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venerdì 22 settembre 2017

Peccato e redenzione n. 20

l Cristianesimo ellenistico-pagano.
ll Cristianesimo ellenistico-pagano, fondato da Paolo, si configurò, come un filone eretico del vecchio ebraismo, e finalizzato alla creazione di una nuova religione. Infatti, Paolo inviterà i suoi seguaci a rifiutare la Legge mosaica, la frequentazione del Tempio e la circoncisione, e quindi a rinnegare, di fatto, l'ebraismo, e tenderà a diffondere il suo Cristianesimo personale non tanto tra i suoi correligionari ebrei quanto tra i Gentili, cioè tra i pagani.

Quali erano le aspettative di Paolo? In un primo tempo, come i cristiano-giudei, cui inizialmente aderì, anch'egli attese spasmodicamente l'imminente ritorno di Gesù risorto e la costituzione del Regno di Dio in Terra.. Poi, quando questa aspettativa andò delusa e i suoi seguaci entrarono in crisi, per salvare il suo Cristianesimo, gettò l'ebraismo alle ortiche, abbracciò l'ideologia delle Religioni Misteriche, assimilata da giovane a Tarso, sua città natale, che ipotizzava l'immortalità dell'anima, rimandò il ritorno di Gesù al Giorno del Giudizio Universale e, dopo aver riesumato il peccato originale di Adamo, trasformò il Messia crocifisso nel Redentore dell'intera umanità. Il nuovo Regno di Dio, non più terreno ma celeste, avrebbe riguardato l'aldilà, dove le anime immortali sarebbero vissute in una eterna beatitudine. Insomma, inventò il nucleo fondamentale che costituisce il Cristianesimo attuale. La sua nuova teologia fu sconfessato dalla Chiesa di Gerusalemme, rimasta sempre ligia all'ebraismo. Per alcuni decenni i due cristianesimi convissero tra contrasti più o meno palesi. Le Guerre Giudaiche del 70 e del 135, che portarono alla distruzione di Gerusalemme e della Palestina e alla totale diaspora degli israeliti sopravvissuti, segnò la fine definitiva del Cristianesimo giudaico. Quello di Paolo, invece, rimasto unico vincente, si diffuse rapidamente in gran parte dell'Impero romano tra i pagani e diede origine alla nuova religione. 

2 commenti:

  1. Caro Leo Zen, scusami se il mio quesito non riguarda quest'ultimo post, ma faccio riferimento ad un tuo scritto su per giù del 2O12 dove tu ti scandalizzavi moralmente per il comportamento incestuoso delle figlie di Lot, le quali nel testo biblico si sarebbero accoppiate col padre dopo averlo ubriacato. Ti faccio notare che dal punto di vista di una morale atea come la nostra l'incesto potrebbe anche essere un comportamento moralmente accettabile quando avviene tra soggetti adulti e consenzienti, il problema principale a mio avviso è: se una o più donne sobrie si accoppiano con un uomo ubriaco ciò deve essere considerato come un rapporto consensuale oppure deve essere considerato come una violenza sessuale ai danni dell'uomo ubriaco? Cioè, quando qualcuno è ubriaco è in grado oppure no di dare il proprio consenso ad un rapporto sessuale incestuoso o meno? In ogni caso riguardo all'incesto ti cito un autore che credo tu conosca e stimi, si chiama Karl Heinz Deschner, il quale a pagina 236 del libro intitolato "La croce nella Chiesa, storia del sesso nel cristianesimo" dice letteralmente "...In realtà però l'incesto è qualcosa di assolutamente naturale. Gli animali lo praticano senza alcun limite, ed anche l'umanità lo conosce da sempre..." e di seguito nella stessa pagina Deschner dice "Secondo la morale cattolica l'incesto è un peccato perché vulnera il rispetto dovuto ai parenti, una conclusione davvero fiacca! Il rispetto è dovuto non soltanto ai consanguinei, alla sorella o alla figlia, ma anche al proprio marito, alla propria moglie: se quindi il coito non danneggia il rispetto fra sposati, perché dovrebbe nuocere a quello fra fratello e sorella?". Caro Leo, cosa ne pensi di queste considerazioni di Deschner, autore ateo di tendenza progressista? A me sembra che i suddetti discorsi siano ragionevoli. Firma: Rod

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  2. Caro Leo Zen, sono sempre Rod, solo che mi firmo come anonimo perché non riesco a capire come si fa a firmarsi qua sotto. Vengo al dunque: tu cosa ne pensi a proposito del comportamento apparentemente criminale di Mosè quando fa sterminare i tremila adoratori del vitello d'oro? A tuo avviso tale comportamento è o non è paragonabile a quello degli odierni terroristi dell'ISIS? A questo proposito mi sovviene una scena forse del film "I dieci comandamenti" credo di Cecil De Mille dove si vede che gli ebrei, mentre adorano il vitello d'oro, commettono stupri ed omicidi. Quello che vorrei sapere è: quest'ultimo particolare(quello cioè degli stupri e degli omicidi) è davvero presente nella Bibbia oppure è un'invenzione romanzesca del regista che ha fatto il film? Cioè, stando rigorosamente alla Bibbia, gli adoratori del vitello d'oro vengono uccisi come volgari stupratori ed assassini, oppure vengono uccisi solo perché adorano un dio diverso da quello di Mosè? Cioè Mosè sarebbe un fanatico integralista e violento oppure sarebbe un giustiziere?

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)