Gli
scribi che manipolarono i Vangeli primitivi per adattarli alle
innovazioni paoline, non essendo ebrei e non conoscendo la Palestina,
commisero nelle loro trascrizioni molti pacchiani errori di tipo
storico e geografico, oggi evidenziati da archeologia, toponomastica,
orografia e numismatica, al punto dal rendere i Vangeli attuali
inattendibili. La più colossale mistificazione riguardò la
descrizione di Nazaret dal tutto improponibile come presentata nei
Vangeli attuali perché scopiazzata da Gamala con una conformazione
orografica del tutto diversa. Non solo, ma lasciarono
inavvertitamente molte tracce evidenti che si allacciavano alla lotta
zelota, come alcuni proclami bellicosi di Gesù, la cacciata dei
mercanti dal Tempio e i soprannomi partigiani degli Apostoli.
Il
trapasso dall’originario messianismo escatologico, sostenuto dai
giudei, ad un nuovo messianismo sacramentale e trascendente, che al
posto dell'imminente avvento del messianico Regno di Dio sulla
Terra, ansiosamente atteso dall'intero Israele, accogliesse il
concetto greco di immortalità nell'aldilà e trasformasse il Messia
escatologico nel Figlio di Dio, Redentore dell'umanità, avvenne
quindi creando una nuova dottrina, di presunta derivazione divina,
proclive all'Impero, favorevole alla schiavitù e nemica della
originale religione ebraica fondamentalmente antiromana, e, per di
più, agganciata alle religioni misteriche diffuse allora in tutto il
mondo antico.
La
nuova dottrina originata da Paolo, scontrandosi con le tendenze
gnostiche sempre molto diffuse nel mondo cristiano primitivo ebbe
una gestazione molto tormentata
fino a quando Costantino, il Grande, una volta riunificato l’Impero,
nella veste di Pontefice Massimo, decise di sincretizzare, in un
unico “Salvatore”, i “Soteres” delle più importanti
religioni esistenti nelle Province imperiali e, forse consigliato e
diretto dal vescovo Eusebio di Cesarea suo probabile parente,
indisse il Concilio di Nicea del 325 che segnò la nascita ufficiale
del Cristianesimo.
Le
differenze teologiche allora esistenti fra le molte dottrine in
embrione diedero origine, durante il concilio, a scontri anche
violenti poiché ognuna di esse si considerava unica depositaria
della vera “Rivelazione sulla Verità della Salvezza”, o della
vera “Sostanza del Salvatore”, o della “gnosi del Figlio a
forma del Padre” o di quante “Potenze o Sostanze” dovesse
essere composto “Il Verbo” o il “Logos”, e così via. Finché
non venne trovata la soluzione definitiva sulla “transustanziazione”,
cioè “il rituale attraverso il quale si attua la presenza reale
del Corpo e del Sangue di Gesù nell’Eucaristia, con la conversione
del vino nel Sangue e del pane nel Corpo di Gesù Cristo rimanendo
immutate solo le apparenze del pane e del vino”.
Gli
scontri dottrinari, però, si susseguirono fino al IV secolo per cui
si rese necessario indire Concili su Concili per tentare di
“conciliare” dottrine scismatiche che si accusarono
reciprocamente, come “eretiche”, “apostate” o “folli”.
Dottrina contro dottrina, vescovi contro vescovi, cristiani contro
cristiani. Le eresie anatemizzate furono alcune decine: Ariani
Pneumatomachi, Basilidiani, Docetisti, Marcioniani, Donatisti,
Pelagiani, Monofisiti, Nestoriani, Abelliani, Valentiniani,
Montaniani e via discorrendo.
Solo
nel IV secolo, col massiccio appoggio imperiale e la promulgazione
dell'Editto di Tessalonica con il quale il cattolicesimo venne
imposto come religione dell'Impero, tutte le dottrine cristiane
dichiarate “eretiche”, soprattutto quella fondata sulla “gnosi”
più adatta ad asceti portati all’esaltazione mistica che ai
semplici fedeli attratti soprattutto dal mito della resurrezione dei
corpi, furono eliminate, con i rispettivi Vangeli, lasciando vincente
il Cristianesimo che perdura fino ai nostri giorni, e tutte le opere
dei polemisti anticristiani che avevano messo in luce le incongruenze
e le contraddizioni dell'evoluzione della nuova dottrina, come gli
scritti di Celso e Porfirio, furono messe al rogo. L'odio che
imperversava tra i cristiani in quell'epoca di lotte fratricide
viene così descritto da Ammiano Marcellino, il maggiore degli
storici imperiali del IV secolo nelle sue "Res Gestae" del
378 d.C.:"Nessuna bestia feroce è ostile a se stessa come la
maggior parte dei cristiani fra loro" (Res Gestae, XXII 5,3-4).
E il frenetico andirivieni dei padri apostolici nei frequenti concili
così viene documentato dallo stesso autore: "A caterve i
Clerici viaggiavano con la scusa dei Concili, a spese dello Stato, da
una parte all'altra dell'Impero" (op. cit. XXI 16,18).
Col
Concilio di Costantinopoli del 381, il Credo cristiano subì
un'ulteriore evoluzione con l'inserimento di nuove importanti verità
dogmatiche non presenti nel Concilio di Nicea del 325: la “Santissima
Trinità”, la "Vergine Maria, Madre di Cristo unigenito per
opera dello Spirito Santo” e la crocifissione di Gesù sotto Ponzio
Pilato. Esso infatti recitava: "Credo in un solo Signore, Gesù
Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i
secoli … Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo
e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della
Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio
Pilato, morì e fu sepolto, il terzo giorno è resuscitato…”.
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