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mercoledì 29 novembre 2017

Peccato e redenzione n,39

Questi nuovi inserimenti determinarono l'introduzione nei Vangeli fino allora esistenti, ufficializzati precedentemente sotto Costantino il Grande, della "Natività verginale" di Cristo "figlio unigenito", aggiunta appositamente dopo quella data. Tuttavia gli scribi di Dio, dopo aver inserito due "Natività verginali" di Gesù, totalmente discordanti nei Vangeli di Matteo e di Luca, dimenticarono di "aggiornare" gli altri passi dei Vangeli, fino allora in uso, dai quali tutt'oggi risulta che Maria, oltre a Gesù, aveva altri quattro figli maschi e due o più femmine. In conseguenza di ciò gli scribi cristiani, non potendo ammettere che siano esistiti altri figli della “Madre di Gesù Cristo unigenito”, sempre immacolata anche dopo il parto, furono costretti a clonare più "Marie" nei Vangeli e in "Atti", come abbiamo visto in precedenza. Il dogma mariano ha di conseguenza immerso la Chiesa in un ginepraio di menzogne e l'ha costretta ad arrampicarsi sugli specchi per far passare i fratelli di Gesù come cugini. I cattolici continuano tuttora a credere nella verginità di Maria ma i cristiani protestanti di ogni tendenza, più ligi ai testi evangelici, hanno rigettato questo assurdo dogma per cui ritengono che Gesù abbia avuto fratelli e sorelle.
La "Natività" di Gesù, nei Vangeli di Luca e Matteo, è servita a fornire la documentazione teologica utile ai Vescovi per decretare, nel successivo Concilio di Efeso del 431 d.C., l'ulteriore dogma mariano che conclamò la SS. Vergine Maria "Madre di Dio". Ciò in conformità al mondo pagano che proclamava tutti gli dei soterici partoriti da vergini mortali a cominciare dalle due dee allora super venerate nel mondo pagano: Iside e Artemide.
Col Concilio di Efeso e con il progressivo affermarsi del primato episcopale di Roma dopo il IV secolo, possiamo considerare completata la travagliata nascita del Cristianesimo anche se esso si è successivamente arricchito con l'invenzione dei sacramenti e di ulteriori dogmi.
A conclusione della lunga, tormentata e contrastata nascita del Cristianesimo va ribadito con chiarezza che la Chiesa ha sempre saputo che la nuova religione da essa creata, si è evoluta da una dottrina primitiva filo giudaica zelota, che postulava una figura di Messia che propugnava l'uso della forza per liberare la terra d'Israele dall'occupazione romana e pertanto non ha alcun riferimento con una Rivelazione divina. Ecco perché la Chiesa, volutamente, ha sempre evitato di far conoscere ai propri fedeli questo aspetto basilare della dottrina, tanto grave quanto imbarazzante.

Ecco perché la Chiesa si è sempre preoccupata, attraverso i secoli, di manipolare, alterare, distruggere i codici antichi, caduti nelle sue mani dopo la caduta dell'Impero romano, che potevano mettere a nudo le sue origini legate alla lotta armata messianica ed evidenziare la contrastata e contorta gestazione della sua dottrina; si è sempre preoccupata di manipolare nomi, date e descrizioni per rendere inconoscibili molti avvenimenti in contrasto coi suoi principi; si è sempre preoccupata di inventare personaggi mai storicamente dimostrati, come Paolo di Tarso; infine, si è sempre preoccupata di infierire con estrema ferocia contro chiunque contrastava le sue inventate verità. Una vera religione rivelata direttamente da Dio non avrebbe mai avuto bisogno di ricorrere a questi mezzi estremi e, soprattutto, non avrebbe mai conosciuto un'involuzione che le rendesse oppressiva e oscurantista come è divenuto nei secoli il Cristianesimo.   

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)