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martedì 30 aprile 2013

Il Vangelo di Giovanni (Parte seconda). 35


Il quarto Vangelo è lo scritto più antiebraico del Nuovo Testamento. I brani apertamente antisemiti, secondo D. J. Goldhagen, sono nel suo Vangelo centotrenta. Cosa ben strana! Possibile che Giovanni, il missionario fra i giudei, una delle «colonne» della comunità gerosolimitana, fosse divenuto un tale odiatore di ebrei? E poteva forse lui, l’ebreo-cristiano, continuare la teologia paolina, fondamento del Vangelo di Giovanni, ma combattuta dalla primitiva comunità giudaico-cristiana?. E come si concilia il Giovanni sinottico, il «figlio del tuono» (Mc. 3, 17), col pacifico, dolce discepolo preferito di Gesù del quarto Vangelo? E com’é che questo Vangelo, che menziona vari discepoli di Gesù, non cita mai Giovanni e Giacomo, figli di Zebedeo, tanto spesso in primo piano nel racconto dei Sinottici?

E infine: se l’autore del Vangelo fosse davvero l’apostolo Giovanni, lo avrebbe scritto all’età di circa 100-120 anni, due, tre generazioni dopo la morte di Gesù. Il che è francamente inverosimile. Già da decenni erano stati scritti Vangeli da altri, che non avevano conosciuto Gesù. Perché Giovanni avrebbe dovuto aspettare per tanto tempo? Ha senso, da parte cattolica, giustificare le contraddizioni fra il Vangelo di Giovanni e i Sinottici con la fiacchezza della memoria propria dell’età avanzata dell'apostolo?

Ma si tralascia o si sottace che «Giovanni», a dispetto dei presunti disturbi di memoria, ha tenuto a mente più degli altri evangelisti discorsi di Gesù assai più ampi, che stridono in modo davvero singolare con l’ispirazione divina e le amnesie! E che se anche i Sinottici spesso si contraddicono, le differenze fra il quarto Evangelista, presunto testimone oculare, e i suoi predecessori, siano particolarmente grossolane e numerose e riguardano sia l'assenza in esso di molti ed importanti episodi narrati dagli altri evangelisti sia, viceversa, la presenza di alcuni significativi avvenimenti, completamente ignorati negli altri Vangeli. Li esamineremo nei prossimo post.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)