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venerdì 17 novembre 2017

Peccato e redenzione n. 36

L'evoluzione della dottrina
L'asmoneo rabbino Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo, che approfittando del momento propizio in cui Roma nel 35 d.C. era impegnata contro i Parti, aveva conquistato il potere a Gerusalemme e si era fatto riconoscere, per circa un anno, Re dei Giudei e sommo sacerdote, una volta sconfitto e giustiziato nella pasqua del 36 da Lucio Vitellio, fu, come abbiamo già accennato, disconosciuto come Messia e dimenticato dagli esseni della Palestina, ma non dagli esseni d'Egitto. Dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio nel 70 d.C. ad opera di Tito, i terapeuti di Alessandria, cominciarono ad elaborare una nuova “gnosi” divina ripresa dal “logos” ideato dal filosofo ebreo Filone Alessandrino, ipotizzando una nuova figura di “Messia”: non più il "Figlio di Dio" “Dominatore del Mondo” come concepito nei frammenti dei rotoli di Qumran, bensì un sofferente “Figlio di Dio” “Salvatore del Mondo”. Per essi un “Messia”divino non più combattente nazionalista, quindi accettabile dal potere imperiale di Roma e meno pericoloso per la popolazione ebraica della diaspora, poteva incarnare l’uomo celeste, il Redentore, il modello perfetto dell'essere spirituale inviato da Dio sulla Terra per un puro gesto d'amore e dotato di una natura essenzialmente unica e spirituale.
Per essi Giovanni di Gamala che si era sacrificato docilmente per la salvezza della Giudea, soffrendo immani torture e mitizzato come agnus Dei, poteva raffigurare questo inviato celeste. Fu l'inizio di una dottrina intesa ad elaborare una religione che accogliesse, in un geniale sincretismo, le aspirazioni del mondo ebraico e di quello gentile, e che appagasse l'immaginario collettivo di un Salvatore universale, che trasversalmente era condiviso da tutto il mondo antico.
Questa iniziale dottrina gnostica, molto sentita e condivisa nel primitivo mondo cristiano di tendenza mistica, con il coinvolgimento di masse sempre più crescenti e più sensibili ai culti misterici si evolse ulteriormente nel II secolo con l'innesto del rito eucaristico teofagico dell'Ostia (vittima sacrificata alle divinità pagane) e successivamente con la "Natività virginale", derivata dal mondo pagano che proclamava tutti gli dei soterici partoriti da vergini mortali come le due dee allora super venerate nel mondo antico: Iside e Artemide.
All'inizio del processo di adattamento dottrinale, gli esseni terapeuti di Alessandria fondatori avevano deciso di custodire la “verità storica” della loro fede, incentrata sulla crocifissione di Giovanni di Gamala e sulla lotta armata degli zeloti, divenute leggendarie per una parte di ebrei. Quindi i primi Vangeli facevano riferimento a Giovanni di Gamala e ai suoi fratelli condottieri di un popolo che lotta per liberare la loro terra dai pagani. Ma quando, con l'evolversi della dottrina, i Padri fondatori della nuova religione compresero che i martiri irredentisti descritti nei loro Vangeli apparivano tutt'altro che docili "agnelli di Dio" perché perseguivano ideali rivoluzionari conformi all'integralismo ebraico violento, ed erano ormai in aperto contrasto con la nuova dottrina improntata al pacifismo che andava sempre più consolidandosi, furono costretti a trasformare i cruenti rivoluzionari della “quarta filosofia” zelota, in Apostoli miti come agnelli, predicatori di pace e di giustizia in terra e della vita eterna nell'aldilà.
Si trovarono inoltre nella necessità di cancellare il nome Giovanni, sostituendolo col titolo messianico Gesù (Yeshùa=Salvatore) e di replicare nei Vangeli più “Marie”, apparentate come “sorelle” e “cognate” di Maria, ingenerando nei Vangeli e negli Atti assurde contraddizioni. Infatti, cinque di queste “Marie” (tranne la “Maddalena”) sono madri di figli i cui nomi, di volta in volta, sono sempre gli stessi e di stretta osservanza giudaica: Giacomo, Simone, Giovanni, Giuda e Giuseppe ma attribuiti a padri diversi: Alfeo, Clopa, Zebedeo e Cleofa. Tutte queste “mogli” sono sorelle e portano lo stesso nome di “Maria” la madre di Gesù, mentre in realtà la vera Maria, madre di cinque figli maschi e due o più femmine, era, come abbiamo visto sopra, una nobile discendente degli Asmonei, moglie di Giuda il Galileo. A dimostrazione che nei primitivi Vangeli in uso prima del concilio di Nicea l'attuale Gesù evangelico era chiamato col suo vero nome Giovanni basta evidenziare che nel “Novum Testamentum Graece et Latine”, A. Merk – Roma – Pontificio Istituto Biblico, anno 1933, in una nota a fondo pagina, il curatore, Agostino Merk, riferisce che alcuni codici latini ed altri greci, risalenti al IX secolo nel brano di Matteo (Mt 13,55-56) citato sopra, tra i fratelli, figli di Maria, è presente “Iohannes” (Giovanni) come primogenito. Quindi il nome vero del Gesù nei protovangeli era Giovanni. È significativo il fatto che il prologo dell'attuale "Vangelo di Giovanni" inizi così:
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni…
Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto” (Gv 1, 6-11).
L'evolversi della nuova dottrina verso le istanze dei culti misterici pagani, allora molto diffusi in tutto il mondo antico, comportò, la necessità di trasformare la dottrina precedente di origine messianico-zelota creata dagli esseni alessandrini, ma rimasta ancorata al giudaismo più ligio, aggiungendo una seconda “Rivelazione” di Gesù, artatamente presentata come coerente evoluzione di quella primitiva.
Allo scopo fu inventato un altro apostolo, superiore agli altri, denominato “Paolo”, presentandolo perennemente ispirato da Dio e fargli scrivere alcune Lettere posteriori ai Vangeli originali, (da non confondere con quelli che leggiamo oggi, totalmente diversi) per testimoniare la sua esistenza e il suo nuovo credo, inteso come una nuova Rivelazione da divulgare fra i Gentili pagani. Negli Atti degli Apostoli, testo fondamentale del Nuovo Testamento,


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)