomone da un profeta per ordine di Dio, recita: "Poiché hai fatto questo e non osservasti il mio Patto e i miei statuti che ti prescrissi, strapperò da te il regno e lo darò ad uno dei tuoi servi.[..] Tuttavia non strapperò tutto il regno, una tribù la darò a tuo figlio, ciò faccio per riguardo a David mio servo e a Gerusalemme che elessi" (1 Re 11,11-13). Con ciò specificando che la promessa originale fatta a David, il regno imperituro su tutto Israele per i suoi discendenti, era stata compromessa ma non del tutto annullata dal peccato di Salomone. La ricongiunzione dei due regni, in un futuro più o meno lontano, era ancora possibile
Una seconda profezia (1 Re 11,31-39). designava che a regnare nel nuovo regno di Israele sarebbe stato Geroboamo, figlio di Nebat, un efraimita, funzionario di Salomone. Costui, all'uscita di Gerusalemme, incontrò il profeta Achia di Silo che, alla sua vista, si strappò le vesti di dosso, le fece in dodici pezzi e gliene porse dieci, dichiarandolo nuovo re d'Israele, a patto che non commettesse le stesse colpe di Salomone. La promessa che Dio fa a Geroboamo, tramite questa pseudo-profezia, a differenza di quella fatta a David, pone una condizione chiarissima: proteggerà il suo regno solo fintantoché egli farà quel che è giusto agli occhi del Signore, cioè non ricadrà nell'idolatria.

Lo storico deuteronomista quindi considerava la divisione della monarchia unita di David e Salomone un contrattempo temporaneo con un possibile lieto fine se il Regno di Giuda fosse rimasto fedele al Patto con Jahvè e ridiventato santo. Tra le righe si intuisce che un re virtuoso, chiamato Giosia, erede di David, avrebbe portato a termine la promessa di Jahvè al suo popolo eletto riunificando in un imminente futuro tutto Israele.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)